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TESTO Commento su Giovanni 13,1-15

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Giovedì Santo (Messa in Cena Domini) (09/04/2009)

Vangelo: Gv 13,1-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. 2Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, 3Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». 9Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». 10Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». 11Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».

12Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di Mons. Remo Bonola

Introduzione. Nel linguaggio della fede, il giovedì santo possiamo definirlo in questi termini:< Questo giorno sarà per voi un memoriale: il memoriale della smobilitazione, il memoriale della consegna, il memoriale di una atipica graduatoria>.
- Un memoriale della smobilitazione:

“ In quella notte mangerete il vostro agnello: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta ... così farò giustizia di tutti gli dei d’Egitto ...” (1ª lettura).

Nell’ultima notte della schiavitù d’Egitto, Dio ordina a Mosè di smobilitare il popolo d’Israele, per sottrarlo al fascino degli “dei egiziani” e condurlo verso la libertà della Terra promessa.

Per raggiungere questo sospirato traguardo, il popolo d’Israele deve sottostare a questa condizione: mangiare in fretta l’agnello pasquale con:
- I fianchi cinti
- I sandali ai piedi
- Il bastone in mano

Tre condizioni, che indicano i necessari accorgimenti per ottenere i vantaggi della futura libertà:

- i fianchi cinti, simbolo dell’eliminazione degli eventuali ostacoli che potrebbero rallentare il cammino verso la Terra Promessa;

- i sandali ai piedi, simbolo dell’equipaggiamento più sicuro per evitare eventuali rallentamenti nel cammino;

- il bastone in mano, simbolo dello strumento più indicato come sostegno per i tratti di strada più accidentati, ma anche come mezzo di difesa da eventuali assalitori.

Riflessione. In una situazione simile ci troviamo anche noi discepoli del Signore nel difficile cammino verso la nostra Terra Promessa, che è la vita eterna; per raggiungere la quale occorre:

- non lasciarsi ammaliare dalla terra degli idoli di questo mondo;

- camminare senza soste, perché, dice S. Ambrogio:< La grazia dello Spirito Santo non ammette tardi ripensamenti” (Nescit tarda molimina gratia Spiritus Sanctus);

- servirsi del bastone della Chiesa, sia come riferimento sicuro della nostra fede, sia come difesa da qualunque attacco del maligno e del peccato.

< Il cristiano, dunque, deve sentirsi l’araldo della verità pasquale nel mondo, è vero che egli deve rinnegare se stesso, portare, durante il cammino della vita, la sua croce, ma nella mente e nel cuore ha sempre la melodia dell’alleluia>. S. Agostino così esortava i suoi fedeli:< Sarete la lode di Dio, se vivrete bene>. (Dai “Discorsi” n. 34 Ps.149).
- Un memoriale della consegna

“fratelli io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso” (2ª lettura).

In questi termini S. Paolo alla comunità Cristiana di Corinto fa capire come Gesù il Signore, abbia trasmesso al nuovo popolo d’Israele, la Chiesa, una duplice consegna:

- Il sacerdozio: cioè l’esercizio degli stessi poteri di Cristo Gesù a favore del nuovo popolo di Dio: la Chiesa;

- L’Eucaristia: quello che Gesù ha fatto nell’ultima Cena lo ha trasmesso agli Apostoli e loro successori: donare a tutti il Corpo stesso di Cristo, come pane spezzato, il Sangue di Cristo, come vino versato.

A sigillo indelebile di questa duplice consegna, il Signore dice agli Apostoli “fate questo in memoria di Me”; nella lingua ebraica, l’espressone “fare memoria” significa rendere sempre presente e reale un evento passato, non per le capacità degli uomini, ma per la potenza stessa di Dio, che non può ingannare”.

Riflessione. Dunque nell’Ultima Cena il Signore Gesù ha voluto lasciare all’umanità due “doni straordinari”, che forse noi non sappiano apprezzare abbastanza per quello, che realmente sono: L’Eucaristia e il Sacerdozio.

