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TESTO In nessun altro c'è salvezza

don Marco Pratesi  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (03/05/2009)

Brano biblico: At 4,8-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 10,11-18

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

"Salvezza" è un concetto aperto, concerne cioè molteplici livelli di significato. Per chi ha sete, salvezza è trovare acqua; per chi ha freddo una coperta; per chi è solo un amico; per chi è minacciato riuscire incolume; per chi ha un dubbio trovare un consiglio illuminante; per chi è in battaglia vincere; per chi è ammalato guarire; nell'errore è giungere alla verità; nell'odio approdare alla pace; nel peccato trovare perdono. C'è "salvezza" ogni volta che la vita sfugge alla morte e trionfa di essa. "Vita" e "morte" sono del resto anch'essi concetti aperti, spaziando dal livello più elementare e materiale a quello più alto e spirituale, dalla semplice buona salute alla vita buona, piena ed eterna.

Ogni uomo ha a che fare con una vita ben rappresentata dal mendicante storpio, della cui guarigione si chiede conto a Pietro e Giovanni: una situazione di debolezza, di infermità (v. 9). Possediamo una vita malferma, minacciata, gracile, limitata. Ognuno cerca di renderla forte e robusta, di trovare appunto salvezza e, come un costruttore, costruisce scegliendo, come pietre, certe cose, e scartandone specularmente altre. Ognuno è impegnato a fare discernimento, a trovare i giusti materiali. Sarà ovviamente particolarmente importante trovare solidi e robusti materiali per il fondamento.

Quel Pietro che aveva tremato di fronte a una giovane del popolo (cf. Lc 22,56-57) è, insieme allo storpio guarito, un esempio assai eloquente del sorprendente risanamento operato dallo Spirito del Risorto ("colmato di Spirito Santo", v. 8), perché adesso proclama con coraggio di fronte ai capi e ai sapienti di Israele che il piano di Dio ("bisogna", CEI: "è stabilito", v. 12) è questo: la salvezza sta solamente in Gesù. "In nessun altro c'è salvezza" (v. 12) non significa tanto che tutto il resto non serve a niente, quanto piuttosto che tutto il resto deve il suo potere salvifico - nella misura in cui lo ha - alla salvezza operata da Cristo morto e risorto. Questa è il fondamento delle altre salvezze, e queste dipendono da quella. Perché solo questa è la "testa d'angolo" (v. 11) e non ce n'è altra. I mezzi della salvezza sono molti, il fondamento unico.

Il mistero pasquale arriva a tutti (cf. Gaudium et Spes 22; Ad Gentes 7). Si può anche non saperlo, nondimeno se ne beneficia, come si gode di molti influssi salutari senza saperlo, per esempio mediante il cibo. Chi lo sa, ed è il caso dei cristiani, è perciò stesso investito della missione di Gesù: "recare beneficio" (v. 9, cf. 10,38). Vero "benefattore" è chi, come Gesù e nel suo Spirito, in modi molteplici serve la vita (cf. Lc 22,25) risanandola. Servizio non piccolo né secondario è la definitiva chiarificazione del segreto della salvezza: la pasqua del Signore. Sta qui il fondamento più solido sul quale possiamo edificare la nostra vita.

 

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