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mons. Antonio Riboldi

I Domenica di Quaresima (Anno A) (17/02/2002)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Diciamoci la verità, la nostra vita quotidiana sembra inghiottita da mille preoccupazioni, che non ci permettono neppure di fermarci seriamente un istante per capire da che parte ci portano: se vi è perlomeno un percorso da seguire; se tutto questo dà ragione alla nostra innata voglia di felicità, non quella che ha il sapore di un istante di ebbrezza, lasciandoci subito la bocca amara; se la nostra vita insomma ha conservato ancora un senso, un perché che le restituisca la grande ragione di esistere; se il nostro modo di vivere segue quelle giuste norme, che il Creatore ha posto per la saggezza e la gioia o se ci siamo dati altri metri di misura, che nulla hanno a che vedere con la natura di figli di Dio; insomma se davvero possiamo chiamarci cristiani, seguaci di Cristo, in linea con il Vangelo, o siamo come quelle pietre, come affermava saggiamente Gandhi, sono immerse in una purissima sorgente, capace di dare vita ma sono bagnate solo esternamente, senza che l'acqua giunga al cuore della pietra. In altre parole se siamo cristiani convinti o superficiali. Sono le grandi domande che ogni cristiano, ma ogni uomo se vogliamo, deve con urgenza porsi, per non permettersi una vita che tale non è nella sua verità e pienezza.

Queste provocazioni che vi faccio, amici miei carissimi, sono per cercare di entrare con voi nel prezioso tempo della Quaresima con lo spirito che ci viene suggerito dal profeta Isaia, rivolgendosi al "popolo eletto di Dio, Israele". "Ecco nel giorno del vostro digiuno, curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai. Ecco voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. E' forse questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l'uomo si mortifica? ..Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?. Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire chi è nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua gente? " (Is.58,1-12).

Credo: che tutti abbiamo coscienza come 1a nostra vita, quella dello spirito, sia sottomessa ogni giorno, in ogni azione, alle stesse tentazioni che ebbe Gesù nel deserto. Anche Gesù volle ritirarsi per 40 giorni nel digiuno e soprattutto nel silenzio per prepararsi nel modo giusto, a seguire perfettamente la volontà del Padre, che era quella di aprirci le porte del Cielo, chiuse dal peccato di origine di Adamo ed Eva.

Satana con l'astuzia incredibile che lo distingue, ieri e oggi, una astuzia capace di fare apparire stelle persino le stalle, di colorare il male con ragioni che tali non sono di fronte alla verità, fino a farle apparire bene, cerco di trarre in inganno persino il Figlio di Dio.

Gli propose, come via della sua missione, la via del potere, la via del prestigio, la via addirittura di svendere l'anima a lui, accettandolo come bene supremo, in cambio del mondo. Come se il creato, tutto il creato, valesse un briciolo di valore senza Dio o fuori di Dio.

Trasformare le pietre in pani era un dimostrazione di potere incredibile, divino. E tutti sappiamo come il potere è la tentazione che domina il mondo. Quanta gente è pronta a svendersi per avere un qualsiasi potere nelle mani. Ma la via che Gesù sceglierà è il lavare i piedi, ossia il servizio, che richiede di mettere gli altri al primo posto.

La seconda tentazione è gettarsi dal pinnacolo del tempio, sicuro che sarà il Padre a mandare gli angeli a sostenerlo. La tentazione dell'apparire, del facile: "Sai chi sono io?" A nessuno piace vivere nell'ombra che è poi l'umiltà, quella che se da una parte ci fa degli sconosciuti agli occhi degli uomini, dall'altra ci fa cari e luminosi agli occhi di Dio e degli uomini. Ma quanto è difficile mettersi da parte! Proviamo a pensare cosa non si fa per la cosiddetta "carriera". Si calpesta ogni dignità ed ogni giustizia per arrivare sempre più in alto: un traguardo che ha il volto delle creme, che si usano per crearsi un volto piacevole. Ma cadute le creme l'uomo appare con le rughe della sua povertà.

Ed infine Satana cerca di carpire il desiderio di Cristo di essere il cuore del mondo, - ciò che otterrà con la sua passione e morte e resurrezione - offrendo tutto in cambio di essere adorato come Dio. E Gesù ogni volta risponde per le rime. Allo "spettacolo dei sassi divenuti pane" oppone il pane della Parola. Alla proposta del mettersi in mostra, risponde: "Non tentare il Signore tuo Dio". Ed alla terza con un secco, decisivo "no": "Vattene satana! Sta scritto "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto!"

Se Satana non riuscì a ingannare Gesù, non è forse vero che troppe volte riesce a ingannare noi, approfittando della nostra debolezza? E a chi piacerebbe appartenere al regno del male, ossia di satana? Credo proprio a nessuno. La Quaresima diventa allora con l'aiuto della preghiera, del silenzio l'ascolto della parola e, con la penitenza, esercizio di carità, come suggerito dal profeta Isaia.

Tutti, credetemi sentiamo il bisogno di scuoterci di dosso i troppi modi errati con cui interpretiamo il dono della vita. Non abbiamo quasi più parole e voce per urlare il nostro scandalo ed il nostro no alle tante scelleratezze, alle ingiustizie, che sembrano avvolgere il mondo, fino a fare mancare luce e gioia. Ed allora diamo voce al desiderio di farsi rivestire da Dio dei panni della santità, che sono i soli panni che l'uomo dovrebbe indossare per essere ancora uomo, figlio del Padre, degno di fare parte del Regno dei cieli.

 

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