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TESTO Buon Natale a tutti

padre Gian Franco Scarpitta  

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Natale del Signore - Messa del Giorno (25/12/2008)

Vangelo: Gv 1,1-18 (forma breve Gv 1,1-5.9-14) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,1-18

1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

16Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto:

grazia su grazia.

17Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

18Dio, nessuno lo ha mai visto:

il Figlio unigenito, che è Dio

ed è nel seno del Padre,

è lui che lo ha rivelato.

. Prescindendo dalla società dei consumi che con il suo frastuono subdolo e perverso tende a sostituirsi alla sacralità della Festa, festeggiamo oggi il vero Natale, quello unico al mondo, poiché Unico e privilegiato è l’evento dell’Incarnazione, nel quale Dio scegli di umiliare se stesso, di privarsi, annichilirsi per condividere la sua gloria con l’umanità: l’Onnipotente Eterno Dio, Creatore di tutte le cose nasce da donna, sotto la legge, per riscattare tutti quelli che sono sotto la legge (Gal 4, 4 – 5) e per intrattenersi con gli uomini svelando a tutti i misteri del Regno dei Cieli.

Questa notte abbiamo acclamato tutti quanti: “Sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi porte antiche, ed entri il re della gloria. Chi è questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria”. Questo inno, dedicato originariamente all’ingresso glorioso dell’Arca dell’Alleanza nel tempio di Gerusalemme, ci invita ad esultare per l’ingresso del Dio Bambino nella scena del mondo e a considerare quanto esaltante ed ineffabile sia il mistero di un Re di Gloria che baratta la sua grandezza con la nostra piccolezza e meschinità, spogliando se stesso fino alla condizione di servo (Fil 2, 1 – 4) per elevarci tutti alle altitudini di Dio. La gloria è infatti la presenza ineffabile del Signore invitto e incontrastato che si mette in relazione con l’uomo mentre questi mostra solo la sua impotenza; nell’incarnarsi in un Bambino Dio mostra di voler ricolmare l’uomo di questa stessa gloria e di condividere con lui questa sua magnificenza e.

Anzi, la gloria di Dio in Cristo si identifica con la volontà divina di servire l’uomo nell’amore e nella misericordia, accompagnandolo fino in fondo nei suoi sentieri; non per niente Sant’Ireneo può affermare che “la gloria di Dio è l’uomo vivente”.

Il Natale è il giorno dello stupore, della meraviglia e della riconoscenza dell’uomo che viene raggiunto egli stesso da Dio nella propria dimensione di nullità e di peccaminosità, e nel quale la ragione non può che inchinarsi al Mistero senza opporvi resistenza ma mostrando tutta la sua docilità. Dio si incarna, entra nella storia assumendo la semplicità e l’innocenza di un Bambino e questo è il privilegio stupefacente che ci chiama al raccoglimento contemplativo di fronte ai nostri presepi, rappresentativi di questo evento di grazia del tutto speciale.

Ancora più esaltante e meritorio di considerazione è anche il dato di fatto che questo Re Bambino, già nel silenzio e nelle ristrettezze di quella precaria abitazione di fortuna che è la mangiatoia, comunica, si rende artefice di un grande coinvolgimento salvifico a beneficio dei peccatori che accorrono tutti quanti al suo cospetto nella persona dei pastori, come pure di illustri uomini di scienza astrale, quali sono i Magi, che giungono addirittura dall’Oriente per abbandonare ogni razionalismo esasperato al cospetto del Bambino: un Signore Re di Gloria, insomma, che nelle fattezze dell’infanzia è già apportatore di luce e di salvezza e che si mostra eloquente nonostante il silenzio e il fare dimesso.
Quali reazioni da parte nostra al mistero del Natale?

