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TESTO Il vero volto di Gesù

don Giovanni Berti

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (03/05/2009)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

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Gesù in questo passo dell’evangelista Giovanni usa l’immagine del pastore per rappresentare se stesso, e per aiutare gli apostoli a comprendere la sua missione.

Gesù usa un’immagine presa dalla Scrittura e che era ben conosciuta dal popolo d’Israele, ma usa anche un’immagine molto legata all’esperienza concreta dei suoi ascoltatori: il pastore che guida il gregge e lo protegge dai falsi pastori e da tutti coloro che lo vogliono disperdere. Il gregge è per Gesù la comunità dei credenti.

Anche se noi siamo molto distanti dal contesto culturale e religioso dei tempi di Gesù, questa immagine del Pastore non è poi così difficile da cogliere e da apprezzare. Credo che ancora oggi conservi la sua profonda efficacia per comprendere chi è Gesù per noi e per l’intera comunità cristiana.
E’ davvero una bella immagine!

Mi viene in mente, a tal proposito, un quadro che ho visto diversi anni fa, appeso alla parete di una casa per esercizi spirituali della nostra Diocesi. Il quadro aveva come titolo “vera immagine del volto di Gesù”. Vi era raffigurato un volto di un giovane uomo di bell’aspetto, messo mezzo di profilo in primo piano come un divo di Hollywood anni ‘50, con una lunga chioma castano chiara perfettamente pettinata e ondulata, e una barba curatissima lunga appena sotto il mento. Ricordo che, se non avessi letto l’iscrizione sotto, l’avrei scambiata per una antica foto-esempio da parrucchiere, proprio come di quelle che si vedono anche oggi fuori dai negozi di parrucchieri e barbieri, e che hanno lo scopo di invogliare ad entrare e a farsi la stessa pettinatura. Quello invece, secondo la dicitura, era invece Gesù, proprio lui. Ammetto che, poco devotamente, mi è venuto da ridere...

Eppure il problema della rappresentazione di Gesù è un problema antico e non sempre pacifico.

Nei primi tempi i cristiani non avevano rappresentazioni di alcun genere di Gesù, tanto meno di Gesù crocifisso. C’era la volontà di non mescolarsi con la mentalità pagana nella rappresentazione degli dei.

Le primissime rappresentazioni, che si possono trovare nei resti archeologici e nelle catacombe, sono proprio quelle di Gesù Buon Pastore. Gesù di solito è rappresentato come un giovane pastore che ha sulle spalle una pecora. I primi cristiani non andavano al di la dell’immagine usata da Gesù stesso nel Vangelo.

Poi, con il trascorrere dei secoli, e con il venir meno della contrapposizione con il mondo pagano, le rappresentazioni di Gesù e della sua storia sono diventate più numerose. E la storia dell’arte ci ha consegnato capolavori stupendi e immagini davvero sublimi di Gesù.

Ma nessuna ha, ovviamente, potuto restituirci il vero volto di Cristo, nemmeno quel quadro di fine ottocento che ho visto nella casa per esercizi spirituali.

I cristiani, sulla base dell’insegnamento di Gesù, hanno subito coempreso che la vera rappresentazione del volto di Gesù non può esser affidata ad affreschi, sculture o quadri, ma alle persone viventi.

E’ la comunità che manifesta il vero volto di Gesù, proprio quando vive come lui ha vissuto e mettendo in atto concretamente i suoi insegnamenti.

L’immagine del pastore che si prende cura delle pecore, che ne conosce di ciascuna il nome e che è pronto a morire per esse, ci rappresenta perfettamente Gesù e ci dà anche un’immagine-progetto di chi possiamo esser noi, che per il battesimo portiamo il suo nome.

Siamo infatti chiamati anche noi a prenderci cura gli uni degli altri, e a far si che nessuno si disperda, soprattutto a causa nostra. Siamo chiamati ad essere come il pastore e non come il mercenario e il lupo.

La vera immagine di Gesù non è certo da ricercare nel quadro o nella scultura che è più fedele ai tratti somatici di un uomo del primo secolo. Non sapremo mai se Gesù era alto o basso... con la barba riccia o liscia, se era grassottello o magrolino...

Sappiamo che Gesù lo rivediamo perfettamente nei cristiani che vivono proprio come lui, e che nel loro volto quotidianamente cercano di far risplendere il volto di Gesù.

Potrebbe esser un buon metodo di esame di coscienza, quello di andare ogni tanto davanti allo specchio, e pensando a come stiamo vivendo e dopo aver letto e meditato il Vangelo, domandarsi se quel volto che vediamo davanti a noi riflesso assomiglia a Gesù, e se Gesù stesso si riconoscerebbe...

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