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TESTO Commento su Marco 1,1-8

don Daniele Muraro   Home Page

II Domenica di Avvento (Anno B) (07/12/2008)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

“Davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno”, lo afferma san Pietro nella prima lettura. A pensarci si tratta di un risvolto della eternità di Dio. Tra un anno e mille anni la scala è di mille volte di più, ma tra un giorno e l’eternità oppure tra mille anni e l’eternità la distanza è sempre infinita.

Tra finito e infinito non c’è proporzione. Se la mèta a cui devo arrivare è distante fino all’infinito, che faccia un passo nella sua direzione, oppure che ne faccia mille, la strada da percorrere per arrivare a questa mèta distante fino all’infinito sarà sempre infinita.

La considerazione di questa sporporzione fra Dio che è eterno e noi che viviamo nel tempo può scoraggiare o anche rendere increduli. Sempre nella seconda lettura san Pietro ci dice che Dio adopera il tempo come meglio ritiene. “Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, cioè nel farsi vedere, anche se alcuni parlano di lentezza”. Egli vuole che nessuno si perda, “ma che tutti abbiano modo di pentirsi”, per questo prende tempo, cioè dalla sua eternità aggiunge un tempo di pazienza al nostro tempo terreno.

Tuttavia ad un certo punto i tempi supplementari finiranno e allora si cambierà scenario. Si affermerà finalmente il Regno di Dio e ci saranno nuovi cieli e una terra nuova, nei quali la giustizia avrà fissa dimora.

Queste cose noi facciamo fatica ad immaginarle e ancora meno riusciamo a gustarle. Proviamo bensì il disgusto per le cose che non vanno, ma che gusto c’è ad aspettare il giorno del Signore proprio non lo sappiamo.

Dice ancora san Pietro: “Nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia!”. Eh già, ma se la visita di Dio è per domani, per domani mi farò trovare pronto, ma se Dio non si sa quando viene, come potersi preparare? Torniamo così al discorso iniziale. Per Dio non c’è differenza fra un giorno e mille anni. Per noi invece sì, ma tutto il tempo che abbiamo a disposizione prima che Egli si faccia sentire ancora una volta nella storia degli uomini noi lo dobbiamo considerare come un’occasione favorevole per metterci apposto.

Un messaggio simile proviene da san Giovanni Battista nel Vangelo secondo Marco. Anche lui annucia una distanza tra la sua persona e il Messia che deve arrivare, ma anche per lui quelli sono momenti speciali, favorevoli per la conversione in vista di un incontro personale con il Salvatore.

Ci può fare meravigliare la descrizione della folla di persone che accorreva ad ascoltare Giovanni Battista e poi a ricevere il suo battesimo. Ci può fare ancora più impressione il suo abbigliamento e la sua dieta: “era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico”. Evidentemente la gente passava sopra a questi particolari, e si concentrava sulle sue parole, o forse teneva in considerazione il suo modo di vestire e di mangiare solo in riferimento al suo messaggio.

Il Battista dunque si mostrava rude e impetuoso. Nella prima lettura invece abbiamo sentito un annuncio delicato e piacevole: “Consolate, consolate il mio popolo!” “Il Signore Dio viene con potenza. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.

Sono due modi diversi di presentarsi, eppure entrambi provengono dalla stessa origine e manifestano la stessa preoccupazione: quella di far trovare al Signore una strada bene appianata. Nel caso della prima lettura si tratta della strada per tornare dall’esilio di Babilonia. Siccome Dio nella sua misercordia aveva decretato il termine della deportazione degli Ebrei ad opera dei loro nemici, occorreva prepararsi in fretta perché presto sarebbe stato dato il permesso del rientro in patria, quella Giudea abbandonata ormai settantanni prima.

Senz’altro l’annuncio sarà stato accolto con gioia, ma poi c’era da pensare alle scomodità del viaggio e alla desolazione delle case e dei villaggi lasciati così a lungo senza custodia.

Per questo c’era bisogno delle parole di incoraggiamento del profeta (il secondo Isaia).

Dolce e amaro si mescolano nella parole del Vangelo e in quelle della prima lettura. Al principio il linguaggio di Giovanni Battista sembra aspro, ma poi diventa dolce per coloro che sperimentano il battesimo di conversione in vista del perdono e della salvezza. Nella prima lettura invece un messaggio di liberazione nasconde un’imprevista amarezza nel mentre si realizza.

L’importante verrebbe da dire è che la Parola di Dio non lasci indifferenti gli ascoltatori. Il gusto si può anche educare. Sappiamo bene che se non si mangia non si può rimanere in forze. Anche spiritualmente il pericolo più grande è l’inappetenza, il non volerne sapere di nutrire la propria anima, la svogliatezza spirituale.

I bambini sono attratti dai gusti piacevoli, ma non sempre ciò che apprezzano corrisponde a ciò che veramente giova loro e di cui hanno bisogno. Capita così anche nella vita della fede. Una parola può sembrare fastidiosa da accettare al principio, ma poi se uno la mette in pratica si può rivelare piena di buoni frutti e di soddisfazioni. Alla stessa maniera del palato anche l’animo può venire educato, anzi ne ha bisogno.

Tutti i gusti sono i gusti si dice: però non tutto è sano alla stessa maniera. Oggi la Parola di Dio ci invita ad presentare a Lui un cuore ben disposto per lasciarci cambiare interiormente, per lasciarci allenare ad apprezzare quello che Dio gradisce e a respingere quello che a Dio non piace.

Apprezzeremo ancora di più la vita, quella nostra nel tempo e quella che Dio prepara ai suoi amici per l’eternità.

 

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