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TESTO Il Buon Pastore ti porta alla Missione

padre Romeo Ballan  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (03/05/2009)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Riflessioni

Il Buon Pastore (Vangelo) è la prima immagine usata dai cristiani, fin dalle catacombe, per rappresentare Gesù Cristo, molti secoli prima del crocifisso. “Il buon Pastore è la versione dolce del crocifisso. Dolce solo a livello figurativo, perché la sostanza è la stessa. Non per niente nel brano di Giovanni la frase «dare la vita» è quella che spiega cosa significa «buono», e ricorre ben cinque volte” (D. Pezzini). Gesù ripete con insistenza che “il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (v. 11). Gesù si è identificato con l’immagine biblica del pastore (cf Esodo, Ezechiele, Salmi...), e Giovanni l’ha riletta in chiave messianica. Abbondano le espressioni che indicano una vita di stretta relazione tra Gesù e le pecore: entrare-uscire, aprire, chiamare-ascoltare, condurre, camminare-seguire, conoscere, dare la vita... Fino a identificarsi pienamente con ‘il buon pastore che dà la vita per le pecore’ (v. 11.15). Da notare che il testo greco usa un sinonimo: il pastore ‘bello’ (v. 11.14), cioè buono, perfetto, che unisce in sé la perfezione etica ed estetica.

Gesù dà la sua vita per tutti: ha anche altre pecore da guidare, fino a formare un solo gregge con un solo pastore (v. 16). Egli non rinuncia a nessuna pecora, anche se sono lontane o non lo conoscono: tutte devono entrare per la porta che è Lui stesso, perché Egli è l’unico salvatore. La missione della Chiesa si muove su questi parametri di universalità: vita offerta per tutti, prospettiva dell’unico gregge, vita in abbondanza... Anche se il gregge è numeroso, nessuno è in più, nessuno si perde nell’anonimato; al contrario i rapporti sono personali: il pastore conosce le sue pecore e queste lo conoscono (v. 14), le chiama una per una, per nome (v. 3). Vi è una circolarità di vita e di rapporti fra il Padre, Gesù e le pecore, animati da una linfa comune di conoscenza e di amore (v. 15). Una circolarità che diventa modello per la missione della Chiesa, che si chiama, appunto, pastorale.

L’intenso amore con cui il Buon Pastore dà la propria vita per le pecore produce frutti meravigliosi: fa di noi dei figli di Dio (II lettura). Giovanni ci assicura che “lo siamo realmente!”. E che un giorno vedremo Dio “così come Egli è” (v. 1-2). Con il dono della sua vita, il Buon Pastore è divenuto il Salvatore unico e universale, di tutti. Lo afferma con decisione l’apostolo Pietro, parlando di Gesù Cristo davanti al Sinedrio (I lettura): “In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati” (v. 12).

Seguire le orme di Gesù ‘il Buon Pastore’ è anche l’obiettivo che si propone oggi la XLVI Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, con l’invito a riflettere sul tema: «La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana». (*) È necessario avere fiducia in Dio, che vuole la vita ed ha cura del suo gregge, e quindi suscita certamente i pastori che lo guidino; ma occorre che i chiamati rispondano all’appello del ‘Padrone della messe’. La vocazione di speciale consacrazione (al sacerdozio, vita consacrata, vita missionaria, servizi laicali...) si rafforza solidamente nell’esperienza personale di sentirsi amato e chiamato da Qualcuno che esiste prima di te. Per qualunque tipo di vocazione, è determinante il sentire come vera la parola di Gesù: “Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (v. 14). Si tratta di un’esperienza fondante, che il teologo protestante Karl Barth, superando l’idealismo cartesiano, esprime così: “Cogitor, ergo sum” (sono pensato, quindi esisto). Sentirsi pensati da Dio ti fa vivere, ti fa sentire grande, ti dà sicurezza, ti fa sentire figlio e fratello, fa di te un apostolo.

Sapere che vivi nel cuore di Dio ti apre al mondo, ti rende pronto a condividere i progetti e le preoccupazioni del Buon Pastore, che ha “altre pecore” (v. 16) da radunare, guidare, salvare. La vicinanza e la contemplazione del Buon Pastore ti fa essere Chiesa missionaria, con orizzonti grandi come il mondo intero. A tale scopo occorre abilitare le parrocchie e le comunità a non essere ovili tranquilli dove ci si prende cura di chi è rimasto, ma piuttosto dei campi base dove si sperimenta l’incontro con il Risorto e da cui si parte per annunciare Gesù ai vicini e ai lontani.


Parola del Papa

(*) “Nostro primo dovere è pertanto di mantenere viva, con preghiera incessante, questa invocazione dell’iniziativa divina nelle famiglie e nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni impegnati nell’apostolato, nelle comunità religiose e in tutte le articolazioni della vita Diocesana. Dobbiamo pregare perché 1’intero popolo cristiano cresca nella fiducia in Dio, persuaso che il ‘padrone della messe’ non cessa di chiedere ad alcuni di impegnare liberamente la loro esistenza per collaborare con lui più strettamente nell’opera della salvezza. E da parte di quanti sono chiamati si esige attento ascolto e prudente discernimento, generosa e pronta adesione al progetto divino, serio approfondimento di ciò che è proprio della vocazione sacerdotale e religiosa per corrispondervi in modo responsabile e convinto”.
Benedetto XVI

Messaggio per la 46° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, domenica 3.5.2009

Sui passi dei Missionari

- 3/5: 46° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, con il tema: «La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana».

- 3/5: SS. Apostoli Filippo di Betsaida e Giacomo, il minore, primo vescovo di Gerusalemme.

- 3/5: B. Maria Leonia (Alodia) Paradis (1840-1912), religiosa canadese, fondatrice delle Piccole Suore della S. Famiglia di Sherbrooke, nel Quebec (Canadà).

- 4/5: B. Giovanni Martino Moyë (+1793), sacerdote della Società delle Missioni Estere di Parigi, missionario in Cina, fondatore, morto a Treviri (Germania).

- 6/5: S. Pietro Nolasco (+1245 a Barcellona), fondatore, assieme a S. Raimondo di Peñafort e al re Giacomo I di Aragona, dell’Ordine della Mercede per il riscatto e redenzione morale degli schiavi.

- 6/5: B. Francesco di Montmorency-Laval (1623-1708), missionario francese, vescovo di Quebec.

- 6/5: B. Rosa Gattorno (1831-1900), madre di famiglia e vedova, fondò a Piacenza l’Istituto delle Figlie di Sant’Anna, che ben presto (1878) partirono come missionarie per altri continenti.

- 8/5: B. Maria Caterina Symon di Longprey (+1668), delle Suore Ospedaliere della Misericordia, dedita alla cura fisica e spirituale dei malati nel Quebec (Canada).

- 8/5: S. Maddalena di Canossa (1774-1835), vergine, di Verona: rinunciò ai suoi beni patrimoniali e fondò due Congregazioni per l’educazione cristiana della gioventù.

- 8/5: Giornata Internazionale della Croce Rossa (dal 1929) / e della Mezzaluna Rossa.

- 9/5: S. Pacomio (Alto Egitto, 347-348), padre del monachesimo cenobitico cristiano, autore di una delle prime Regole monastiche.

 

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