TESTO Commento su Giovanni 20,27-28
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II Domenica di Pasqua (Anno B) (19/04/2009)
Vangelo: Gv 20,27-28

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Dalla Parola del giorno
Gesù disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani: stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”
Come vivere questa Parola?
Tommaso: uno di quelli che alla fede, decisamente oppongono resistenza! Quando gli altri gli dicono: c“Abbiamo visto il Signore”, decisamente, quasi a mo’ di sfida, risponde: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”.
E il Signore raccoglie la sfida di questo incredulo ma di buona coscienza. È così condiscendente che gli fa fare l’esperienza del toccare davvero le sue piaghe gloriose. Allora a Tommaso si aprono gli occhi del cuore, sperimenta ciò che, parlando a Nicodemo, Gesù chiama il “rinascere dall’Alto”, “rinascere dallo Spirito”.
È a questo punto che dalle profondità del cuore di Tommaso fiorisce una delle più intense preghiere che è anche piena proclamazione di fede, riconoscimento della persona umano-divina del Verbo in Gesù di Nazareth: è adorazione a Lui solo. “Signore mio e Dio mio!”. E immediatamente dopo, Gesù consegna proprio a Tommaso l’ultima beatitudine del Vangelo, che riguarda la fede: “Beati quelli che crederanno senza vedere!”.
Oggi, nella mia pausa contemplativa, prenderò coscienza che oggi più che mai deve rinascere la fede. Prego con fiduciosa speranza:
Signore, fammi rinascere dallo Spirito Santo a un rapporto vero, personale, coinvolgente, d’immensa fiducia in te.
La voce di una santa
Non vi è fede più grande e viva di quella di credere che Dio fa sempre mirabilmente i nostri interessi anche quando sconvolge i nostri piani.
Sr Maria Romero