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TESTO Commento su Marco 16,1-8

padre Paul Devreux

Veglia Pasquale nella Notte Santa (Anno B) (11/04/2009)

Vangelo: Mc 16,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 16,1-8

1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 2Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. 3Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?». 4Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. 5Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. 6Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. 7Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”». 8Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.

Oggi festeggiamo la risurrezione di Gesù, ma come facciamo a crederci? Si dice che questo avvenimento dimostra che Gesù è figlio di Dio, ma come fa una cosa che è dell'ordine della fede a dimostrare qualche cosa? La risurrezione non dimostra nulla; è lei che va dimostrata.

Il Vangelo di Marco si conclude dicendo che dopo l'annuncio dell'angelo le donne scapparono per paura e non dissero niente a nessuno. Marco finisce su questo silenzio delle donne. Eppure l'angelo aveva detto: “Non abbiate paura!”.

Ricordiamo che spesso era stato Gesù ad ordinare ai discepoli di tacere, per paura che deformassero il suo messaggio messianico, e ora che possono e devono parlare hanno paura e tacciono.

Questo silenzio è una domanda aperta a noi, perché ora siamo noi che dobbiamo rispondere. Gesù si è svelato e a noi domanda: “Chi sono io per te?”, cosa posso dire di Lui?

Della risurrezione di Gesù vorrei parlare con forza, ma anche con contegno. Tanti fanno fatica a credere che c'è qualche cosa dopo la morte, ma credono in Gesù, oppure pensano che un Dio o un qualche cosa che ci sfugge ci deve essere. Altri credono ciecamente, beati loro.

Io sto attento a cosa dico, perché quando scopro le cose che si credono in altre religioni o sette strane, mi viene da sorridere e mi domando se non faccio sorridere anche io glia altri.

Qualcuno dice che la risurrezione dimostra la divinità di Gesù, ma se non riesco a crederci non dimostra nulla; anzi è proprio la risurrezione che va dimostrata. Come si fa? Non si può, perché rientra nel ordine delle cose che chiamiamo amore, e l'amore è una cosa che si vive. Dio è amore, noi ci proviamo, ma facciamo fatica.

Le discussione sulla risurrezione e la vita eterna mi lasciano sempre perplesso, ma quando penso che Dio è amore, penso che non può abbandonare nella polvere colui che ama. Credere nella risurrezione significa credere in questa scommessa, significa desiderare, amare, sognare che le cose stanno cosi. La risurrezione è la conclusione logica di una vita basata sull'amore, perché un Dio che ama l'uomo, non può amarlo solo per un certo tempo e poi dimenticarlo. Questo è un discorso di fede e di speranza che fa' chiunque ama. La risurrezione non è semplicemente la fede nell'immortalità o nella primavera; è la fede nell'amore, è la scommessa di che crede nell'amore, anche perché senza amore, una vita eterna sarebbe una morte eterna, una noia.

Per me dire che Gesù è risorto è come dire: “Scommetto che è ancora vivo, scommetto che Dio è più forte della morte, scommetto che l'amore avrà l'ultima parola, che la morte non passerà, voglio che sia cosi!”.

Dio c'invita a creare un mondo dove l'amore e la solidarietà siano più forti dei terremoti.

 

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