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TESTO Non hanno più vino

don Romeo Maggioni  

II domenica dopo l'Epifania (Anno B) (18/01/2009)

Vangelo: Gv 2,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. 2Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 3Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». 4E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». 5Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

6Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. 7E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. 8Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 9Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo 10e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

11Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Letture: Is 25,6-10 - Col 2,1-10 - Gv 2,1-11

Le domeniche dopo l’Epifania vibrano ancora della gioia della scoperta del rivelarsi di Dio tra noi, rievocando i segni primi e vistosi con cui Gesù ha sfaccettato la sua missione tra noi.

”L’inizio dei segni” - per il quale “egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” - è quello del banchetto nuziale dal vino abbondante dei beni messianici; è quello dello sposalizio tra Dio e il suo popolo attraverso l’antica e nuova alleanza offerta a noi oggi nel banchetto eucaristico dove beviamo “al calice della salvezza”.

E’ da questo banchetto che nasce la Chiesa, con Maria e come Lei tutta fiduciosa e docile alla parola e al gesto di Gesù, e premurosa del bene di tutti i fratelli.

1) LO SPOSO E’ QUI

L’esperienza nuova e scioccante che l’umanità ha fatto di Dio è quella del popolo della Bibbia, dove Dio s’è presentato come Sposo fedele e paziente di fronte ad un popolo che è spesso come una sposa infedele. La pagina più vibrante è in Ezechiele. Dio s’innamora del suo popolo come un ragazzo della sua ragazza: “Passai vicino a te e ti vidi. Ecco, la tua era l’età dell’amore. ..Ti feci un giuramento e strinsi alleanza con te - oracolo del Signore - e divenisti mia” (16,8). E in Isaia: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Come gioisce lo sposo per la sposa così il tuo Dio gioirà per te” (62,4-5).). Dice l’intimità di rapporti tra divinità e umanità, che avrà il suo vertice esemplare in quel definitivo sposalizio che è l’incarnazione, dove il Figlio di Dio sposa la nostra umanità unendola a sé in un modo sostanziale.

Ecco finalmente giungere lo sposo. Gesù è lo sposo, e quando c’è Lui si fa festa: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?” (Mt 9,15). Giovanni Battista aveva trasalito di gioia per l’arrivo di questo Messia, lo sposo che s’unisce alla sua sposa: “Non sono io il Cristo - andava ripetendo -, ma sono stato mandato avanti a Lui. Lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena” (Gv 3,28-29). In Gesù Dio in persona si lega definitivamente al suo popolo, come “una carne sola, poiché siamo membra del suo corpo” (Ef 5,30.31). Dice san Paolo: “E’ in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui” (Epist.). Ed è lo sposo a offrire il vino buono al banchetto di nozze che anticipa l’ “ora”, cioè l’era messianica.

Quella del vino, buono e abbondante, è immagine classica nella Bibbia per esprimere la ricchezza del dono di Dio e la gioia gratuita che suscita nel cuore dell’uomo. Sognava già Isaia: “Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati”. E al di là dell’immagine, il dono è sostanzioso e decisivo per la nostra vita: “Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra” (Lett.). Trasformerà la povertà della nostra acqua nel vino robusto della condizione divina, superando anche le strettoie dell’antica Alleanza per mettere “vino nuovo in otri nuovi” (Mc 2,22), per fare cioè una religione tutta nuova. San Giovanni Crisostomo si domanda: “Ma quel vino l’hanno bevuto tutto? - No, è giunto fino a noi, in quel calice della nuova alleanza che beviamo a messa”.

2) LA SPOSA E’ PRONTA

Un antico canto orientale entrato nella Liturgia dell’Epifania dice così: “Oggi la Chiesa si unisce al celeste suo sposo che laverà i suoi peccati nell’acqua del Giordano. Coi loro doni accorrono i Magi alle nozze del Figlio del Re, e il convito si allieta di un vino mirabile”. La sposa di queste nozze è appunto la Chiesa, tutta raccolta - qui a Cana come nel Cenacolo di Pentecoste - attorno a Maria, primizia e immagine della Chiesa, e come da lei rappresentata. La madre di Gesù qui appare anzitutto come la coraggiosa discepola che crede nella potenza e nella premura di suo Figlio per la nostra salvezza. Segnala il bisogno: “Non hanno vino”, e nonostante la reticenza di Gesù perché non è ancora la sua “ora”, insiste e ottiene. Ella rappresenta quindi la nuova Eva - la “Donna” nuova - che all’opposto della prima, si apre e obbedisce al Signore. E’ il primo atteggiamento che deve avere anche ognuno di noi di fronte alla proposta sponsale di Cristo, di aprirci cioè a Lui nella fede e in un rapporto d’amore sincero e totale.

Fiduciosa della potenza di Cristo, Maria è attenta e scopre i bisogni degli uomini. “Non hanno vino”, ed era una tragedia per quella festa di nozze. Conosciamo tutti questa premura di Maria, e tutti - anche quelli più lontani dalla Chiesa - sentono di non essersi mai rivolti invano a Lei. Madre di Gesù, è anche madre della Chiesa da che un giorno Gesù dall’alto della croce le disse pensando a ognuno di noi: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26). Anzi Maria s’accorge di qualcosa di decisivo che altri non hanno notato. Lei vede più a fondo i veri bisogni del nostro cuore. Lasciamo fare alla sua intercessione! Anche qui Maria è modello della Chiesa, chiamata come Lei a vivere la premura di Dio per tutti gli uomini, soprattutto per i più bisognosi e per i più poveri. Scoprire i bisogni e farsi prossimo è la consegna lasciataci da Gesù.

“Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”. Nel vangelo solo quattro sono le parole messe in bocca a Maria. Questa è l’ultima, quasi un suo testamento. Va ascoltata! In fondo solo questo è ciò che ci qualifica come appartenenti alla famiglia di Dio: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21). Anche quando tutto sembra strano: da quando mai si tira il vino dall’acqua? Ma a Dio “nulla è impossibile” (Lc 1,37). Bisogna avere la fede di Maria, e credere nell’impossibile possibile di Dio. Come avvenne a Pietro: “Sulla tua parla getterò le reti” (Lc 5,5). Di fa grandi cose con chi si fida di lui.

“Non hanno vino”...: di quante carenze, carenze profonde di senso e di sicurezza, soffre la nostra umanità! Carenza di Dio, carenza di fede, carenza di punti fermi di verità, carenza di punti d’appoggio affettivi perché non fondati sulla roccia sicura dell’Assoluto e dell’Amore che è Dio. Forse quel vino che manca e che spegne la gioia è, più realisticamente, segno della mancanza della fede, anzi della gioia e della fierezza della fede che non ci fa più efficaci testimoni e missionari di Gesù.

Si parla oggi di “nuova evangelizzazione”: forse c’è proprio bisogno di una iniezione di gioia con lo scoprire e riassaggiare il vino buono dello specifico messaggio di Gesù. Troppo spesso ci troviamo dentro un vino un po’ annacquato dal comune buon senso e da quel tarlo terribile che è il minimalismo, o l’eccessiva razionalizzazione del vangelo. Andiamo direttamente alla fonte, col leggere e studiare personalmente il Vangelo di Gesù e la Bibbia.

 

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