PERFEZIONA LA RICERCA

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO A chi molto ama Dio tutto perdona

don Romeo Maggioni  

don Romeo Maggioni è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

Penultima domenica dopo l'Epifania (Anno B) (15/02/2009)

Vangelo: Lc 7,36-50 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,36-50

36Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. 37Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; 38stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. 39Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

40Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». 41«Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». 44E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. 45Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. 46Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. 47Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». 48Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». 49Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». 50Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

“Voglio l’amore, non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti” (Lett.). É decisamente questo il nocciolo del nostro rapporto con Dio: come lui “mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Epist.), così vuole che rispondiamo a lui con una stima e una fiducia piena a questo suo amore, che è per lo più.. perdono!

Implica la coscienza di essere debitori, e molto, nei suoi confronti, e che quindi si richiede non il merito e l’orgoglio, ma la confidenza umile nel cuore grande di un Padre che non ci vuole perfetti, ma semplicemente pentiti.

Solo questa esperienza di gratuità ricevuta ci farà capaci di gratuità e perdono con gli altri. Perché “colui al quale si perdona poco - cioè non ha coscienza del debito condonato -, ama poco”.

1) IL CUORE DI DIO

E’ naturale pensare Dio come colui che ci vuole tutti giusti e che, giustamente, stima gli sforzi di bene dell’uomo. Capita allora di sentirsi a posto con Dio quando viviamo questo impegno di fedeltà - con “sacrificio e olocausti”! Ma Dio vuole “amore”, non riti, e neanche meriti! Il suo cuore è ben diverso da quel che noi pensiamo: prima della giustizia - e a fianco di essa - sta una più specifica sua caratteristica: la misericordia, la larghezza di cuore, la benevolenza nel capire e accettare i limiti morali delle sue creature, e quindi la pazienza e il perdono. Se tutto nell’uomo e nel mondo è frutto di una gratuità divina, molto più - così ce lo presenta la Bibbia - in Dio è misericordia e perdono. Sant’Ambrogio dice addirittura che Dio ha permesso un mondo di peccatori perché potesse esercitare non tanto un suo amore di benevolenza, quanto un amore di misericordia. “Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti” (Rm 11,32).

E’ un volto di Dio diverso, e forse sconcertante, come sconcertato rimane il fariseo Simone davanti all’atteggiamo di Gesù nei confronti di questa peccatrice. Gesù presenta proprio così la sua missione e quindi il cuore di Dio: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori perché si convertano” (Lc 5,31-32). Le immagini si moltiplicano: egli è il buon pastore che va in cerca della pecora perduta; è il pastore che ha compassione di un gregge senza pastore, è il samaritano che si china su una umanità ferita a morte e bisognosa di soccorso; il suo stesso nome è un programma, Gesù significa: Dio salva! E la gioia più vera di Dio è quando si vede ritornare un figlio prodigo che era perduto: “Io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (Lc 15,10).

Capire la gratuità e la larghezza del cuore di Dio non è facile. Alla radice deve stare la convinzione che di fronte a lui noi siamo debitori e quindi bisognosi di un perdono. La differenza tra il fariseo Simone e la donna peccatrice sta proprio qui: nel riconoscersi peccatori e di ritornare con un amore sincero a Dio. “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace. Sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato”. Molto amato significa che ha stimato la disponibilità grande del cuore di Gesù e si è sentita da lui compresa. Gesù rimane colpito dei suoi gesti spontanei d’amore, mentre rinfaccia il freddezza del fariseo, anzi il suo dubbio su Gesù: “Se costui fosse un profeta, saprebbe..”. L’amore di Dio e la sua disponibilità al perdono precede il nostro pentimento: possiamo pentirci perché lui ci perdona. E’ il primo atto di fede che ci è richiesto.

2) IL NOSTRO CUORE

Naturalmente Gesù oltre che rivelare il cuore di Dio ha voluto anche correggere il fariseo Simone. Anzitutto nei confronti di Dio. Deve capire quanto gli sia debitore di una amore che tutto l’avvolge; niente un uomo è da sé se non come frutto dell’amore di Dio. Scoprire il debito d’amore a partire proprio dal dono ricevuto. San Paolo oggi confessa in profondità il motivo del suo amore per Cristo: “Questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Epist.). Anzi, ormai son tutto suo: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me”. Troppo Cristo ha fatto per me - troppo mi sento debitore di un amore grande - per cui sono sempre lontano dal corrispondervi adeguatamente. Paolo, in particolare, proclamerà l’assoluta magnanimità di Dio che ha scelto come apostolo proprio lui che prima era persecutore. Gli fu perdonato molto, per questo ha amato molto. Come anche oggi è nella esperienza di molti convertiti, che sentono profondamente questo debito di riconoscenza a Dio.

Gesù corregge Simone anche nei confronti del prossimo. “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Se Dio ha perdonato a noi, non possiamo non perdonare agli altri. Anzi Gesù ne ha fatto una condizione: “Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Mt 6,14-15). E in fondo, solo chi ha sperimentato il perdono di Dio, è disposto a perdonare agli altri; chi sente di aver bisogno che Dio chiuda un occhio e due sulle proprie colpe, diventa più prudente e meno giudice impietoso degli altri. Chi non ha fatto grandi peccati - o non ne ha mai preso seria coscienza - si ergerà sempre come buonpensante giudice di tutti. Come appunto sono molti farisei-Simone che frequentano le nostre chiese.

“Chi di loro dunque lo amerà di più?”. E’ il mistero del peccato nel disegno di Dio. Mi pare di capire questo. Tutti, dice Paolo - Giudei e pagani, così nella lettera a Romani - sono peccatori perché ogni uomo prenda coscienza della sua insufficienza morale, della sua precarietà come uomo, e s’accorga della sua inadeguatezza a realizzare da solo la propria vita e la propria piena felicità. Ha assolutamente bisogno di Dio, principalmente perché il suo destino (e quindi la sua struttura e verità inalienabile) è quella di divenire simile a Dio. Un traguardo decisamente superiore ad ogni capacità umana. Per togliere ogni orgoglio e presunzione di fare da sé, Dio permette l’esperienza del proprio fallimento perché ci si apra ad una salvezza che viene da fuori.

Purtroppo c’è di mezzo l’orgoglio, che dice: mi spezzo ma non mi piego! Anche davanti a Dio. Oggi così enfatizzato. Questo complica il problema. Ma quando Gesù dice: “Attirerò tutti a me” (Gv 12,32), significa che lavora lui col suo Spirito a sciogliere questo orgoglio e ad aprirci a lui. Basta che in qualche forma uno apra una fessura.., e lo Spirito di Dio .. “rinnova la faccia della terra” (Sal 104,30)..

 

Ricerca avanzata  (54042 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: