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TESTO Commento su Matteo 5,33-37

a cura dei Carmelitani  

Sabato della X settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (13/06/2009)

Vangelo: Mt 5,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

1) Preghiera

O Dio, sorgente di ogni bene,
ispiraci propositi giusti e santi
e donaci il tuo aiuto,
perché possiamo attuarli nella nostra vita.

Per il nostro Signore Gesù Cristo...

2) Lettura

Dal Vangelo secondo Matteo 5,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.

3) Riflessione

• Nel vangelo di oggi, Gesù rilegge il comandamento: “Non spergiurare”. E anche qui supera la lettera, cerca lo spirito della legge e cerca di indicare l’obiettivo ultimo di questo comandamento: raggiungere la trasparenza totale nel rapporto tra persone. Qui vale applicare ciò che abbiamo detto riguardo ai due comandamenti “Non uccidere” e “Non commettere adulterio”. Si tratta di un modo nuovo di interpretare e situare nella pratica la Legge di Mosè, partendo dalla nuova esperienza di Dio Padre/Madre che Gesù ci porta. Lui rilegge la legge partendo dall’intenzione che Dio aveva nel proclamarla, secoli addietro, sul Monte Sinai.

• Matteo 5,33: Fu detto agli antichi: non spergiurare. Le legge dell’AT diceva: “Non spergiurare”. E aggiungeva che la persona deve giurare per il Signore (cf. Nm 30,2). Nella preghiera dei salmi si dice che può salire sul monte di Yavè e giungere al luogo santo “colui che ha le mani innocenti ed il cuore puro, che non confida negli idoli, non fa giuramento per ingannare" (Sal 24,4). Lo stesso si dice in diversi altri punti dell’AT (Eccle 5,3-4), perché ci si deve poter fidare delle parole dell’altro. Per favorire questa fiducia reciproca, la tradizione aveva inventato l’aiuto del giuramento. Per dare forza alla propria parola, la persona giurava per qualcuno o per qualcosa che era più grande di lui e che avrebbe potuto castigarla se non compiva ciò che aveva promesso. Le cose continuano così fino ad oggi. Sia nella Chiesa come nella società, ci sono momenti ed occasioni che esigono giuramenti solenni da parte delle persone. In fondo, il giuramento, è l’espressione della convinzione secondo cui nessuno può fidarsi completamente della parola dell’altro.

• Matteo 5,34-36: Ma io vi dico: non giurate affatto. Gesù vuole sanare questa deficienza. Non basta “non spergiurare”. Lui va oltre ed afferma: “Ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. Giuravano per il cielo e per la terra, per la città di Gerusalemme, per la propria testa. Gesù mostra che tutto ciò è medicina che non guarisce il dolore della mancanza di trasparenze nel rapporto tra le persone. Qual è la soluzione che propone?

• Matteo 5,37: Il vostro parlare sì, sì; no, no. La soluzione che Gesù propone è questa: “Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. Lui propone un’onestà radicale e totale. Nient’altro. Ciò che tu dici in più, viene dal Maligno. Qui, di nuovo, siamo confrontati ad un obiettivo che rimarrà sempre nella nostra mente e che mai giungeremo a compiere completamente. E’ un’altra espressione del nuovo ideale di giustizia che Gesù propone: “essere perfetto come il Padre del cielo è perfetto” (Mt 5,48). Gesù sradica qualsiasi tentativo di creare in me la convinzione che mi salvo perché osservo la legge. Nessuno può meritare la grazia di Dio. Perché altrimenti non sarebbe grazia. Osserviamo la Legge, non per meritare la salvezza, ma per ringraziare di cuore l’immensa bontà gratuita di Dio che ci accoglie, perdona e salva senza merito da parte nostra.

4) Per un confronto personale

• Come osservo la legge?

• Ho sperimentato qualche volta nella vita la bontà gratuita di Dio?

5) Preghiera finale

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio cuore mi istruisce.
Io pongo sempre innanzi a me il Signore,

sta alla mia destra, non posso vacillare. (Sal 15)

 

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