Lo abbiamo già detto in partenza: occorre che ci disponiamo alla contemplazione, allo stupore e al ringraziamento mentre la meraviglia di Dio si impossessa dei nostri cuori; non possiamo che mostrarci aperti e riconoscenti perché la grazia di Dio possa fruttificare in noi e non trovare terreno sterile, ma non possiamo non considerare l’invito del Salmista, “sollevate, porte, i vostri frontali, alzatevi porte antiche...” che Giovanni Paolo II ci ribadisce con il suo invito: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. Il che corrisponde a nutrire disinvolta fiducia nei confronti di Cristo Salvatore, lasciando che Egli trovi spazio nella nostra vita e non omettendo di assumerlo come unico referente nella quotidianità; di Cristo non si deve aver paura, neppure quando sembra che Egli voglia manomettere i nostri propositi personali o smentirci nelle nostre ambizioni e nelle mete: in realtà Egli vuole solo accrescerne la consistenza e motivare il nostro slancio e la nostra inventiva nel procacciarle, perché Dio nulla toglie a quanto di bello e di fondato sussiste della vita umana. Di Cristo non ci si deve vergognare, neppure quando siamo costretti a schierarci contro altri nella tutela dei valori e dei moniti evangelici con il rischio di perdere l’approvazione di altri o perfino le nostre stesse amicizie; con Cristo non bisogna mai demordere né mai arrendersi ma sempre persistere e rinnovare la nostra costanza nella lotta, anche quando i problemi sembrano essere insormontabili e le situazioni insostenibili; in definitiva, come appunto esorta il compianto pontefice, Cristo è la risorsa che ci consente di vincere ogni paura e trepidazione e di affermarci su tutti i fronti con appropriati e promettenti risultati.

Spalancare una porta tuttavia può comportare anche che ne fuoriesca un coacervo di oggetti da scartare. E infatti, aprendo le nostre porte non possiamo che operare un rovinio secco e deciso nel debellamento delle nostre egoistiche ambizioni, delle malvagità congenite e consolidate, della cattiveria, dell’odio, della falsità e doppiezza nei confronti del prossimo e di ogni altra debolezza che è sempre lesiva per noi stessi e per gli altri poiché lenisce la nostra convivenza collettiva e apporta il deterioramento dell’intera comunità umana; gettiamo via ogni gelosia, discordia, inimicizia superando eventuali dissapori e malintesi avuti in precedenza con parenti e amici, optando per la pace e per la riconciliazione.

Il Natale, appunto perché si configura con la commozione del Mistero e con l’invito a sollevare i nostri frontali, è anche la scelta dell’amore, della giustizia e della solidarietà fra di noi, per il rinnovamento della nostra società per l’istituzione di un mondo meno ostile e perverso di quello al quale ci costringono ogni giorno i mass media. Non basta relegarlo al solo tempo liturgico che intercorre dal 25 Dicembre al 6 Gennaio, ma in esso occorre immedesimarsi per appropriarsi della sua profondità e della speciale immensità di ricchezza che esso apporta nella nostra vita con il suo fascino di grazia divina incommensurabile per poi recarlo con noi in tutti i periodi dell’anno.

Ad offrirci quest’anno ulteriore incentiva nella valorizzazione del Natale, quest’anno è l’indizione dell’Anno di San Paolo da parte Benedetto XVI grazie al quale, anche se indirettamente e in forma velata, possiamo riscontrare come l’Apostolo Paolo rafforza in noi la convinzione che Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori e –aggiunge – di questi io sono il primo” (1 Tm 1, 15), esaltando così l’opera del Padre che nel suo Figlio Incarnato ha voluto redimere l’uomo e innalzarlo alla condivisione della stessa gloria divina, rilevando come la potenza di Dio si manifesta in ciò che umanamente si ritiene assurdo e assicurandoci in tal modo che l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato (Rm 5, 5) e per ciò stesso nel dono singolare del suo Figlio; Paolo sembra soffermarsi soprattutto sulla condizione di spoliazione e di abbandono che il Figlio di Dio ha realizzato di se stesso nel donarsi all’umanità e fra le righe inneggia alla semplicità del Bambino di Betlemme che lui descrive “nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4, 4) cioè abbassato fino all’estremo.

Forti dell’intercessione dell’Apostolo accingiamoci quindi a celebrare il Natale nello spirito della fiducia e della speranza che non deludono, abbandonando tutto lo specioso che ci propina la scena di questo mondo e riaffermando la nostra vita in Cristo.

E’ l’augurio che personalmente mi permetto di rivolgere a tutti e ciascuno, perché nel Natale assaporiamo la vera gioia del Bambino che ci unisce e ci raccoglie attorno a sé nonostante l’umiltà del suo silenzio e del suo raccoglimento; un augurio particolare di Buon Natale a quanti lottano contro situazioni difficili e insostenibili, soprattutto a quanti soffrono nello spirito e nel fisico e sono provati dal paradosso del male.

Il Bambino Gesù re di gloria esaudirà tutti i nostri desideri e trasformerà in certezza tutte le nostre speranze, essendo Lui stesso la Certezza in quanto promessa realizzata da Dio. Buon Natale a tutti.

 

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