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TESTO Le mie pecore ascoltano la mia voce

don Romeo Maggioni  

IV domenica T. Pasqua (Anno B) (03/05/2009)

Vangelo: Gv 10,27-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30Io e il Padre siamo una cosa sola».

Vi è, nella esperienza di fede, una duplice tentazione o paura. La prima è quella di venir meno nella prova, di ribellarci a Dio quando la pelle brucia; come i discepoli di Emmaus arrivare a dire: “Speravamo!”.

L’altra tentazione è quella di dubitare della fedeltà di Dio, per la coscienza di una nostra indegnità, la paura che Dio ci abbia a mollare per le nostre incorrispondenze o infedeltà. O che il mondo pagano ci assorba.., e satana vinca il già poco entusiasmo di sentirci figli ed eredi di Dio.

Oggi il vangelo ci riporta parole commoventi che ci danno serenità: “Il Padre mio è più grande di tutti..”; di tutti i potenti, di tutti i nemici, di tutti i maestri umani; “e nessuno può rapirle - le sue pecore che siamo noi - dalla mano del Padre mio”; e ancora: “Non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano”, dice il Gesù.

1) IO LE CONOSCO

Fin da prima della creazione del mondo noi siamo stati da Dio conosciuti, amati, eletti, predestinati ad essere suoi figli. L’amore di Dio ci precede, segue e supera fino a condurre a compimento l’opera iniziata. San Paolo fissa in cinque momenti questa storia di Dio con l’uomo: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato li ha anche glorificati” (Rm 8,29-30). Il progetto di Dio, grande all’inizio, divenne più grande al momento del nostro rifiuto, perché sovrabbondò in misericordia ed aiuto proprio là dove erano abbondati la debolezza e il peccato. Cristo ci possiede per il prezioso riscatto compiuto in croce. Di fronte al Padre noi costiamo (e contiamo) quanto il suo Figlio unigenito: “Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme a lui?” (Rm 8,32).

La consapevolezza di questo grandioso piano di Dio fa dire a Paolo: “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Io sono persuaso che niente potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,35.39). Ecco allora le dichiarazioni sublimi del vangelo odierno: “Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano”. E poiché lui, Gesù, e il Padre sono una cosa sola, v’è per le pecore che siamo noi piena certezza di non essere mai mollati da Dio stesso: “Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre mio”. Il loro sogno è di condurre tutti gli uomini a divenire una cosa sola con il Padre il Figlio in Casa Trinità: “Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola” (Gv 17,21).

Anche i discepoli, un giorno sul mare agitato, ebbero paura. Ed ecco, premuroso e inaspettato, giungere Gesù, camminando sul mare: “Sono io, non abbiate paura” (Gv 6,20). E a Pietro, che volle raggiungerlo camminando sulle acque, Gesù “tese la mano, lo afferrò e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14,30-31). Gli apostoli, al sentire gli annunci della passione, si erano spaventati, e Gesù a dire: “Non sia turbato il vostro cuore. Non vi lascerò orfani. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito, perché rimango con voi per sempre” (Gv 14,1.16.18). Fino ad allora, Gesù è stato il Paràclito (il Difensore) per i suoi. Ora ha mandato lo Spirito per stare in sua vece a fianco di ogni credente e difenderlo. Siamo in buone mani!

2) ASCOLTANO LA MIA VOCE

Certo che all’iniziativa di Dio non può mancare la corrispondenza dell’uomo. Al richiamo, alla guida, alla premura del pastore deve corrispondere la docilità libera e gioiosa di ognuno di noi: “Le mie pecore ascoltano la mia voce ed esse mi seguono”. Senza il sì dell’uomo l’onnipotenza salvifica di Dio rimane inefficace. “Dio che ha fatto te senza di te non salverà te senza di te” (sant’Agostino). Il salmo 22, che cantiamo spesso, ci fa dire: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare; mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome”. I sostanza, la scelta per sentire sicurezza e serenità nella vita, sta qui: o ci si lascia guidare da Dio Padre e Pastore, o si diventa schiavi di maestri e padroni, che troppo spesso si rivelano essere tutti solo dei grandi mercenari...!

Per essere di Dio e di Cristo, primo passo è quello di ascoltare: “Ascoltano la mia voce”. Ama chi conosce. Noi non amiamo Dio perché non lo conosciamo. Cioè perché non sappiamo dalla Bibbia ciò che Dio ha fatto e vuole per noi. Di Dio e di Cristo rimaniamo sempre ad un autodidattismo superficiale che sfiora a volte la più completa ignoranza di ciò che è specifico, accontentandoci di barlumi ed emotività soggettive. Un giorno Gesù ce lo ha rinfacciato: “Se tu conoscessi il dono di Dio...”, saresti tu a corrermi dietro, cioè apprezzeresti ciò che io ti offro; e invece - è scritto nel profeta Geremia - “hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, dice il Signore, e si sono scavate cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua” (Ger 2,13). Solo uno studio serio - almeno quanto lo abbiamo fatto per la nostra professionalità - ci può dare consapevolezza e gioia della nostra fede.

Va aggiunto: le mie pecore “mi seguono”. E’ un impegno vitale, pratico, morale l’essere discepoli del Signore. La Lettura oggi rievoca una delle prime celebrazioni eucaristiche di Paolo con la sua piccola comunità di Troade. Era il primo giorno della settimana e si erano riuniti “a spezzare il pane”. Il primo segno della sequela di Gesù è il radunarsi ogni domenica nella comunità cristiana, dove Gesù sta in mezzo ai suoi e li incontra. Ne verrà il richiamo e la forza per essere coerenti nella vita, “nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza” (Epist.), come viene suggerito a Timoteo.

Oggi nella Chiesa Italiana si celebra la Giornata di preghiera per le Vocazioni a consacrazione speciale: sacerdoti, missionari, religiose. Il Papa nel suo Messaggio esorta soprattutto i giovani a rischiare la vita su Cristo per servire il mondo in quello che riguarda il bisogno di eterno che c’è in ognuno di noi, cioè a divenire testimoni dell’amore divino che ci chiama a più alti destini. Senza paura di rischiare per Cristo. E’ un buon investimento.

Ci accorgiamo in questi giorni quanto la nostra società civile manchi sempre più di sale evangelico: profeti e testimoni sono necessari tra le pieghe della nostra vita quotidiana se vogliamo che non si imbarbarisca ulteriormente. “Pregate il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”.

 

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