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TESTO Darai alla luce un figlio, l'Altissimo

don Roberto Rossi  

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IV Domenica di Avvento (Anno B) (21/12/2008)

Vangelo: Lc 1,26-38 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,26-38

26In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».

29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

34Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Il Vangelo di oggi lo abbiamo già pregato nella festa dell'Immacolata. E' il famoso Vangelo dell'Annunciazione. E tuttavia è come se oggi esso risuonasse in modo nuovo nel nostro cuore. Forse perché siamo così vicini alla festa del Natale che il cuore ne avverte già come un assaggio, nell'aria... Forse perché la prima lettura ci consegna una chiave particolare che ci permette di entrare in questo testo conosciuto per una porta nuova. È bello, infatti, lasciarsi condurre dalla profezia che Natan porta al re Davide. È bello vedere questo profeta che ha dispensato frettolosamente un'approvazione che viene da Dio, costretto a ricredersi e a correre dal re perché Dio gli ha parlato, nella notte. E qual è il messaggio così importante che il profeta deve trasmettere? Un discendente di Davide sarà l'inviato di Dio, uno che agirà con la sua potenza e il suo amore, uno che avrà con lui, Dio, un rapporto tutto particolare.

Nel Vangelo di oggi Davide fa capolino due volte: perché Giuseppe è «un uomo della casa di Davide» e perché colui che nascerà da Maria riceverà da Dio «il trono di Davide». Quello che molti considerano dunque un caso, dovuto all'obbligo del censimento, assume oggi ai nostri occhi un significato ben diverso. Sì, perché Betlemme, il luogo in cui Gesù verrà alla luce, è la patria di Davide. E lui, il suo discendente, non poteva che nascere lì. E anche i pastori sono, certo, immagine di tutti i poveri che nella notte corrono a vedere il segno, a incontrare questo bambino appena nato, deposto nella paglia, ma sono anche i «pastori del re» che per primi possono riconoscere il compimento delle promesse.

La promessa antica, fatta al re, diventa realtà. A distanza di centinaia di anni il progetto si realizza. Maria lo accoglie anche se per lei rimane oscuro, mette la sua esistenza nelle mani di Dio. Il Messia, l'Atteso, l'Invocato, il Desiderato, prende carne nel suo grembo. Toccandolo, Maria avvertirà cosa vuol dire far posto a Dio: vuol dire sentirlo vicino, vicinissimo come quel bimbo che dentro di lei comincia a muoversi. Ed è il Figlio di Dio.

In questo piano di amore e di salvezza ognuno ha un suo ruolo. Ce l'ha Giuseppe, discendente di Davide, chiamato a fare da padre, nel silenzio e nella discrezione, mostrando che Dio non dimentica le sue promesse. Ce l'ha Maria, che porta dentro di sé, nel cuore e nel corpo, questo figlio, venuto a salvare ogni uomo. Ce l'hanno tutti coloro che li incontreranno, tutti quelli che udranno l'annuncio e saranno invitati a fare strada, nella notte, per rallegrarsi del dono che Dio ha fatto agli uomini.

 

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