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TESTO Cristo, Parola di Verità

padre Antonio Rungi

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II Domenica dopo Natale (04/01/2009)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

La parola di Dio della seconda domenica del tempo natalizio ci offre come riflessione principale il prologo del Vangelo di San Giovanni, il quarto vangelo, detto anche vangelo teologico. In esso troviamo un’approfondita analisi della figura e della missione del Cristo, unico Salvatore del mondo, partendo proprio dall’inizio di tutto, espresso nella premessa a tutto quello che l’apostolo prediletto del Signore ed evangelista ci dirà di Cristo nei capitoli successivi, avendo egli seguito passo passo Gesù, nel ministero pubblico e fino alla morte, risurrezione ed ascensione. Essendo stato più vicino al Signore, avendo percepito il battito del suo cuore, nell’ultima cena, l’evangelista Giovanni, mosso dal profondo amore a Cristo, fino ad essere l’unico presente alla morte del Signore sul Calvario, potè rileggere e quindi scrive con la sua forte esperienza di fede vissuta nei confronti del divino Maestro, chi era davvero Cristo e cosa ha fatto per noi. Egli è il Verbo del Padre, Lui ha rivelato il mistero dell’Amore di Dio, Lui si è fatto carne ed ha assunto su di sé la natura umana, Lui è venuto per portare la vera luce, quella che illumina ogni uomo, Lui ci ha donato la vera libertà, Lui ha vinto il peccato e la morte, Lui ci ha aperto il passaggio all’eternità e alla vera felicità.

Il testo del Prologo del quarto vangelo è una sintesi straordinaria della teologia del Verbo Incarnato, dell’identità del Cristo della fede e della storia.

Facendo riferimento a questo brano centrale della liturgia della parola di Dio, che è finalizzato a tenere l’alta l’attenzione sul mistero del Verbo Incarnato che abbiamo celebrato nel santo Natale, si comprendono i rimanenti testi della liturgia odierna, che già idealmente ci proietta verso la solennità dell’Epifania, come pregheremo nell’orazione iniziale della messa, la colletta: “Dio onnipotente ed eterno, luce dei credenti, riempi della tua gloria il mondo intero, e rivelati a tutti i popoli nello splendore della tua verità”.

San Paolo apostolo, nel brano della lettera agli Efesini, ci riporta al contenuto essenziale della fede cristiana, che è Gesù Redentore. Egli è il centro di ogni cosa, il punto di partenza e di arrivo nell’ambito del divino. In lui trovano le ragioni della fede, dell’amore e della speranza quanti hanno aderito a Cristo con una risposta libera di fiducia filiale in Lui e di quanti vanno ancora alla ricerca del senso della propria esistenza e della propria vita. Si tratta di un testo di grande respiro teologico che ci apre alla speranza, ma che ci riporta alla nostra grande dignità di figli di Dio, mediante il dono della fede, nonostante le nostre debolezze e fragilità umane.

Il mistero di Cristo, la sua venuta nella storia dell’umanità, la sua redenzione operata nel mistero della Pasqua hanno un senso e una valenza nella misura in cui noi aderiamo a Lui con una fede, che è abbandono totale in Lui che è nostra vita e nostra risurrezione. Il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, non è stata un decisione improvvisa da parte di Dio. Sappiamo che fin dall’eternità Egli ha pensato al bene dell’uomo e che per amore ha creato ogni cosa. E quando, per la nostra caparbietà e superbia, ci siamo incamminati nella via del rifiuto della supremazia di Dio nella nostra vita e nella nostra storia, generando il peccato d’origine, Dio non ci ha abbandonato alla nostra condizione, ma ha pensato da subito alla nostra redenzione. Lo comprendiamo alla luce sia del testo del Vangelo di oggi, sia anche dalla prima lettura, molto bella tra l’altro, ricavata dal Libro del Siracide, ove è posta l’attenzione alla Sapienza, che non è qualcosa astratto e astruso, ma è Qualcuno, anzi è Dio stesso che si avvicina all’uomo per parlare a lui il linguaggio dell’amore e della verità.

Il disegno di Dio di salvare l’umanità, passa attraverso l’incarnazione del suo Figlio, Sapienza del Padre e Potenza del Padre. A Gesù vogliamo rinnovare il nostro grazie per quanto ha fatto per noi, sia nascendo povero tra i poveri e sia morendo da povero, nella sofferenza più atroce sul Calvario. Il legame inscindibile tra Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione del Signore lo si comprende alla luce di quanto abbiamo ascoltato e meditato in questa seconda domenica di Natale. Ora non ci resta altro che mettere in atto quanto Dio ci ha ipirato per la nostra personale santificazione e per la santificazioni di quanti il Signore ha affidato alle nostre cure spirituali, culturali, umane e sociali.

 

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