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TESTO Commento su Is 40,10-11

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Martedì della II settimana di Avvento (09/12/2008)

Brano biblico: Is 40,10-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Ecco, il Signore Dio viene con potenza, con il braccio egli detiene il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e i suoi trofei lo precedono. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri.

Come vivere questa Parola?

Nella prima lettura odierna, tratta da una stupenda pericope di Isaia, Dio parla attraverso il profeta: “Consolate, consolate il mio popolo e parlate al cuore di Gerusalemme”. Anche se sperimentiamo dolori, tribolazioni, questo cammino nella Parola di Dio è cammino illuminato da una grande consolazione.

Sì, Dio, nel mistero dell’Incarnazione, è il Dio che viene a salvarci. È questo il vero conforto, viene con potenza perché detiene un dominio capace di farsi largo dentro le aberrazioni della nostra storia. Viene con immensa dolcezza perché il suo modo d’essere è assimilabile a quello del pastore a cui stanno molto a cuore le sue pecore. Ecco, si prende tra le braccia le più deboli, conduce pian piano (quasi misurando il suo passo) quelle che hanno in grembo il mistero della vita.

Nel Vangelo odierno, Gesù riprende questa immagine tenerissima, assimilando a sé l’immagine del pastore che va per dirupi in cerca della pecora che si è smarrita. La trova ed è felice di portarla in salvo, dentro un abbraccio pieno d’amore.

Oggi, nel mio rientro al cuore, mi chiederò con forza se davvero mi faccio consolare dalla Parola di vita, dal grande annuncio che comunica salvezza. O è forse per me una parola-fantasma? Un lucignolo che non riesce a illuminare il mio cuore e il mio vivere, soffocato e spento da una mentalità più mondana che cristiana?

Vieni, Signore, con potenza e parla al mio cuore perché, da te consolato, mi esponga fiducioso alla speranza, di cui la Tua Parola si fa lieto annuncio.

La voce di un Padre della Chiesa

Ti invoco, Dio mio, mia misericordia [...]. Non abbandonare chi ti invoca, tu che mi hai prevenuto prima ancora che t’invocassi e hai insistito sempre più fortemente a chiamarmi in vari modi così che io sentissi da lontano, mi voltassi e invocassi te che mi chiamavi.
S. Agostino

 

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