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TESTO É stato assunto in cielo

don Romeo Maggioni  

Solennità dell'Ascensione (21/05/2009)

Vangelo: Lc 24,36b-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 24,36b-53

36Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.

44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture 46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

50Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. 51Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. 52Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia 53e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

La vicenda umana di questo Gesù di Nazaret - paradigma di ogni sana umanità che vuol realizzarsi secondo il disegno di Dio - termina “in cielo”, cioè nella partecipazione piena - proprio anche nella sua umanità - alla vita divina in Casa Trinità.

Destino appunto anche nostro, così fissato dalle parole di Paolo: “finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Epist.).

1) L’UOMO PERFETTO

L’illusione pagana, da sempre, è quella di credere ad una autonoma misura di umanità, ad un progetto di riuscita umana indipendentemente da quanto Dio Creatore ha stabilito in noi, “predestinandoci ad essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà” (Ef 1,4-5). La “misura”, cioè il progetto unico di uomo, è lui, Gesù, figlio di Dio e, con l’ascensione, erede, dove siede alla destra del Padre. Solo lì possiamo leggere la nostra vera vicenda e lo sbocco positivo che ci libera dalle angosce della morte e chiarisce molti enigmi della vita. Gesù è andato, come nostro fratello maggiore, “a prepararci un posto. E quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,2-3).

Un destino anche di risurrezione del corpo. Nelle apparizioni ai discepoli, Gesù insiste molto sulla sua realtà di corpo risorto: “Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che ho io”. Come sia anche il nostro corpo nell’aldilà, Paolo afferma che sarà un corpo incorruttibile, nella gloria, risorto in potenza e spirituale, cioè sotto la signoria dello Spirito (cf 1Cor 15,35-53). Troppi, che si dicono cristiani, pensano ancora solo alla “immortalità dell’anima”; cose da vecchi filosofi greci! Gesù ha insistito sull’intimità con Dio, parte viva di Casa Trinità: “In verità io vi dico: si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc 12,37). Saremo a cena da Dio, e lui nostro cameriere!

“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3,1-2). In cima al Monte degli Ulivi Gesù ha dato appuntamento: “Verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo”. Prosegue Paolo: “Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria” (Col 3,4). Tempo di attesa e nostalgia del cielo deve essere il nostro, come lo vivevano i Santi. “Carissimi - esorta san Giovanni - noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2).

2) MI SARETE TESTIMONI

“Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. Di questo voi siete testimoni”. Finito il tempo del Gesù terreno, inizia il tempo della Chiesa: “asceso in alto, ha distribuito doni agli uomini” (Epist.). Il mandato è stato dato agli apostoli, ma con la prospettiva universale: “Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. Per questo “egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero” (Epist.). Una testimonianza e un ministero già legato al battesimo, che si articola poi nei vari ministeri di una Chiesa sempre più viva e coordinata.

Ma viva e coordinata non tanto dagli uomini, ma dallo Spirito Santo. “Ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto”. “Riceverete la forza dello Spirito Santo che scenderà su di voi” (Lett.). E’ opera di Dio direttamente la gestione della sua Chiesa: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune” (1Cor 12,4-7). Anche Paolo, pur cosciente d’aver molto faticato per il vangelo, riconosce: “non però io, ma la grazia di Dio che è in me” (1Cor 15,10).

Ma testimoni di che cosa? Vien da pensare che ci sia oggi un’enfasi sul caritativo e il sociale, e si dimentichi quella “nostalgia del cielo” della quale erano così provocatoriamente testimoni i Santi. San Paolo così pensava dei suoi cristiani di Corinto: “Io provo per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta” (2Cor 11,2). Troppi amori invadono la nostra vita. Ma siamo, se credenti, ormai fidanzati per un unico matrimonio che solo soddisfa pienamente il nostro bisogno d’amore. Sempre Paolo dichiara il suo unico amore: “Non vivo più io; ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). Fossimo capaci di questa coerenza col nostro più vero essere!

Non c’è da meritare il Paradiso. Il buon Ladrone l’ha rubato all’ultimo momento, con un atto di fede nel Crocifisso. Sant’Agostino dice che il dono di Dio è in proporzione al desiderio. Abbiamo grandi desideri, e il Signore.. generoso li esaudirà!

 

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