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TESTO Pastori, pecore o pecoroni?

don Nazareno Galullo (giovani)  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (11/05/2003)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

L'immagine del "Buon Pastore" è quella che quasi 6 anni fa ho utilizzato per invitare a partecipare alla mia ordinazione sacerdotale.

È un'immagine cara a tanti preti: il pastore, che prende la pecorella smarrita..., quello che ha cura delle pecore che chiude in un recinto affiché nessun lupo rapace le rapisca.

Io sono un "pastore". Pastore, nella tradizione cattolica non è un termine molto usato: è più usato dai protestanti...

Ma io sono un pastore, la mia vita è "pastorale". Il problema che mi faccio è: quali sono le mie pecore?

Mi guardo attorno e riconosco ottimi pastori: quelli che non vivono altro che per le pecorelle.

Mi guardo attorno e riconosco anche pessimi pastori: quelli che guardano più alla tasca che alle pecorelle. Anzi, diciamo pure che quando incontrano una persona la misurano sulla base della grandezza del portafogli:

- portafogli medio/grande: può godere della stima del pastore... che quando la vede allunga la lingua a mo' di tappeto...

- portafogli, diciamo... "operaio": gode di una stima "standard", riservata più per mestiere che per amore "pastorale";

- portafogli... piccolo o inesistente: è bene che passi di qua un altro giorno... perché non c'è niente di "pastorale" per lui/lei.

Io sono troppo scottato da questi pastori che misurano il loro servizio pastorale con i soldi. Sono scottato da quelli che dicono che "da servi sono diventati padroni". Ma di che cosa? Ah... l'eredità di p. Pio!!! P. Pio, non ti rigirare troppo nella tomba, altrimenti a S. Giovanni Rotondo trivellando uscirà pure il petrolio dal pavimento!!!

Conosco un pastore che misura il "successo" di una "festa" sulla base degli "incassi". Non ci credete? Beh..., conosco anche un altro pastore che assicura la sua presenza ai funerali sulla base del grado di importanza politica o sociale. Assurde tali cose, se confrontate con lo stile di Gesù di essere pastore. Eppure..., forse questa pagina scivola nelle prediche e si sdolcina più sul fatto che Gesù sia "buono" che sul fatto che "buono" vuol dire VERO!

Mi ritornano in mente le parole di Gesù, che vedo come un macigno anche sulla mia coscienza di pastore..., di prete..., di cosiddetto uomo di Chiesa (anche se non appaio quasi mai vestito di nero clerical... e difficilmente mi riesco ad omologare ai "più"; anzi, piuttosto mi dà fastidio essere considerato per il ruolo che rivesto o per l'abito che indosso in quel preciso istante: mi piace essere considerato perché sono una persona, ed ogni persona merita rispetto... indipendentemente se ha o no l'abito "distintivo").

Forse, non sarò attaccato ai soldi, non sarò attaccato all'abito e alla considerazione della gente per il ruolo che rivesto, ma sicuramente anche io ho bisogno di essere pastore VERO: aiutatemi anche con la vostra preghiera..., ma molto più con l'autocritica e con il "non-pettegolezzo", che è una moda che si sta diffondendo tra il clero... che non "comunica più!". (Comunicare=fare comunione).

E forse, dovrei tornare ad essere anche un po' pecora. Ah, quanto bisogno tra preti c'è di ritornare ad essere pecore! Qualcuno, per paura che l'essere pecora sia una condizione umiliante, diventa "pecorone"... L'essere pecore significa: sentirsi sulla stessa barca di quelli che ti sono affidati e non spadroneggiare su di esse. Mi ricordo dei parroci di una volta: non c'era foglia che non si muovesse dove il parroco non volesse! Oggi... le foglie si muovono... e tu, pastore... puoi ritrovarti da solo a raccoglierle!!! EHEHEHE, chi ha orecchi per intendere... intenda. Gli altri... in camper! (Dai, scherzo un pochino, oggi battutacce gratis, by Naza!!!)

Perdonatemi le raffiche!

Mi colpisce del vangelo la frase: E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore.

Ci sono tante altre pecore che non sono di quest'ovile. Forse, quando l'ovile ci sta stretto... è un buon segno: abbiamo intravisto che questo dovrebbe essere più grande e sappiamo già quali pecore devono occuparlo.

Qualcuno è disposto ancora oggi a diventare pastore? Spero ancora in qualche sì! Anche perché si potrebbe sempre contribuire a migliorarne la categoria, che ne pensate?

Ciao. Naza

 

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