TESTO Commento su Gen 21,18
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Mercoledì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (01/07/2009)
Brano biblico: Gen 21,18
Dalla Parola del giorno
Alzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione.
Come vivere questa Parola?
Il racconto che ci presenta oggi il libro della Genesi può lasciare un po’ sgomenti. Abramo, il grande Abramo, allontana il figlio esponendolo alla morte, e Dio lo esorta a farlo. C’è di che scandalizzarsi! Eppure, sotteso all’increscioso episodio, un piano divino a cui Ismaele non è sacrificato, ma in cui è pienamente integrato: “Farò diventare una grande nazione anche il figlio della schiava”
Nella storia della salvezza, ognuno ha un posto e un ruolo da svolgere, magari inoltrandosi nel deserto delle nostre grandi e spesso invilibili metropoli. Ambienti in cui si sperimenta che “l’acqua dell’otre” consegnataci al battesimo per affrontare il cammino, si è esaurita, e all’orizzonte non si riesce a scorgere nessuna oasi.
La tentazione può essere quella di Agar: rassegnarsi a veder spegnere la vita, dimenticando che essa è stata affidata a noi, a ciascuno di noi. Sì, io, tu siamo responsabili della vita che illanguidisce e muore perché non c’è chi abbia il coraggio di prendere per mano il fratello, soprattutto se giovane e sprovveduto, ed indicargli la Sorgente dell’Acqua viva dello Spirito.
Il deserto che siamo chiamati ad attraversare con loro è il luogo della prova che irrobustisce e tempra per fare di noi dei ‘tiratori d’arco’, cioè persone capaci di dominare le situazioni e di impegnarsi perché anche il deserto fiorisca.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, rimuoverò la facile tentazione di piangere sui mali del mondo, per aguzzare la vista in modo da accorgermi dei “pozzi d’acqua’ presenti in questa nostra società, dove c’è ancora tanta volontà di bene.
La polla d’Acqua viva che tu hai dissigillato, Signore, non ha cessato di irrorare la nostra terra. Aiutami ad attingervi e ad orientare ad essa quanti stanchi e delusi si trascinano per le nostre strade.
La voce di un grande vescovo
Teniamoci stretto il potere di collocare dei segni sulla strada a scorrimento veloce che il mondo ha imboccato. Noi siamo delle frecce stradali,, delle frecce che indicano l’ulteriorità, spine dell’inappagamento conficcate nel fianco del mondo per richiamare il mondo: “Ma su che strada stai camminando?”. Abbiamo soltanto il potere dei segni!
Tonino Bello