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TESTO Voi siete la luce del mondo

mons. Antonio Riboldi

V Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (10/02/2002)

Vangelo: Mt 5,13-16 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.

14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.

Il profeta Isaia oggi delinea bene le vie della luce per un mondo che sembra a volte preferire il buio della notte, il pericoloso buio dell'anima e quindi dell'umanità.

"Dice il Signore: Spezza il pane con l'affamato; introduci in casa i miseri, senza tetto, vesti chi è nudo, senza distogliere gli occhi dalla tua gente. Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!' Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio" (Is. 58,7-10)

Leggevo in questi giorni un questionario distribuito in undici scuole di Napoli e Provincia, riguardante l'atteggiamento che si ha, da parte dei giovani verso la criminalità organizzata e fra tutte 1a camorra. Ma il discorso, anche se sotto altri nomi, può estendersi a tanta parte della nostra nazione ed estendersi oltre, ma tanto oltre. Una domanda riguardava la camorra e quanto si pensa o come ci si atteggia nei suoi confronti. Dal 1 al 3 per cento degli intervistati ha addirittura (e veramente non riusciamo a capire il perché) risposto che la camorra è "una cosa positiva". Dal 18 al 21% l'ha definita una presenza tra di noi "inevitabile": dando così per scontato che è inutile pensare di contrastarla ed aprendo la strada a chi pensa che è impossibile, stando così le cose, pensare ad un programma di sviluppo.

E' quasi consegnarsi alla notte di una civiltà. Il 73% l'ha condannata come elemento negativo, confermando così il malessere dell'ambiente in cui si vive.

Leggendo queste cifre i miei ricordi sono andati a quanto operato proprio con i giovani nel Novembre del 1982. Furono i giovani di tutta la Campania, cui fecero corona tantissimi da tutta l'Italia, a dire un secco no alla criminalità con le famose marce. La prima venne fatta ad Ottaviano, per affermare proprio lì, dove aveva avuto i natali il capo della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo, il proprio secco "no" al crimine.

E' stato un gesto, che è impossibile cancellare dalla storia dei giovani in Campania, e che fu come l'aurora di una nuova civiltà che si voleva a tutti i costi sorgesse, come la luce di un giorno nuovo, che durasse sempre. Dissi allora, rivolgendomi con forza alle istituzioni tutte, alla politica in generale. "I giovani oggi stanno arando il terreno, liberandolo dalla pericolosa gramigna della camorra. Occupatelo subito finché è arato, con lo sviluppo e la solidarietà, in modo che i giovani vedano che il loro sogno non era solo un sogno: ma il sogno per cui combattevano ha trovato mani operose, che lo tradurranno in realtà. Diversamente, dicevo, se il sogno finisse nel cassetto delle "belle favole", presto la gramigna della criminalità rispunterà e sarà come aver scritto una pagina di gloria inutilmente". Le risposte delle scuole interpellate pare proprio diano ragione a quella analisi. Il terreno è stato forse ammirato, ma non coltivato e oggi sembra di essere tornati indietro di 20 anni.

E' bene allora prendere coscienza di questo e ripartire con la forza della profezia che era nella nota pastorale dei Vescovi della Campania, proprio di quei tempi intitolata: "Per amore del mio popolo non tacerò".

Il Vangelo di oggi sembra la risposta a questo quadro che, ripeto, non è solo della Campania, ma in modi diversi è presente in tante parti. Dice Gesù parlando ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo: non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce, davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli". (Mt.5,15-16)

Sia Isaia che Gesù non solo ci esortano a vivere nella luce, ma Gesù addirittura ci chiede di essere luce. E tutti sappiamo cosa voglia dire la luce nel cuore e tra gli uomini che incontriamo. Certamente non conosce la luce, e quindi non può essere sale, chi vive ed opera iniquamente. Non è certamente luce la voglia di ricchezza che c'è in giro e che crea facilmente voglia di crimine: l'egoismo, che è un chiudere fuori nella notte della indifferenza o della solitudine i fratelli, che hanno bisogno di amore. Non è luce quel pericoloso svendersi al materialismo che è notte di ogni valore. La luce ha un solo nome: l'amore che si dona fino al martirio; è la voglia di felicità, attinta però dal Cuore di Dio e il desiderio di comunicarla. Ho sempre in mente e negli occhi, la grande luce che sapeva diffondere Madre Teresa di Calcutta, al punto che la sua città venne chiamata da uno scrittore "Città della gioia". E' una luce che dovrebbe essere punto fondamentale nella pedagogia dei ragazzi, in famiglia, nelle scuole, nella vita della Chiesa. L'uomo ha bisogno di questa luce più che del pane della terra. Vorrei dirlo tutto questo a quei giovani che hanno dato le risposte "negative", quando sono stati interpellati sulla camorra. Vorrei ricordare a loro un fatto, estratto dalla grande bisaccia dei miei ricordi. Dopo un incontro con studenti liceali, in una cittadina della Campania, salendo in macchina per fare ritorno a casa, mi si fecero attorno in tanti, con le lacrime agli occhi dalla commozione, dalla voglia di vedere e creare "luce" e mi dissero: "Dove prende tanto coraggio? Non ha paura?" "Quando viaggio in macchina, ho sempre nelle mani la corona del S. Rosario e ascolto Chopin. Accompagna bene la preghiera". Dopo una settimana mi vedo recapitare tutte le "cassette" contenenti musica di Chopin con una scritta: "Quando viaggia, non si senta solo ma, ascoltando Chopin, ci senta tutti con lei a pregare e a sognare una civiltà d'amore".

Forse in tanti miei amici sorgerà il solito interrogativo: "Come fare da soli?" Rispondo con un proverbio: "Una candela accesa ha il potere di accenderne mille spente. Mille spente non accenderanno mai una candela".

 

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