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TESTO Commento su Giovanni 1,1-18 (forma breve Giovanni 1,1-5.9-14)

Suor Giuseppina Pisano o.p.

II Domenica dopo Natale (04/01/2009)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

"Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure, il mondo non lo riconobbe.

Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti, però, l'hanno accolto,

ha dato potere di diventare figli di Dio..."; così, scrive Giovanni nel suo sublime inno che fa

da prologo al Vangelo, che, in questa seconda domenica di Natale, la Chiesa proclama,

assieme ad altri testi di altissimo profilo teologico, testi non sempre facili da comprendere

in tutto il loro spessore, ma dai quali, tuttavia, si può cogliere una luce a conforto del nostro spirito.

Nella celebrazione del Mistero del Natale, siamo stati raggiunti dalla luce della Sapienza di Dio, luce

che, attraverso il Bambino di Betlemme, entra nella tormentata, e spesso, oscura storia dell'uomo
per rischiararla, darle un senso, e risanarla.

Nel Natale di Cristo la storia della nostra redenzione si fa visibile, la Sapienza dell'Altissimo: il Verbo,

prende forma umana in quel bimbo: il figlio di Maria di Nazareth; è, perciò, lui la Sapienza della quale

il Siracide ci dice che è " uscita dalla bocca dell'Altissimo"; è, infatti, dal seno del Padre, dal suo eterno,

infinito, misericordioso amore, che inizia il misterioso viaggio del Verbo eterno verso il tempo,

verso l'uomo, creatura amata da Dio sopra le altre:"Il creatore dell'universo mi diede un ordine, recita

il testo del Siracide, il mio creatore mi fece piantare la tenda e mi disse: Fissa la tua tenda in Giacobbe,
e prendi in eredità Israele...".

L'umanità, avvolta dalle tenebre del peccato, è l'eredità che il Padre consegna al Figlio, perché la riscatti

e la riconsegni a Lui, splendente della primitiva gloria, grazie al dono della redenzione.

Così, alla luce di queste letture, che la liturgia oggi ripropone, contemplando il Mistero della nascita del Figlio

di Dio, come figlio dell'uomo, contempliamo anche il nostro Mistero, e ritroviamo, in esso, la nostra vera identità

e il senso autentico del nostro esistere; in questo modo, ritroviamo anche la felicità profonda, che viene dal

nostro essere creature amate da sempre e, da sempre, destinate a godere della comunione d'amore col Padre.

E' quel che leggiamo in Paolo, nell'inno della lettera agli Efesini, là dove l'Apostolo esclama:"Benedetto sia Dio,

Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità,

predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà."

La nostra storia, che nasce nel tempo, una storia, forse opaca, per alcuni banale, oscura o tormentata, ha

le sue radici nell'eternità di Dio, nella sua infinita Sapienza, in quel Figlio del quale Giovanni, oggi, ci ricorda che:

" In principio era Il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto

è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e

la vita era la luce degli uomini...."; una luce che sempre splende tra tenebre del mondo.

E' in questa realtà divina, che ogni esistenza umana è inscritta da sempre, ogni esistenza, ogni creatura,

che ha un volto e un nome, che il mondo non conosce, o che il mondo calpesta e disprezza, ma che,

agli occhi Dio, ha un valore infinito, perché il valore dell'uomo si misura su quello del Figlio, il Verbo eterno

che si è fatto Figlio dell'uomo ed ha posto la sua dimora tra gli uomini.

" ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore, sua eredità.."

ci ricorda il Siracide, e Giovanni ripete:" E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi."

Si, il Natale ci ricorda che il Verbo di Dio, l'Unigenito, coeterno e consustanziale al Padre, ha assunto, in Gesù

di Nazareth la fragilità umana, e, in quella debolezza, nella povertà di una creatura indifesa e bisognosa di tutto,

egli si è legato radicalmente e definitivamente all'uomo, per ricreare in lui l'originaria bellezza, renderlo nuovamente

capace dell'amicizia col suo Dio, e rivestirlo della dignità di figlio.

E' questa la gioia vera del Natale, la luce splendida che illumina la storia, la grande Storia dell'umanità redenta,

ed ogni piccola storia personale che, dopo l'incontro col bambino di Betlemme, non può più dirsi anonima o

banale, perché è arricchita della presenza del Figlio di Dio, che ha posto le sue radici, non solo in mezzo a noi,

ma in noi: nella nostra carne, che è diventata, così, la sua carne.

Ci dice ancora Giovanni:"la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta... Egli era nel mondo,

e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno

accolto.."; ripetutamente, l'Evangelista ci parla di accoglienza e riconoscimento, ed ognuno di noi sa quanto

esser riconosciuti e sentirsi accolti, sia importante nella vita di ogni uomo, di più, quanto riconoscimento e accoglienza

siano fondamentali, perché l'esistenza fiorisca e scorra serenamente in tutta la sua ricchezza.

Ogni bambino, ogni uomo, ha bisogno di sentirsi accolto, o, che è lo stesso, riconosciuto e amato; anche Dio,

nel Figlio Gesù, come ci ricorda oggi il Vangelo, chiede di esser accolto e riconosciuto, Lui che è la luce che

dissipa ogni tenebra, Lui che viene come fratello e amico, per portare pace e salvezza, per ridonare

all'uomo la dignità perduta: la figliolanza da Dio, perché, come ancora ci ricorda Giovanni, l'uomo non nasce

semplicemente "da sangue, o da volere di carne, o da volere di uomo..", ma nasce principalmente dall'amore
sapiente di Dio.

Nel Cristo che nasce, dunque, Dio ci chiede di essere riconosciuto ed accolto, così il Natale, festa dei doni,

diventa, per ognuno, momento prezioso per ripensare tutta la propria esistenza come dono, come luogo che

accoglie il Dio della vita e della salvezza; ed è in questa accoglienza, che, poi, nasce e cresce l'accoglienza

dell'altro, chiunque egli sia, accoglienza che è espressione concreta dell'amore il Dio, che si è fatto uomo, e si rivela
in ogni volto d' uomo.

E' questa la luce, sempre nuova che sorge ad ogni Natale, una luce che cresce col nostro crescere in Cristo, una

luce che è sapienza, dono di Dio, e ci accompagna lungo tutto il corso della vita.


Sr. Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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