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TESTO Una giornata di Gesù

mons. Roberto Brunelli

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (08/02/2009)

Vangelo: Mc 1,29-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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29E subito, usciti dalla sinagoga, andarono nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. 30La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. 31Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

32Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. 33Tutta la città era riunita davanti alla porta. 34Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.

35Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. 36Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. 37Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». 38Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 39E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.

Il brano evangelico di oggi è in stretta continuità con quello della scorsa domenica; anzi, essi possono utilmente essere letti insieme, perché li unifica un argomento tanto singolare quanto interessante: la narrazione di una giornata di Gesù, una come tante della sua vita pubblica.

Domenica scorsa si è letto che egli si era trasferito da Nazaret a Cafarnao, dove, un giorno di sabato, come ogni buon ebreo si recò al mattino nella sinagoga; là si mise ad insegnare tra lo stupore dei presenti per la novità delle sue parole e, nello stupore crescente, vi guarì un “indemoniato” (cioè un povero malato di mente). Il brano odierno prosegue il resoconto: “Uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea”: Simone, cui egli più tardi diede il nome di Pietro, e suo fratello Andrea, dei quali era ospite. “La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva”. Doveva essere ormai prossimo l’apice del giorno, e il servizio della donna è comprensibile si riferisca al pranzo, dopo il quale, nel clima torrido della valle del Giordano dove si trova Cafarnao, tutti si trattenevano a riposare nella penombra delle case sino al calar del sole, quando sarebbe stata ancora vivibile la vita all’aperto. Intanto chi aveva assistito ai fatti della sinagoga doveva aver propagato la notizia dei poteri taumaturgici di Gesù, perché “venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati: Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demoni”.

Lo immaginiamo, Gesù assediato da una turba di infelici (accompagnati dai loro familiari e da immancabili curiosi), impegnato per non poco tempo a ridare loro la salute del corpo o della mente. Giunse così l’ora del riposo notturno; ma “al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava”. All’alba dovevano essersi radunati davanti alla porta altri malati speranzosi, sicché “Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: Tutti ti cercano! Ma egli disse loro: Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto”.

Il vivace resoconto presenta dunque una giornata di Gesù, dal mattino di un sabato al successivo. Se la si vuole riassumere, essa è stata impegnata in tre attività: la preghiera, quella comunitaria nella sinagoga e quella privata in un luogo appartato; l’insegnamento, e le guarigioni, dall’“indemoniato” della sinagoga alla suocera di Pietro ai tanti radunatisi dopo il tramonto. Tre attività, che tracciano preziose indicazioni per quanti vogliono essere suoi amici e dunque suoi imitatori. Un cristiano, in quanto tale, non può prescindere dalla preghiera, comunitaria (quella che ha il suo vertice nella Messa) e privata (nelle mille forme possibili, secondo le circostanze e l’indole personale). Quanto all’insegnamento, qualcuno (sacerdoti, catechisti, genitori) è incaricato di compiti specifici; ma tutti devono sentire il dovere di testimoniare la fede professata, mediante l’esempio e, quando occorre, anche la parola. E circa le guarigioni, se nessuno ha il potere di risanare altri all’istante, tutti possono impegnarsi nel soccorso del prossimo, concorrendo ad alleviarne i disagi, fisici o psichici che siano. Gesù è il perenne modello; i santi offrono innumerevoli esempi di come lo si può declinare.

 

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