PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Venire alle acque

padre Gian Franco Scarpitta  

Battesimo del Signore (Anno B) (11/01/2009)

Vangelo: Mc 1,7-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,7-11

In quel tempo, Giovanni 7proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

9Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. 10E subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. 11E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Realizzare ogni giustizia e ottemperare inderogabilmente alla volontà del Padre. Questo è il motivo per cui, con somma sorpresa da parte di tutti, Gesù decide di confondersi con i battezzandi che fanno la fila davanti a Giovanni Battista, sulle rive del Giordano, per ricevere assieme ad essi l’abluzione che segna l’abbandono definitivo del peccato. Il battesimo di conversione impartito dal Battista non è infatti necessario il Figlio di Dio che è entrato nel mondo per avere ragione dei peccati dell’umanità e per riscattarci dalla schiavitù del maligno; non necessita di conversione Colui che è l’obiettivo della conversione nonché oggetto di fede per tutti gli uomini in quanto Figlio di Dio e non ha bisogno di redenzione Colui che è venuto a redimere l’umanità e Giovanni affermerà infatti che “in lui non vi è peccato poiché è entrato nel mondo per togliere i nostri peccati” (1 Gv 3, 5).

La scelta di Gesù è motivata da ben altra finalità, che è quella di “compiere ogni giustizia”, cioè realizzare in pieno la volontà del Padre, il quale nel Figlio suo Gesù Cristo solidarizza con i peccatori, si accosta a loro e con loro si identifica dopo averli raggiunti fino in fondo nella specificità della natura umana per entrare in comunione piena con loro e per condurli agli approdi di salvezza.

Gesù quindi non si sconvolge né si meraviglia, lui che è Dio Incarnato, di convivere con i peccatori, ma appunto perché essi sono tali manifesta di prediligere la loro compagnia rendendosi loro compagno e amico, comunicando con essi facendosi loro pari e soprattutto identificandosi, pur non essendolo, con ciascuno di essi in questo umile atto di sottomissione che è il lavacro di conversione operato dal Battista.

Come afferma Paolo “Colui che non ha conosciuto peccato, Dio lo ha reso peccato a nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor 5, 21) cioè lo ha reso conforme alla nostra natura cagionevole e corruttibile di precarietà e di peccaminosità con l’obiettivo della nostra esaltazione e conformità a Dio nella santificazione.

Ma l’umiltà di Gesù assume anche un altro ruolo molto significativo che si esplica immediatamente dagli elementi teofanici della “voce” che discende dal cielo e della “colomba” che aleggia sopra di lui, mentre, bagnato, Gesù abbandona la riva del Giordano. “Tu sei il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”; con queste parole, che derivano dall’Antico Testamento e in particolar modo dal carme del Servo Sofferente di Isaia, Dio consolida e approva nella missione il suo Figlio Gesù Cristo presentandolo al mondo come il Messia Salvatore al quale tutti dovranno accedere per la salvezza. Secondo il testo di Matteo l’espressione suona come un monito perentorio rivolto direttamente al popolo: “Questi è il figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo!” che rafforza ulteriormente l’idea dell’Inviato Unto per la nostra salvezza, nel quale tutti gli uomini sono costituiti in unità dall’ascolto della sua Parola.

A rafforzare la qualifica di predilezione di Dio in Cristo è lo Spirito Santo, che nella simbologia della colomba gli evangelisti descrivono discendere come fattore di semplicità e di ordinarietà: lo Spirito Santo infatti accompagna Gesù nella missione senza sconvolgimenti di sorta e senza apportare nella sua persona particolari attributi di grandezza, supremazia e invincibilità. E’ semplicemente lo Spirito di Dio Padre che qualificherà la missione del Figlio di Dio nell’opera di redenzione e che anzi, egli stessi, condurrà poi Gesù nel deserto per esservi tentato dal demonio dal quale uscirà indenne e sempre lo Spirito Santo feconderà il ministero del Signore.

Come lascia intendere però il profeta Isaia, il “venire all’acqua di Gesù” non è un episodio isolato che riguardi esclusivamente lui, ma coinvolge tutti gli uomini, che sono invitati a raggiungere le sponde per “mangiare e bere senza denaro e senza spesa vino e latte” (Isaia) ossia per riqualificare la propria vita nell’ordine della grazia e della gioia, che di fatto si ottengono con la ricezione del Battesimo, non più amministrato da Giovanni ma voluto nello Spirito Santo dallo stesso Signore Gesù Cristo.

Il Battesimo di Giovanni introduce infatti quello di Gesù, che costituisce il primo elemento indispensabile della nostra identità cristiana, poiché realizza la nuova dignità dell’uomo rivestito da Cristo. Si tratta del Battesimo operato dall’acqua e dallo Spirito Santo che la Chiesa vuole concedere tuttora ai bambini appena nati, perché ricevano accanto alla via fisica anche la dimensione vitale della grazia spirituale e per il quale noi dovremmo atteggiarci con maggiore attenzione che non con una piccola offerta al parroco perché ci conceda una celebrazione che poi dimenticheremo durante i festeggiamenti al ristorante.

Qualcuno potrà obiettare che il battesimo non è una novità istitutiva, poiché riti di abluzione iniziatici all’ingresso di una comunità erano usuali già prima del Battista nello stesso ambiente giudaico e anche nel mondo pagano non è raro trovare fenomeni di lavacro per l’inserimento in un gruppo. Il che è vero. Tuttavia il Battesimo di Gesù ha la sua assoluta originalità nel fatto che non solamente introduce nella vita di una comunità (o meglio non è anzitutto questo) ma apporta nel soggetto una novità di vita, una rinascita spirituale che caratterizza il rinnovamento della sua persona per intero, poiché nel battesimo non è la materia (l’acqua) ad agire in primo ordine ma è lo Spirito Santo stesso nel quale Cristo ci rigenera a nuova vita per cui siamo risollevati e inseriti allo stresso Signore come “sue membra” per la realizzazione del suo corpo che è la Chiesa.

Chi è battezzato diventa nuova creatura perché rinnovato nella grazia e svincolato dalla colpa primaria del peccato originale e di conseguenza inserito in Cristo capo del corpo di cui si diventa tutti membri per la qual cosa non possiamo non considerare la realtà privilegiata di cui siamo stati resi oggetto poiché proprio essa ci qualifica come membra vive della Chiesa, figli di Dio nel mondo e partecipi della missione e del sacerdozio di Cristo.

Il che coincide con il venire alle acque del Signore che ci rinfranca, ci ristora e soprattutto ci motiva e sprona nella vita.

 

Ricerca avanzata  (53942 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: