TESTO Commento su Giovanni 15,1-8
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V Domenica di Pasqua (Anno B) (10/05/2009)
Vangelo: Gv 15,1-8

1«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. 2Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. 4Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. 5Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. 8In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Per la seconda domenica consecutiva le letture ci invitano a fare dei fatti concreti e a non perderci in parole inutili. Può sembrare strano, stridente se andiamo a rileggere le prime parole del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”
Tutto dunque sembra legato alla Parola, alle parole, tante, di tanta gente, sacerdoti e laici, noi stessi come tutti gli altri. Ma le parole del Vangelo di oggi, come pure gli Atti e la lettera di Giovanni ci danno un insegnamento molto più preciso.
“Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.”.
Il messaggio di Gesù è un messaggio di amore e per poterlo diffondere occorre amare, amare il prossimo, amare il coniuge, i figli, i familiari. Non a parole, ma con i fatti.
Anche l’insegnamento che deriva dal brano conosciutissimo della “vite e dei tralci” conclude con un insegnamento ben preciso: “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi ...che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.”.
La migliore testimonianza di Cristo e del suo Amore è quella di percorrere la via da lui tracciata, con i fatti, di rimanere come “tralci” attaccati alla “vite” in modo da portare frutto, creare e dare nuovo amore.
Prendiamo questo insegnamento per le nostre famiglie: portare costantemente amore in famiglia, nella coppia, con i figli.
Il nostro impegno deve essere quello di trasformare la Parola in frutti, in azioni, in amore. Se riportiamo solo la Parola diamo una testimonianza a metà, emettiamo dei suoni. Se realizziamo questo impegno, se il nostro essere è costantemente alla luce della Parola, rimaniamo attaccati alla vite e portiamo frutto, non solo per gli altri, ma anche a noi stessi, a sostegno della nostra vita di fede.
E il primo modo di portare un messaggio di amore è quello di amarci nella nostra coppia. Ogni volta che doniamo amore all’interno della nostra famiglia, portiamo amore anche all’esterno, mostriamo a noi stessi e a tutti gli altri l’Amore di Cristo.
E Gesù ci ha promesso che questo porterà frutto e “quello che volete e vi sarà fatto”.
Forse tutte le nostre difficoltà, tutte le nostre incertezze derivano dalla scarsa fiducia che abbiamo in queste parole e in questa promessa. Ci pare sempre più facile dire delle parole, che non fare i fatti.
Ma il Signore vuole i frutti dalla nostra vita. La Parola è solo una: la sua!
Per la revisione di vita:
- Come possiamo rinunciare alle parole per portare frutti concreti?
- In che modo cerchiamo di rimanere attaccati alla vite, come singoli e come coppia?
- Quando abbiamo visto testimonianze concrete di amore?
Commento a cura di Gloria e Riccardo Revello di Genova.