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TESTO La messe è molta: andate!

mons. Antonio Riboldi

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (05/07/1998)

Vangelo: Lc 10,1-12 .17-20 (forma breve: Lc 10,1-9) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Doveva essere veramente grande la passione di Dio in Gesù Cristo, Suo Figlio, mandato tra noi, nel guardare questa nostra terra dove noi a volte viviamo, davvero come pecore smarrite, senza pastore. E non c'è di peggio di un vivere 'vagando', senza sapere chi sei e dove vai. Quando, per nostra natura, abbiamo bisogno di certezze, di verità che siano il senso della vita.

Tante volte mi trovo tra tanta gente: nelle affollate piazze dove la gente a sera passeggia con lo sguardo che non sa dove posarsi, ma gira a vuoto cercando quello che non trova e dove la parola non è discorso ma semplice chiasso di voce; o negli aeroporti dove la gente cerca la "sua uscita", si incrocia, non si parla e ognuno va verso una direzione che sembra sia il vuoto; 'uccidono l'attesa' parlando in continuità al telefonino che trasmette nella sala un cicaleccio a volte insopportabile; o nelle nostre chiese dove tutti guardano al cielo attendendo una parola di coraggio e di verità da Colui che è la sola verità e il solo bene possibile.

Gesù questa folla che veniva a Lui da ogni dove, sperando in qualche soluzione alle tante difficoltà della vita, soprattutto i malati, gli oppressi, i poveri, quelli che in fondo cercano una speranza cui aggrapparsi per vivere, non solo l'accompagnava nel suo continuo pellegrinare per la Palestina, la vedeva tutti i giorni: Lui era cercato: Lui era per tanti l'ultima spiaggia della vita, ameremmo dire noi oggi. E Lui stesso l'andava cercando questa moltitudine di smarriti, bisognosi di pace.

C'era vicino a Lui un manipolo di discepoli, che oramai avevano preso l'abitudine di seguirLo, diventando compagnia fissa, oltre i dodici da Lui scelti perché stessero con Lui e quindi affidare quella missione che dura oggi e non avrà fine che con il compimento dei Regni dei Cieli.

La folla di uomini 'senza pace ' è troppo numerosa. E Dio guarda ad ognuno di noi come fossimo i soli ad esistere. Davanti al Cuore del Padre ogni figlio è un grande mondo d'amore che Lui vuole riempire del Suo amore, come se ognuno di noi fosse il solo ad essere davanti ai suoi occhi. Ed invece siamo tanti: sempre una moltitudine. Anche oggi. E tanti, come allora non conoscono cosa sia la pace, la verità, la gioia di essere non solo uomini o donne, ma quello che più conta, 'pezzi del cuore di Dio' come direbbe un vecchio proverbio.

Da qui la scelta che Gesù fa di 'altri' settantadue discepoli che inviava davanti a Se in ogni città e luogo dove stava per recarsi. E diceva loro, quasi per trasmettere la sua passione interiore: "La messe è molta, gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della MESSE PERCHE' MANDI OPERAI NELLA SUA MESSE. Andate: Io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. In qualunque casa entriate dite: pace a questa casa" ( Lc.10,1-12)

E i settantadue vanno. Quando torneranno non avranno parole per esprimere la loro meraviglia per i tanti prodigi che hanno visto. E Gesù frenerà la loro gioia dicendo: "Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nel cielo".

Non è cambiato il sipario della umanità dai tempi di Gesù. E sono ancora tanti quelli che sono suoi discepoli: tanti quelli che Lo cercano in mille modi per ritrovare la propria identità di figli di Dio. Tanti sono gli smarriti; basta dare uno sguardo all'umanità. Una umanità che desta sempre la compassione del Padre. Una compassione che si fa amore che si fa vicino, con l'andare dei discepoli ad annunziare o ricordare che Dio ama ed è vicino. Domani 6 Luglio con un centinaio tra sacerdoti e soprattutto laici - uomini e donne - che sono gli operatori pastorali della nostra Chiesa, andremo nella Terra di Gesù. In una settimana rivivremo non solo le 'tappe della Sua vita', ma cercheremo di cogliere ovunque 'il grande amore' che Lo rinnova tutto facendo della salvezza e quindi della felicita degli uomini la sola sua passione per noi masse smarrite senza pastore'. Cercheremo di cogliere il suo spirito, il suo spirito a Nazaret dove ha vissuto 30 anni nel silenzio e nella preparazione al mandato del Padre: sul Tabor dove Dio ha mostrato il Suo volto: a Cafarnao, la patria di Pietro, il lago di Tiberiade dove Gesù passava tanto tempo per incontrare la gente: il monte delle beatitudini, il deserto che è il luogo dell'ascolto di Dio; e poi Gerusalemme dove si compirono i misteri di Gesù. Quasi ogni anno ho la fortuna di recarmi nella Terra di Gesù e ogni volta ho quasi l'impresisone, nel silenzio dell'anima, di udire i passi del Maestro, il suo respiro, ma ancora di più il suo amore.

Ora ci vado con i miei numerosi collaboratori, 'i miei settantadue' perché si riempiano di Gesù e così poi mandarli ad annunziare nelle famiglie, nelle piazze, "la pace di Cristo".

Ricorderò là, tutti i miei amici di Internet che è la grande piazza dove Gesù vorrebbe regnasse la sua verità.

 

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