- Che cos’è l’Eucaristia? La dottrina della Chiesa proposta dalla stessa Parola di Dio, ci dice, che:< L’Eucaristia è il vero Corpo di Cristo, è il vero Sangue di Cristo dato a noi, come vero cibo e vera bevanda, che nutre e disseta l’anima e rafforza tutta la nostra vita cristiana diventando allo stesso tempo pegno sicuro della vita eterna>. Dunque l’Eucaristia è dono inestimabile, al punto di far dire a S. Cirillo di Gerusalemme, che con “Essa diventiamo con corporei e consanguinei di Cristo”.

- Che cos’è il sacerdote? Penso che la definizione più esauriente e più profonda, ce l’abbia lasciata l’autore della lettera agli Ebrei, quando scrive:” Ogni sommo sacerdote, scelto tra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anch’egli rivestito di debolezza, a motivo della quale, deve offrire anche per se stesso sacrifici per i peccati, come per il popolo. Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne” (Eb. 5,1-4).

Riflessione. Dunque anche il sacerdote è un grande dono di Dio. Egli infatti:

- E’ un uomo chiamato espressamente da Dio. Se non c’è questa chiamata, solo un pazzo, o un incosciente può scegliere il sacerdozio.
- La sua missione è finalizzata ad:

- Occuparsi delle cose di Dio per il bene degli uomini (= Salvezza eterna delle anime)

- Offrire “sacrifici” cioè una vita consacrata a SS. Messe per sé e per gli altri, vivi e defunti;

- Amministrare il perdono di Dio nel sacramento della Penitenza, con alto senso di comprensione per tutti, essendo anche lui esposto alle debolezze umane.

Il francese Baudelaire, chiamato il poeta maledetto nei suo “Diari intimi” scrive:< Il prete è immenso, perché fa credere ad una quantità di cose meravigliose>, mentre S. Ambrogio ci ricorda che:< E’ un Angelo colui, che annunzia la vita eterna. Devi giudicarlo non dall’apparenza, ma dalla funzione>. (“Trattato suoi misteri” n.1-7).
- Il giorno di un’insolita graduatoria.

“ Quando dunque Gesù ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse ai discepoli:< Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque Io, Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto Io, facciate anche voi” (3ª lettura).

Riflessione. Questo particolare dell’Ultima Cena è sconcertante, perché mette a confronto due opposte graduatorie nell’assegnare importanza all’agire umano:

- La graduatoria comune del mondo è quella nella quale, quelli che contano sono i potenti, i furbi, gli scaltri, i detentori del potere politico, economico, mas-mediale ecc. questa graduatoria per lo più si nutre solo di parole e di apparenze, anche se è la più diffusa;

- L’insolita graduatoria di Cristo è quella invece, dove, chi comanda deve stare a servizio di tutti, e chi deve servire non deve abusare della disponibilità degli altri. La graduatoria proposta da Cristo al contrario della prima, mira più ai fatti e alla sostanza, piuttosto, che sulle chiacchiere, ma non gode la simpatia dei venditori di fumo.

Dinanzi a costoro un autore di vita spirituale ci esorta:< Sii te stesso! Il mondo ha bisogno della tua vita (cioè delle tue virtù), non della tua commedia>. (Michel Quoist “Parlami d’amore”).

Conclusione. Giovedì Santo: giornata intensa e ricca di insegnamenti, che potremmo fare nostri, nella misura, che ciascuno di noi si impegni a mettere in pratica nella vita di ogni giorno l’imperativo sconvolgente di Gesù “Amatevi gli uni, gli altri come Io ho amato voi”. (Gv. 15,12): Impresa difficile.

Infatti, un illustre scienziato cattolico, Antonino Zichichi, fa notare, che:< La crisi del nostro tempo, non è dovuta al progresso della scienza, ma alla cultura dell’odio, che ha radici profonde; ma che si può vincere solo con l’amore>.

 

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