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TESTO Scommettere su Dio

mons. Antonio Riboldi

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/01/2002)

Vangelo: Gv 1,29-34 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Giovanni, 29vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! 30Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. 31Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».

32Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Credo doveroso anzitutto dire un grazie e di vero cuore a quanti. - e sono veramente tanti - che hanno voluto essermi vicini, con l'augurio a Natale, a Capodanno e non ultimo per il mio compleanno e il mio Onomastico. La mia scrivania si è riempita di lettere, di E-Mail giunte da ogni parte del mondo, si può dire. Non credevo di avere una così grande famiglia di amici con cui dialogo ogni settimana: amici che attendono l'omelia e lì cercano la luce del Cristo che fa luce sulla vita, quella vera, che dà il sapore dell'amore di Dio. Un sapore, quello dell'amore, che, insostituibile, fa vedere tutto con più chiarezza in questo mondo che sembra avvolto dal dubbio e dalla cattiveria: non solo, ma un sapore, che subito si ha voglia di regalare a chi ci è vicino, soprattutto a quelli che hanno perduto il sorriso della vita e si sentono per mille ragioni su una croce, da cui non sanno come scendere. Solo l'amore infatti può schiodarli e far ritrovare la gioia di gustare il prezioso dono di Dio che è la vita, questa vita, nonostante le inevitabili croci a volte durissime croci che incontriamo, ma che ritroviamo conforto nella Croce di Cristo.

Tanti di voi incontro pellegrinando per convegni o celebrazioni comunitarie, e mi dicono la loro gioia di leggermi o di ascoltarli nella trasmissione radiofonica del venerdì sera. "Ascolta si fa sera". Mi ha davvero incoraggiato e commosso la testimonianza di un uomo rimasto vedovo. "Mia moglie giovane è morta recentemente ammalata di cancro. Abbiamo girato il mondo per trovare chi la guarisse, senza riuscire. Pregava sempre e attendeva il venerdì sera per attingere il conforto che le veniva dalle sue semplici parole. Come se Dio le fosse vicino". Grazie di cuore a tutti e pregate perché Dio continui a tenermi per mano, a mettere sulle mie labbra Parole Sue, a essere voce della Sua Parola. Io, già sapete, prego per voi.

Sappiamo tutti che Gesù visse nel silenzio di Nazaret il tempo stupendo della sua giovinezza. Non aveva certamente fretta. Il Vangelo ci racconta che Lui, tornato da Gerusalemme a dodici anni, dopo essersi trattenuto nel tempio ad ascoltare i dottori della legge, stupendo tutti per la sua sapienza, tornò a Nazaret, dove cresceva in età, sapienza e grazia. Ed era "sottomesso ai genitori". In quel lungo tempo di apparente silenzio, certamente vi era una approfondita ricerca di quanto il Padre chiedeva a Lui. Ossia del perché Lui, il Messia, era qui tra noi, uomo tra gli uomini; e come doveva quindi svolgere in perfetta obbedienza la volontà del Padre. Una grande lezione per tutti noi, che non riflettiamo sulla serietà della vita e sul come darle il volto ed il contenuto, che il Padre ha disegnato per ciascuno. Piace immergersi nell'avventura del mondo, menar le mani, senza sapere come muoversi, cosa fare, che senso dare alla vita e così andando incontro ai diffusi fallimenti che sono la vera tragedia che colpisce tanti.

Chissà quante volte Gesù avrà letto le parole del profeta Isaia: Il Signore mi ha detto: Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria. Il Signore che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a Lui Giacobbe e a lui riunire Israele, mi disse: E' troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra (Is.49,5-6)

E venne il giorno dell'inizio della sua missione tra di noi: una missione che non è mai finita e non finirà se non alla fine dei tempi.

Ma non volle essere Lui a presentarsi. Lo fece per bocca di Giovanni Battista che, vedendo Gesù, di lui disse: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo. Ecco colui del quale io dissi: dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché Egli fosse fatto conoscere a Israele". (Gv.1,29-33)

Non dice il Vangelo come la gente, che ha assistito a quell'unico, irrepetibile incontro tra Giovanni e Gesù, abbia reagito. Non riporta neppure la gioia di vedere con i propri occhi Colui che tanto attendevano ossia il Messia, che avrebbe cancellato il peccato del mondo. In altre occasioni, quando sarà Gesù a dirsi Figlio del Dio vivente, questo scatenerà la rabbia dei farisei, che non accettavano di vedere un messia disarmato: o meglio ricco "solo" di quello di cui la gente ha bisogno, ossia di amore: un amore pronto a donarsi fino a dare la vita sulla croce. Forse attendevano un Messia da avanspettacolo, venuto a sbalordire gli uomini con la sua onnipotenza. Non avevano capito, e non capiamo, che l'amore vero non ama lo spettacolo. Ha il meraviglioso volto di un cielo che sta accanto a te, ti riempie di gioia, ti fa vedere e gustare la vita, rispettando la tua libertà. Non avevano capito o forse non abbiamo capito, che l'amore di Gesù non intende sottrarci alla croce della vita, perché tale è la vita di tutti, come prova di amore, ma si fa Cireneo, condividendo sofferenza e a volte prendendosi tutta la nostra croce sulle sue spalle. Noi siamo uomini di spettacolo. Non sappiamo usare la sapienza del cuore nel vedere i passi di Dio, che precedono i nostri, nel nostro cammino. Lui conosce tutto di noi, anche i peccati. Ma sta lì, vicino a noi, senza mai staccare gli occhi da noi: come un Padre.

Come gli Ebrei chiediamo, quando vediamo che le cose vanno male, come oggi, o quando siamo in seria difficoltà, di mostrare la sua potenza. Poche volte pensiamo al mistero del suo amore che tante volte sembra soccombere sotto il male e confessare quasi una sua presunta sordità o incapacità ad ascoltarci ed invece Lui, il Padre, segue per noi un misterioso disegno di amore, che contempleremo in Cielo. E solo là diremo: "Avevi ragione! Come ci amavi!" Dio va davvero cercato, accolto e seguendo il suo passo che sappiamo porta alla felicità suprema. Sappiamo che tante volte come fece Gesù, piange di fronte alle nostre sofferenze, ma le accetta come le sofferenze della croce. Dobbiamo davvero imparare a "capire" il grande mistero dell'amore del Padre. Ne siamo poco convinti e questo ci porta ad affidarci all'inganno del mondo, fino a trastullarci nel dire "Dio non c'è".

E' bello imitare Giovanni il Battista che, vedendo Gesù, non ha esitazione a chiamarlo, "l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo".

Un mondo senza quell'amore tra noi, un mondo senza questo Dio che ci avvolge di tenerezza, anche se noi non ce ne accorgiamo, è un mondo triste, brutto.

A voi, diceva il grande Dostoevski, negatori di Dio e del Cristo, non è mai venuto in mente che tutto sarebbe fango nel mondo senza Cristo?" Ad ogni modo, comunque ognuno di noi si ponga davanti a Dio, sappia, anche se non ci vuol pensare che cammina nelle braccia di Dio, il Padre. Ed è meraviglioso almeno saperlo.

 

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