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TESTO Commento su Matteo 7,6.12-14

a cura dei Carmelitani  

Martedì della XII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (23/06/2009)

Vangelo: Mt 7,6.12-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

1) Preghiera

Dona al tuo popolo, o Padre,
di vivere sempre nella venerazione e nell’amore
per il tuo santo nome,
poiché tu non privi mai della tua guida
coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura

Dal Vangelo secondo Matteo 7,6.12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.

Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti.

Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!”.

3) Riflessione

Discernimento e prudenza nell’offrire le cose di valore. Nelle relazioni con gli altri Gesù mette innanzitutto in guardia da alcuni pericolosi atteggiamenti. Il primo è quello di non giudicare (7,1-5): è una vera e propria proibizione, «non giudicate», un azione che vita ogni valutazione di disprezzo o di condanna degli altri. Il giudizio ultimo è una competenza esclusiva di Dio; le nostre cifre di misura e i nostri criteri sono relativi; sono condizionati dalla nostra soggettività. Qualsiasi condanna degli altri diventa una condanna di se stessi, in quanto ci pone sotto il giudizio di Dio e ci si autoesclude dal perdono. Se il tuo occhio è puro, vale a dire, è libero da ogni giudizio verso i fratelli, puoi con loro relazionarti in maniera vera davanti a Dio.

E veniamo alle parole di Gesù offerte dal testo liturgico: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi» (7,6), A prima vista questo “detto” di Gesù sembra strano alla sensibilità del lettore odierno. Può rappresentare un vero enigma. Ma si tratta di un modo di dire, di un linguaggio semitico che chiede di essere interpretato. Al tempo di Gesù come anche nella cultura antica i cani non erano molto apprezzati perché ritenuti semi-selvatici e randagi (U.Luz). Ma veniamo all’aspetto positivo e didattico-sapienziale delle parole di Gesù: Non profanare le cose sante è, in fondo, un invito a usare prudenza e discernimento. Nell’AT le cose sante sono la carne per il sacrificio (Lv 22,14; Es 29,33ss; Nm 18,8-19). Anche l’accostamento con il divieto di gettare le perle ai porci è incomprensibile. Per gli Ebrei i maiali sono animali impuri, la quintessenza della ripugnanza. Al contrario le perle sono quanto di più prezioso si possa avere. Il monito di Gesù riguarda chi sfama i cani randagi con la carne consacrata destinata al sacrificio. Un tale comportamento è malvagio ma anche di solito imprudente perché di solito ad essi non si dava da mangiare e quindi a causa della loro fame insaziabile potevano tornare indietro e assalire i loro «benefattori».

Le perle a livello metaforico potevano indicare gli insegnamenti dei sapienti o le interpretazioni sulla «tor'h». Nel vangelo di Matteo la perla è immagine del regno di Dio (Mt 13,45ss). L’interpretazione che l’evangelista ne fa riportando questo monito di Gesù è soprattutto teologico. Sicuramente l’interpretazione che ci pare più consona al testo è la lettura ecclesiale delle parole di Gesù: un monito ai missionari cristiani a non predicare il vangelo a chicchessia (Gnilka. Luz).

Seguire un cammino. Nella parte finale del discorso (7,13-27), poi Matteo, riporta, tra gli altri, un ammonimento conclusivo di Gesù che invita a fare una scelta decisiva per entrare nel regno dei cieli: la porta stretta (7,13-14). La parola di Gesù non è solo qualcosa da comprendere e interpretare ma deve soprattutto diventare vita. Ora, per entrare nel regno dei cieli è necessario seguire un cammino ed entrare nella pienezza della vita attraverso una «porta». Il tema del «cammino» è molto caro all’AT (Dt 11,26-28; 30,15-20; Ger 21,8; Sal 1,6; Sal 118,29-30; Sal 138,4; Sap 5,6-7 ecc.). Il cammino rappresentato dalle due porte conduce a traguardi diversi. Un significato coerente con gli ammonimenti di Gesù sarebbe che, alla porta larga è collegato il cammino largo che conduce alla perdizione, vale a dire, il percorrere una strada ampia è sempre un fatto piacevole, ma questo non viene detto nel nostro testo. Piuttosto ci sembra che Matteo concordi con la concezione giudaica del «cammino»: sulla scia di Dt 30, 19 e Ger 21,8 ci sono due vie che si contrappongono, quello della morte e quello della vita. Saper scegliere tra i due diversi modi di vita è decisivo per entrare nel regno dei cieli. Chi sceglie la via stretta, quella della vita deve sapere che è piena di afflizioni; stretta vuol dire provata nella sofferenza per la fede.

4) Per un confronto personale

• Qual è l’impatto della parola di Gesù nel tuo cuore? L’ascolti per vivere sotto lo sguardo del Padre e per essere trasformato nella tua persona e nei rapporti con i fratelli?

• La parola di Gesù, ovvero, Gesù stesso è la porta che fa entrare nella vita filiale e fraterna. Ti lasci guidare, attirare dalla via stretta ed esigente del vangelo? Oppure segui la strada larga e facile che consiste nel fare quello che piace o che ti porta a soddisfare ogni tuo desiderio, trascurando i bisogni degli altri?

5) Preghiera finale

Ricordiamo, Dio, la tua misericordia
dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende ai confini della terra;

è piena di giustizia la tua destra. (Sal 47)

 

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