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TESTO Una preghiera attuale

mons. Antonio Riboldi

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (20/09/1998)

Vangelo: Lc 16,1-13 (forma breve: Lc 16,10-13) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 16,1-13

In quel tempo, 1Gesù diceva ai suoi discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. 3L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. 6Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. 7Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. 8Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. 9Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.

10Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Forma breve (Lc 16, 10-13):

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: 10«Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. 11Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? 12E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?

13Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Forse è sfuggita a tanti di noi un particolare appuntamento che la Chiesa d'Italia si è data, su invito del S. Padre, l'8 Settembre, festa della natività di Maria SS.ma, per dare impulso alla grande preghiera per la nostra cara Italia. Una preghiera che è stata iniziata dal Santo Padre nel 1994. Così la ricorda nel messaggio al Card. Ruini che presiedeva la solenne celebrazione.

"Ho appreso con gioia che a partire dall'8 Settembre, festa della Natività della Beata Vergine Maria, riprenderà la Preghiera quotidiana per l'Italia nella Santa Casa di Loreto e verrà accesa la LAMPADA DELL'ITALIA che arderà a simboleggiare l'invocazione del popolo italiano.

LA GRANDE PREGHIERA PER L'ITALIA iniziò nel 1994, quando la costante sollecitudine che nutro per la diletta Nazione italiana, mi spinse ad invitare a far salire incessantemente a Dio una preghiera nella Chiesa, al fine di ottenere la grazia della conversione dei cuori, condizione indispensabile per costruire una convivenza più giusta e solidale. Il 10 dicembre del medesimo anno, ai piedi della Vergine Lauretana, in fraterna ed intensa comunione con i Vescovi italiani, presenti Autorità dello Stato, ho potuto celebrare la fase conclusiva della corale risposta suscitata da tale appello".

Ma è almeno in atto la conversione di cuori tanto auspicata dal S. Padre, a cominciare da una sana politica, fino alla responsabile partecipazione di tutti noi che siamo lo Stato?

Il Card. Ruini nella sua omelia accenna a fatti che mostrano come la politica italiana a volte mostri la mancanza di un'anima, senza della quale è impossibile costruire una civiltà degna dell'uomo, della giustizia, e dell'amore. "Non sono venute meno – afferma il Cardinale – le spinte ad allontanare il nostro popolo, dalla sua grande eredità di fede e di cultura, dai fondamenti morali della sua esistenza. Così per il rispetto della vita umana lungo tutto l'arco della sua durata in questo mondo, per il riconoscimento dei valori e dei diritti della famiglia fondata sul matrimonio, per l'educazione dei ragazzi e dei giovani, per la promozione delle possibilità di lavoro, bene primario delle persone e delle comunità, per l'equilibrio tra il potere dello Stato che il Papa già allora indicava come necessario all'inizio del 1994".

Un quadro che certamente chiede una urgente 'conversione', ossia cambiamento di mentalità. C'è tanto scontento attorno, fino ad una pericolosa ostilità nei confronti delle varie Istituzioni. L'uomo della strada non riesce più a capire se la politica è una promozione della giustizia o una bagarre tra forze politiche per raggiungere il potere. Così come non riesce più a capire se l'esercito della giustizia è davvero promozione della giustizia, o una ricerca di spettacolo che demolisce la fiducia nella stessa giustizia.
Non è davvero sereno l'animo del nostro popolo.

Basta pensare da una parte alle turbolenze sul mondo del lavoro, soprattutto nel nostro Sud, ed al fiume di parole e promesse che non riescono mai ad atterrare ossia ad essere concreta offerta di speranza.

C'è assoluto bisogno di ricostruire fiducia tra Istituzioni e cittadini perché lo Stato sia degno di questo nome. E tutti siamo chiamati ad assumerci le responsabilità.

Non si può dormire su un vulcano che rischia di esplodere, ma bisogna appropriarsi di 'un supplemento d'anima'. Per il bene di tutti.

Uno Stato che non nutre più fiducia nelle istituzioni, non e più Stato.

E il supplemento d'animo che chiediamo alle Istituzioni è ricostruire i grandi valori della vita, della famiglia, della giustizia, del lavoro, che sono il 'pane quotidiano di una civiltà d'amore.

Sono attualissime le parole che S. Paolo scriveva a Timoteo che aveva a cura le Chiese d'allora, quando i tempi non erano certo migliori dei nostri.

"Carissimo, - scrive - ti raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità. Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (Tm. 2,1-4)

Magari Dio ci ascoltasse! E magari gli uomini di governo leggessero queste parole e le facessero indirizzo di potere. Noi continuiamo a pregare perché spunti quel supplemento d'animo che dia ali alle varie Istituzioni, alle forze politiche, in modo che la nostra Italia conosca "quella calma e tranquillità" augurata da S. Paolo.

 

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