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TESTO Chi ha visto me, ha visto il Padre

don Romeo Maggioni  

III domenica T. Pasqua (Anno B) (26/04/2009)

Vangelo: Gv 14,1-11a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. 2Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? 3Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. 4E del luogo dove io vado, conoscete la via».

5Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». 6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

Vedere e possedere Dio, o meglio la vita piena e felice che si pensa lui abbia, è anelito di ogni uomo e strada di ogni religione. Ma questo è, prima ancora, disegno antico di Dio: ha creato l’uomo esattamente per comunicare se stesso e la sua vita. Paolo è orgoglioso di darne l’annuncio, quasi un segreto, “il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria” (Epist.).

1) CRISTO IN VOI

“Signore, mostraci il Padre e ci basta”. L’invocazione di Filippo esprime l’anelito dell’uomo. E Dio ha risposto rendendosi visibile e accessibile nell’uomo chiamato Gesù. “Chi ha visto me, ha visto il Padre. Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me”. Lui è l’immagine vera di Dio, lui è la “verità”, la manifestazione reale e concreta di Dio all’uomo. “Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto”. Tutto quello che Dio voleva dire all’uomo, lo ha detto tramite Cristo: “Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso”. Tutto quello che Dio vuol fare per l’uomo, lo fa tramite Cristo: “Il Padre, che rimane in me, compie le sue opere”. Alla fine Gesù dirà: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30).

Egli appunto è la “via”. “Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Paolo, perentorio, afferma: “Uno solo è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù” (1Tm 2,5). Cristo è la strada giusta che conduce al vero Dio e alla vita con lui: “Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,40). Per questo Gesù ci esorta ad aver fiducia in lui: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Sono io che vi conduco a Dio, verso la sicurezza e il possesso della vita piena!

Proprio perché Dio s’è reso in Cristo totalmente presente agli uomini, noi entrando in comunione con lui entriamo in comunione col Padre: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Dio dimora con noi, dentro di noi, tramite Cristo, il cui segno efficace vistoso è l’Eucaristia. “Io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi” (Gv 14,20), fino a che “tutti siano una cosa sola come tu, Padre, sei in me e io in te. Siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Questa è l’essenza della vita cristiana: l’anticipata intimità con la Trinità, che noi chiamiamo “vita di grazia”, in attesa della “vita di gloria” in paradiso.

2) SPERANZA DELLA GLORIA

“Io sono la vita”. E’ dunque questione di vita. Da Dio la riceviamo. Col peccato la perdiamo. Per dono gratuito la possiamo riacquistare, fino al suo massimo compimento di diventare “simili a Lui, perché lo vedremo così come egli è” (1Gv 3,2). Per questo oggi Gesù afferma: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: ‘Vado a prepararvi un posto’? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi ”. Fino alla promessa nella sera del suo testamento: “Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria” (Gv 17,24).

Oggi si tratta di possedere Cristo, o meglio essere da lui posseduti, per garantirci “la gloria”, la vita piena stessa di Dio. Tutta qui la vita cristiana, che Paolo sintetizza così bene: “Cristo in voi, speranza della gloria” (Epist.). Cerchiamo la vita, la vita piena; la possiede solo Dio, l’ha data al Figlio perché la passi a noi: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me, così anche chi mangia me vivrà per me” (Gv 6,57). “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

Appare chiaro che Gesù è la strada al Padre, alla vita piena, alla “gloria”, ma non tanto in senso morale, quando piuttosto in senso “sacramentale”, cioè frutto di un legame interiore con lui che opera questo “trascinarci” al Padre. Più precisamente: siccome v’è sintonia piena, anzi sostanziale, tra il Figlio e il Padre, l’unirci a lui, l’assimilarci a lui, - o, come dice Paolo: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20) - produce gradualmente un possesso di Dio, forse anche una particolare esperienza di lui, che diviene quell’indefinibile certezza di fondo che chiamiamo “fede”, radice di quella sicura “speranza della gloria”.

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La prima lettura rievoca una conversione, la gioia di una famiglia che arriva alla fede. “Signori, che cosa devo fare per essere salvato? - Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”. Il carceriere rimase colpito dal distacco e dalla serenità di quei credenti che, pur in catene “verso mezzanotte, Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio”. Alla fine, la fede si propaga.. per contagio, per una vita umana gioiosa perché innervata della “vita” e della gioia di Cristo!

 

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