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TESTO Uscire per incontrare e guarire

don Giovanni Berti

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/02/2009)

Vangelo: Mc 1,29-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

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La scorsa settimana con il gruppo dei giovani della parrocchia, ho visto il film “Cuore Sacro” di Ferzan Ozpetek. Il film narra di una giovane donna, Irene Ravelli, imprenditrice di fama nazionale, che improvvisamente si trova a scontrarsi con un mondo che non conosce e che da sempre è rimasto fuori dal suo mondo fatto di strategie imprenditoriali e profitti in crescita: il mondo della povertà e della sofferenza. Il regista nel film evidenzia questa incomunicabilità tra i due mondi, quello di Irene, la protagonista, e quello dei poveri, barboni, malati di mente e anziani, collocando il primo in un ambientazione fatta di cortili chiusi e di vetrate interne mai aperte verso esterno, cioè il mondo dove vivono gli altri, il mondo vero.

Irene, un giorno si imbatte in una ragazzina, piccola ladra, che le apre gli occhi su quella realtà di povertà e di solitudine che era rimasta esclusa fino ad allora dalla sua attenzione di affarista.

In breve Irene si ritrova a conoscere famiglie di poveri anziani che non riescono ad arrivare alla fine del mese e hanno bisogno di qualcuno che porti loro la borsa della spesa. Incontra anche barboni che la malattia mentale li ha trascinati a vivere sui cartoni dei vicoli. Conosce e tocca con mano tante povertà che mettono in profonda crisi la sua stabilità interiore e la sua visione del mondo e di se stessa.

Il film prosegue narrando la profonda trasformazione interiore di Irene che prende forma concreta nell’operare per i poveri fino a dare tutto quello che possiede, finendo persino ad esser considerata pazza e internata in un manicomio.

Il film affronta il tema della carità da un punto di vista più laico che religioso. La religione, nella visione del regista, sembra quasi un ostacolo per la carità vera, ma è davvero interessante il messaggio del film secondo il quale solo attraverso il contatto reale e concreto con la sofferenza delle persone si riesce a cambiare e ad operare il vero bene per se e per il mondo. Finché Irene rimane nella sua realtà chiusa e perfetta, la carità è solo un optional passeggero e una “decorazione” di facciata. Ma quando tocca la sofferenza e da questa sofferenza è toccata, allora tutto cambia, e cambiano anche le priorità e le scelte quotidiane.

Mi colpisce sempre nel Vangelo il fatto che Gesù si immerge nelle povertà e sofferenze delle persone del suo tempo. E in questa “immersione” nella concretezza della vita, Gesù coinvolge anche i suoi discepoli che gli portano le sofferenze e fanno da portavoce. Ogni tanto Gesù si sottrae da questa folla in cerca di guarigione, e nella narrazione evangelica diverse volte ci è presentato in preghiera in luoghi deserti. Come uomo (quindi anche come noi...) Gesù ha bisogno ogni tanto di ritrovare le motivazioni profonde della sua azione. Ha bisogno di non perder di vista la direzione della sua vocazione. Lui è qui non per risolvere da solo tutti i problemi che incontra, non gli basterebbe una vita di 100 anni! Ma è qui per predicare e iniziare un modo nuovo di vivere la vita e le relazioni. Saranno i suoi discepoli dopo di lui, e quindi anche noi oggi, a continuare il suo stile di vita.

Come Gesù siamo chiamati a non chiuderci nei nostri mondi dorati, ma ad aprire le finestre e gli occhi e vedere e toccare la vita concreta degli altri, specialmente di chi soffre e di chi ha bisogno di esser consolato, ascoltato e rialzato.

Tutti cercano Gesù... Tutti cercano un aiuto, un sostengo nella prova, una consolazione della sofferenza, una parola di speranza nel dolore e una mano concreta nella povertà...

Tutti cercano Gesù. Quindi tutti cercano noi. Noi che siamo cristiani e che portiamo il nome di Gesù nel cuore e nella vita.

E come Gesù anch’io devo uscire e andare incontro l’altro che soffre, consapevole che toccando la sofferenza mi sporco le mani, ma anche cambio la mia vita, rendendola davvero più simile a quella di Dio.

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