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TESTO Non abbiate timore

mons. Antonio Riboldi

VI Domenica di Pasqua (Anno C) (17/05/1998)

Vangelo: Gv 14,23-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,23-29

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

Scrivo questa pagina ai miei amici di Internet per farli partecipi di un avvenimento che la mia Diocesi ha voluto con insistenza celebrare, come atto di amicizia per il suo vescovo. Sto parlando dei venti anni di servizio come vescovo, tutti trascorsi in questa difficile ma tanto generosa Diocesi.

La presenza del Card. Salvatore Pappalardo, arcivescovo emerito di Palermo che mi ordinò Vescovo, non nascondo che mi ha riempito di gioia e di commozione, ma anche di tanti ricordi.

Ricordi di una vita pastorale trascorsa a S. Ninfa in Sicilia, nella Valle del Belice. Sono stati 20 anni, di cui 10 anni prima del terremoto, trascorsi a rimettere in piedi una comunità che si era come frantumata per tanti eventi dolorosi che avevano mortificato la sua fede e per tante presenze inquietanti, come la mafia, che avevano come derubato ognuno della propria dignità e libertà.

Era veramente difficile vivere là in quegli anni. Tanta ma tanta gente, aveva cercato un respiro per la sopravvivenza propria e della famiglia in giro per il mondo: dagli Stati Uniti al Venezuela, al Canada ed infine in Germania e Svizzera, senza contare l'immigrazione al Nord Italia.

Un vero esodo che aveva come frantumato le stesse famiglie, i cui membri dovevano forzatamente sopportare il dolore di vivere divisi. E chi restava in paese era costretto a fare i conti con la mafia che voleva essere padrona anche del loro respiro, o della loro stessa anima, se fosse stato possibile. Poi venne il terribile terremoto del gennaio 1968 e fu questa l'occasione per 'incarnarsi' nelle sofferenze e nella vita della piccola cittadina accompagnandola nel difficile cammino della ricostruzione, divenendo voce di chi non l'aveva.

Infine giunse l'11 Marzo 1978 quando su nomina da parte di Paolo VI, venni ordinato vescovo. Per la cerimonia si scelse una grande piazza tra le baracche all'aperto, davanti ad una folla immensa venuta da tutto il Belice e con un cielo terso che sembrava vestito lui pure a festa. E c'erano tutti i vescovi della Sicilia con il Card. Pappalardo che presiedeva. Per me lui rappresentava davvero la voce del coraggio della Chiesa.

Era tanta la mia confusione, al punto da non riuscire più a capire neppure ciò che avveniva in me in quella circostanza, ossia ricevere il mandato di Apostolo per la Chiesa di Acerra. Mi sentivo tanto piccolo e povero, schiacciato da una responsabilità che solo Dio poteva sostenere.

Dopo neanche un mese presi possesso di questa cara Diocesi, la quale mi accolse con un entusiasmo ed una partecipazione che non solo metteva in mostra il cuore del popolo della Campania, ma l'attesa di un pastore e di un padre cui affidarsi.

Sono passati venti anni che mi sembrano un giorno. E in questo 'lungo e nello stesso tempo breve giorno', ho vissuto la storia di una Chiesa e di un popolo non certamente facile. A volte lo confesso, davanti ad avvenimenti più grandi di me, come dare un volto a questa Chiesa o combattere la camorra che come la mafia aveva depredato della libertà e della serenità la gente, mi sentivo debole e confuso.

Mi accompagnavano allora le parole che proprio oggi la Chiesa ci offre come Parola di Dio: "Queste cose vi ho dette quando ero ancora tra di voi. Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la da il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" ( Gv.14,23-29). Ed è stato veramente così. Non mi ha mai abbandonato una serenità di cuore di cui oggi non so dare spiegazione, o meglio che ha la sua spiegazione nelle parole di Gesù.

Saranno tanti quelli che oggi pregheranno e ringrazieranno con me il Signore e sono certo che ci sarete anche voi, amici che ho incontrato nel mio sito. In un anno siete diventati quasi ottomila e alcuni mi hanno anche scritto. Ma piace immaginarvi con la mente ed il cuore vicini.

Una lezione mi viene dalla mia vita tutta di Dio: non c'è gioia più grande di quella di sapersi nelle mani di Dio. Egli non solo ti traccia la via, ma ti da forza tenendoti per mano, ne sono testimone. Ed è bello, con questa serenità dare e farsi prendere la mano da colui che, come noi mandati dal Signore, può offrire non tanto la propria mano, ma quella di Dio stesso che opera tramite la sua. Grazie allora, amici carissimi. Siete anche voi mia festa.

 

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