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TESTO Difficile scelta di seguire Cristo

mons. Antonio Riboldi

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/01/2002)

Vangelo: Mt 4,12-23 (forma breve: 4,12-17) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,12-23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

C'è non poca confusione in noi che pure ci chiamiamo e siamo per il Battesimo, Cristiani. "Ma perché - mi diceva una persona con cui viaggiavo e che aveva tanta voglia di buttare in faccia ad altri la sua rabbia per come andavano i fatti della sua vita - devo credere in un Dio che pare non si interessi affatto di me? A che pro? Si facesse almeno vedere, sentire, spiegare, così da poter comprendere le ragioni per accettarLo. Non si può onestamente accettare uno nella vita e starGli vicino, senza averLo mai visto senza poter conversare con Lui". Ed è un poco quello che pensano tanti di noi. Noi vorremmo più che credere, "vedere" e, se possibile, sapere di credere in un Dio che risolve tutti i f nostri problemi come se la nostra vita fosse una breve esperienza terrena che ha inizio con la nascita e finisce con la morte; senza un perché su cui tessere il mosaico meraviglioso della vita, dono di Dio. E sarebbe una grande beffa.

Dio ha invece disegni ben più alti su di noi. Ci vuole suoi figli per l'eternità. Il Suo non è un amore che si ferma alle piccole cose di questa breve esperienza terrena, anche se per noi sembrano grandi, a volte essenziali. Si prende cura, questo è vero. Lo dice Lui stesso quando parla della Sua Provvidenza che non fa mancare il cibo agli uccelli del cielo e conosce persino il numero dei nostri capelli: un modo di dire come ci conosca in profondità e ci segua anche nelle minime cose. Ma il Suo Amore mira più in alto. Credere in Lui è affidarsi totalmente a Lui; direi, ciecamente. Avere il coraggio di credere all'Amore. Come quando un giovane ama veramente la sua ragazza e intende farla sua sposa l'amore diventa totale dono di sé, liberamente e gratuitamente. E' lo stupendo farsi dono, scomparendo quasi nell'altro, senza alcuna paura: perché dall'amore non può venire che gioia, immensa gioia. E l'anima di questo donarsi si fonda sulla certezza che nonostante le difficoltà che possono sorgere, essere amati e amare è come entrare nel mondo della sicurezza. Quando poi ad offrire amore è Dio, credere in Lui, affidarsi a Lui, farsi vivere da Lui diventa veramente entrare nel mondo della felicità senza limiti. Così si esprime l'Apostolo Paolo che è testimone di esperienza di amore di Dio: "Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse il dolore o l'angoscia?.La persecuzione, la fame o la miseria? I pericoli o la morte violenta? .. Ma in tutte queste cose noi otteniamo la più completa vittoria, grazie a colui che ci ha amati. Io sono sicuro che né morte, né vita, né angeli, né altre autorità o potenze celesti, né presente, né avvenire, né forze del cielo né le forze della terra, niente e nessuno ci potrà strappare da quell'amore che Dio ci ha rivelato in Cristo Gesù, nostro Signore" (Rom.8.35-39)

Certo non è facile carissimi entrare in questa dimensione di vita di fede: qualcuno l'ha definito un salto dall'alto nell'apparente buio, ma con la certezza che troverai Chi, a suo tempo, ti accoglierà nelle sue braccia.

Ho a lungo riflettuto sulla nostra fede nel farsi scegliere da Dio come figli nel Battesimo, leggendo il Vangelo di Matteo di questa domenica.

Gesù viene a sapere che Giovanni il Battista è stato decapitato in carcere. Viene quindi a mancare colui che gli appianava la via. Nello stesso tempo era stato Giovanni che gli aveva dato la certezza che Lui era il Messia; una testimonianza che venne poi suggellata dal Padre che disse da una nube, scesa su Cristo: "Questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto". Così quando vide scendere su di Lui lo Spirito Santo in forma di colomba, non poté più attendere dall'iniziare la missione che il Padre gli aveva affidato e che doveva giungere ad ogni uomo, chiamandoli e facendoli partecipi della Sua salvezza. Era ed è la grande mano di Dio, che raggiunge ciascuno di noi e ci invita a salire, ad accogliere il Suo amore di Padre, come figli. E ci ha raggiunti nel nostro Battesimo.

Gesù subito parte da un presupposto necessario per essere suo discepolo ossia entrare al suo seguito. "Convertitevi, perché il Regno di Dio è vicino". E subito inizia il suo cammino tra la gente chiamando i primi che, non solo erano invitati a seguirLo e quindi a stargli vicino, ma dovevano imparare la sua vita, entrare nella sua vita, per poi essi, divenire "strumenti" di una missione destinata a coprire la faccia della terra e che è giunta fino a noi e continuerà. Seguire Gesù era non solo "guardare quello che Gesù faceva", ma entrare nella sua vita.

Certamente gli Apostoli non avevano piena coscienza di cosa volesse dire: abbandonare una vita in cui si erano misurati, e che aveva il "fiato corto". E per tre anni accettarono di mettersi alla sua scuola, seguendolo ovunque, condividendo tutto, gioie e fallimenti: ma forse sognando un domani che nulla aveva a che vedere con il "domani di Dio". E, davanti alla passione di Gesù, fuggirono, con la paura di avere sbagliato tutto. La Resurrezione di Gesù li rimise nella fiducia. La domanda che Gesù farà a Pietro, dopo il suo tradimento, sarà: "Pietro mi ami tu più di costoro?" E Pietro conferma la scelta convinta di seguirLo fino in fondo con la risposta: "Signore, tu sai che io ti voglio bene". E da questa risposta viene il mandato di "pascere le sue pecorelle".

Confesso che spesso anch'io, di fronte al problema della fede, del seguire Cristo, ho bisogno di trovare conferme. Perché seguire Cristo non è una adesione superficiale, come avviene troppe volte. E' un "farsi vivere". E guardo ai testimoni che, nella storia di oggi e di ieri, hanno seguito Cristo alla maniera di Paolo, dei tanti Santi che quasi ci fanno strada, ieri e oggi. E mi chiedo: se questa moltitudine di fratelli ha creduto e seguito Cristo fino in fondo, a volte fino a dare la vita, certamente questo è stato possibile perché si sono fatti. "catturare" dall'Amore di Dio che li ha elevati alla santità. Basterebbe pensare alla vita di Padre Pio, di Papa Giovanni che tanti di noi abbiamo visto: santi del nostro tempo.

E se loro, perché non io? Da parte mia posso testimoniare che seguire Gesù, fino ad abbandonarsi ciecamente al suo amore, unico progetto della vita, è conoscere una serenità, come è quella descritta nella Scrittura "del bambino in braccio a sua madre". Non pensavo affatto, quando ho detto di sì a Gesù, dove mi avrebbe condotto. E Lui mi ha condotto dove ha voluto, ben lontano dai miei sogni o dai miei desideri. Strade difficili e diverse dai miei sogni. Ma ho .sempre come sentito la pace di chi riposa nell'amore grande di Dio. Ed è bello.

A quanti di noi hanno difficoltà nella fede o nella vita vorrei dedicare il meraviglioso salmo 131: "Signore, il mio cuore non ha pretese: non è superbo il mio sguardo - non desidero cose grandi - superiori alle mie forze: - io resto tranquillo e sereno. Come un bimbo in braccio a sua madre - è quieto il mio cuore dentro di me".

 

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