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TESTO Una rinascita incompresa?

mons. Antonio Riboldi

Battesimo del Signore (Anno A) (13/01/2002)

Vangelo: Mt 3,13-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Il cammino liturgico della Chiesa, iniziato con l'Avvento - chiude la parte della vita nascosta di Gesù a Nazaret, con l'inizio della Sua missione di salvezza tra noi uomini incontrando Giovanni il Battista e facendosi da lui battezzare sulle rive del Giordano. Il Giordano nella Bibbia è stato il punto di passaggio che metteva fine alla schiavitù degli Ebrei e li introduceva nella Terra promessa, E credo che tutti conosciamo la storia sacra, ossia la conquista di Gerico, dopo avere appunto passato il Giordano, che si era asciugato, per permettere questo evento. Il Giordano, come il mar Rosso all'inizio dell'Esodo, ossia alla fine della schiavitù in Egitto, per iniziare la lunga esperienza di conoscenza del valore della libertà, significano un cambiamento profondo di vita di un popolo.

Giovanni prepara gli Ebrei, stando nel deserto, alla totale libertà in Dio, "battezzando" chi accorreva a lui e voleva liberarsi dal peccato, immergendoli totalmente nelle acque, che assumevano il significato di "un bagno dell'anima", del Giordano. Una liberazione parziale.

Anche Gesù chiede di essere battezzato nelle acque del Giordano. Giovanni che sapeva, come profeta, che Gesù non era un "uomo come noi nato con il peccato di Adamo ed Eva" ma era il Messia, si schermisce alla richiesta di Gesù: "Giovanni - narra il vangelo - voleva impedirglielo, dicendo: "Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu viene da me?" Ma Gesù gli disse: "Lascia fare per ora, poiché conviene che cosi adempiamo ogni giustizia. Giovanni acconsentì". E deve aver fatto pensare seriamente Giovanni il Battista, quel dovere battezzare chi non solo era senza peccato, Gesù, Figlio di Dio, ma era "l'Agnello che era mandato a togliere il peccato del mondo": ossia ad abbattere una volta per sempre quel muro inaccessibile che il peccato originale aveva posto tra l'uomo e Dio, impedendo l'accesso al Paradiso offerto e rifiutato. Solo Dio infatti poteva spalancare le porte della nostra vera Casa, il Paradiso, la Casa del Padre da cui con una imperdonabile stoltezza eravamo usciti, per sempre, se appunto Dio non le avesse riaperte. Gesù nelle acque del Giordano si mette davvero nei panni di ciascuno di noi, come fosse stato Lui a chiudere il cielo e con il battesimo le riapre. "Appena battezzato, narra sempre il Vangelo, Gesù uscì dall'acqua; ed ecco si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed una voce dal cielo disse: "Questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto" (Mt. 3,13-17)

E così Dio, nella presenza del Figlio, dà via libera al suo amore tra di noi, che possiamo ora, attraverso il nostro Battesimo, considerarci, e lo siamo realmente, "figli del Padre", che già siamo chiamati qui ad assaporare la gioia di essere della famiglia di Dio, vivendo il Battesimo, come vocazione alla santità, ossia a farci rivestire della veste di innocenza di amore, di gioia, come si addice a quelli che sono del Padre.

Dice il Profeta di Gesù ed in qualche misura di chi è stato liberato dal peccato, nel Battesimo: "Io, il Signore ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire i prigionieri dal carcere, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is. 42,6-7)

Viene a questo punto, da pensare, applicando tutto questo a noi che ci diciamo di Cristo, ossia con il Battesimo finalmente liberi dal carcere del peccato (e il peccato è la vera prigione dell'anima checché se ne dica) se siamo coscienti e grati del grande dono avuto, ma soprattutto se lo viviamo.

Nel nostro Battesimo ci è stata consegnata una veste bianca che doveva essere la veste dell'anima, da conservarsi fino alla fine della vita per essere degni di entrare nella casa del Padre, a pieno titolo. Ma come è ridotta la veste che ci è stata consegnata? O forse addirittura è un "abito" che abbiamo smesso, per indossare gli abiti da arlecchino, fatti per vivere la vita del mondo, come gli appartenessimo. Ma il Battesimo ci dice che noi non apparteniamo più a questo mondo: siamo di Dio. Ci è stata consegnata una candela a significare che la luce di Dio la Sua Parola è la sola luce che deve illuminare i nostri passi. C'è ancora questa luce o siamo all'oscuro brancolando per vicoli che portano da nessuna parte: ciechi e guide di ciechi? Si ha come l'impressione che il Battesimo oggi sia ridotto ad una cerimonia, con molte esteriorità, in cui ha un largo spazio "il bello della cerimonia": regali, pranzi e via dicendo, ma nulla ha a che fare con la convinzione del grande "passaggio" dalla morte alla vita, dalla schiavitù alla libertà, che invece è dei veri battezzati. Non è forse tempo di riappropriarci del dono che Dio ci ha fatto per riammetterci nella sua famiglia come figli voltando le spalle alla dura schiavitù del male?

E' davvero il nostro secondo Natale, il Battesimo rinvenuto. Nel primo i nostri genitori ci hanno fatto dono della vita e quindi facendoci parte della famiglia, facendoci parte del loro amore, e di tutto quello che avevano ed erano. Un natale certo meraviglioso come la vita, ma come "monco". Il giorno del Battesimo invece è il Natale della vera vita, in cui rinasciamo alla vera nostra Famiglia, quella del Cielo, dove il Padre non solo ci assicura la sua paternità, ma ci fa davvero figli per una felicità, se vogliamo conquistarla, che non avrà più fine.

Io ricordo il mio Battesimo ogni giorno. Nato il 16 Gennaio, fui subito battezzato il giorno dopo il 17 e mi fu messo nome Antonio. E mamma lo ricordava ogni anno e lo chiamava "il mio vero compleanno" con la differenza, diceva, che la vita che ti abbiamo donato io e papà ha una durata breve quella che ti ha dato Dio non ha durata...è eterna... e poi, Antonio, soggiungeva, vuoi considerare la enorme differenza di amore e di felicità tra quella che ti offriamo noi e quella che ti assicura il Padre Celeste? La nostra è come la fiammella di una candela; quella di Dio è grande come il sole.

"Sarai una magnifica corona - canta il profeta Isaia - nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più abbandonata...ma tu sarai chiamata Mio compiacimento...perché il Signore si compiacerà di te" (Is. 62,3-6)

A proposito...ricordate il grande giorno del vostro Battesimo? Oggi fate festa.

 

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