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TESTO Niente più abbandono!

don Marco Pratesi  

Natale del Signore - Messa dell'Aurora (25/12/2008)

Brano biblico: Is 62,11-12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 2,15-20

15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

La lettura riprende l'annunzio del Secondo Isaia (cf. l'evidente parallelismo con 40,10), che viene attualizzato, adattato alla situazione del postesilio. La categoria "salvezza" è infatti "aperta", ossia acquista significati di volta in volta diversi a seconda della situazione. La salvezza qui prospettata non è più il ritorno dall'esilio, oramai avvenuto, ma il riconoscimento del valore di Israele come popolo eletto, ai suoi propri occhi e a quelli dei popoli. La "figlia di Sion" che adesso si trova in una condizione di povertà, di marginalità, non considerata, dimenticata, sarà invece ricercata, considerata e stimata. "Premio" e "ricompensa" del lavoro di Dio non è più il gregge degli esiliati che torna guidato dal suo vittorioso pastore, ma la proclamazione d'Israele come popolo santo e redento. Questo annunzio, e non più la notizia del rientro dei dispersi, deve giungere, per volere di Dio, sino "ai confini della terra" (cf. 43,6; 48,20).

Proponendo la lettura nella Messa dell'aurora del Natale, la Chiesa ci invita a vedere nel bambino di Betlemme colui che viene a svelare all'umanità la propria insospettata dignità; che proclama il valore e la preziosità di una creatura che invece, in vario modo - praticamente e anche teoricamente - si svaluta e si svilisce; che la libera da quel senso di abbandono, inutilità e insignificanza - e non solo agli occhi degli altri ma ai propri stessi occhi - che da sempre la perseguita; che le fa scoprire per quali sublimità Dio l'abbia pensata (cf. Gaudium et Spes 22) e le dice: "tu sei preziosa, sei importante, tu conti per Dio!". Svelare l'uomo a se stesso, ecco il "salario" del neonato di Betlemme, il frutto della sua opera. Ne sono bella figura i pastori che stanno presso la sua culla, esemplare di ogni povero che si scopre amato e sorprendentemente ricercato da un amore proveniente nientemeno che dal Cielo stesso. La Chiesa altro non è che il popolo dei poveri raggiunti dall'amore, il quale fraternamente a tutta l'umanità offre il tesoro di questa buona notizia: l'umiliazione è finita!

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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