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TESTO Tutto era comune

don Marco Pratesi  

II Domenica di Pasqua (Anno B) (19/04/2009)

Brano biblico: At 4,32-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,19-31

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Al centro letterario e teologico del quadro disegnato da Luca c'è la risurrezione del Signore. Essa è il motore di tutto il movimento prodotto nella comunità, attraverso due "cinghie di trasmissione": la testimonianza degli apostoli, resa con grande potenza, con parole e segni (cf. 2,43; 5,12); e la fede dei credenti, che di quella testimonianza è l'accoglienza. Tutto ciò infonde nella vita comunitaria un potente dinamismo di comunione, per il quale i credenti formano uno solo cuore e una sola anima. Si tratta evidentemente di una unità che ha molteplici espressioni. Il nostro passo ne evidenzia però una: la comunione nei beni materiali. In un quadro probabilmente un po' idealizzato, al bisogno di ciascuno corrisponde la capacità economica di ciascuno, per cui si verifica un fatto davvero clamoroso: la scomparsa dell'indigenza. Elemento che media tra bisogno e abbondanza sono gli apostoli, per la precisione i loro piedi, dove chi ha qualcosa lo depone perché sia distribuito secondo il bisogno. Dopo quella dell'annuncio, si presenta qui una seconda funzione del collegio apostolico: il governo.

La comunione descritta rappresenta la realizzazione, ma anche il superamento, di tanta predicazione dell'Antico Testamento che mirava a inculcare nel popolo di Dio il dovere della giustizia sociale e della cura dei poveri. Luca riecheggia inoltre alcune affermazioni della cultura ellenica, che metteva in risalto la piena comunione esistente tra gli amici. In tal modo viene messo in evidenza il fatto che la prassi della comunità cristiana, originata dalla risurrezione, corrisponde alle attese profonde sia di Israele che del mondo pagano, e al tempo stesso le supera. Perciò in effetti la comunità esercita un forte ascendente sul mondo circostante (se così si deve intendere la "grazia" di cui si parla al v. 33, CEI: "favore" - ma potrebbe essere anche la gratuità di Dio che trova espressione nella comunione ecclesiale): un tal modo di vivere è testimonianza assolutamente eloquente di autentica fraternità, e incontra immediatamente la simpatia di qualunque uomo, indipendentemente dalla sua cultura, lingua, religione, etc.

La risurrezione del Signore segna la nascita di un popolo nuovo, il cui segno caratteristico è l'unità, la comunione. La Chiesa è una, perché in essa ciò che ciascuno è ed ha è a servizio della comunione. Questo è precisamente l'effetto della risurrezione: l'abbattimento di ogni barriera, di qualunque diaframma per il quale io mi metto a parte rispetto all'altro, e ritengo di poter provvedere alla mia vita al di fuori della comunione. Finché esiste qualcosa di esclusivamente mio, nel senso che è sottratto al bene comune, vissuto al di fuori di una prospettiva di fraternità, sono ancora nella morte; nella mia esperienza la risurrezione non si è ancora imposta pienamente. La vittoria sulla morte si attua e si traduce nella vittoria sull'illusione di poter perseguire la vita per conto proprio, senza il fratello. Il quadro seguente, l'episodio di Anania e Saffira (5,1-11), mostrerà fino a che punto sia letale questa illusione, il tentativo di tenere insieme vita e morte, vino nuovo in otri vecchi (cf. Lc 5,37-38).

Il giudizio è severo. Nessuno si sottragga alla concreta verifica del modo in cui dispone dei propri beni materiali: la luce nuova della risurrezione deve risplendere anche qui, e ben visibilmente.

 

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