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TESTO Un cammino è la scoperta del volto

don Maurizio Prandi

I Domenica di Avvento (Anno B) (30/11/2008)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Si apre un nuovo anno liturgico. Ci è data una nuova occasione per entrare nel mistero di Dio. Quando qualcosa comincia, sempre una novità è alla porta. E’ necessario allora per noi scoprire quale sia la novità che Dio ci regala rivelandoci il suo volto.

Attendiamo, attendiamo che Dio visiti la nostra vita. E’ giusto dire così, perché diverso sarebbe dire: ci aspettiamo che Dio visiti la nostra vita, perché una cosa è radicarsi in una attesa, una cosa è radicarsi in una aspettativa.

Sento questo: radicarsi nell’attesa è essere disponibili ad accogliere una novità, farsi accompagnare, riconoscere che l’altro è diverso da come io me lo sono costruito, immaginato, riconoscere che l’altro può cambiare e che proprio per questo non devo e non posso smettere di amarlo e di accettarlo (nonostante questo suo cambiamento); radicarsi nell’attesa è dare una casa, è aprire il cuore e la vita, è avere il coraggio che hanno i papà e le mamme, è guardare al futuro con coraggio e con speranza, disposti anche, credo, a lasciarsi ferire da una realtà che può essere diversa da come noi ce la potevamo immaginare o da come noi avremmo desiderato potesse essere.

Mi pare bello che seconda lettura e brano di vangelo ci indichino strade diverse e allo stesso tempo convergenti per poter vivere il nostro tempo di Avvento: S. Paolo mi pare ci inviti ad aprire il nostro cuore alla sorpresa, alla promessa contenuta nel futuro ”aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo”: è una manifestazione che ancora deve avere un compimento, tanto nella comunità di Corinto alla quale Paolo scrive, quanto nei nostri pensieri e nei nostri cuori, come dire che ancora l’idea di Dio che abbiamo non può essere definitiva, perché camminiamo nella fede: un cammino è la scoperta del volto! Ecco che la nuova venuta del Signore deve risvegliare in noi un senso di fede, di vigilanza, di povertà interiore perché si realizzi l’incontro personale con Gesù che è sempre un po’ la meta di ogni nostra tensione spirituale. La povertà interiore, per poter far proprio un aspetto importante che la liturgia di oggi ci propone: l’invocazione, la preghiera.

Ritorna Signore, ritorna, - dice il profeta Isaia – ritorna ma non per fare chissà quale miracolo, per risolvere chissà quale situazione difficile, ritorna perché desideriamo continuare ad essere plasmati da te, lavorati da te, vogliamo essere come tu ci vuoi, tutti noi che siamo opera della tue mani; continua o Dio, la tua opera creatrice. La fede, perché nell’attesa non perdiamo di vista la certezza della presenza, non ci dimentichiamo della promessa fatta da Gesù: ”sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. La fede perché il futuro (la manifestazione che deve avvenire) rende carico di senso e di significato il nostro presente.

E qui mi pare si inserisca bene anche il vangelo che abbiamo ascoltato, con il legame forte che esiste tra fede e vigilanza. Quest’ uomo che, partito, lascia ai suoi servi un compito: a ciascuno il suo. Certamente compito di ognuno è la fede, che sappiamo bene non essere una questione meramente intellettuale: credo che Dio non chieda di essere saputo, Dio chiede di essere amato e vissuto. Per questo allora il tempo dell’Avvento, tempo forte nel quale scoprire la presenza misteriosa di Dio nei Sacramenti, nella Parola, nella preghiera, nei fratelli e nelle sorelle specialmente i più poveri e sofferenti.

Vigilanza, veglia, l’invito di oggi: Vegliate! Quante veglie, quante veglie dettate dalla gioia, dall’attesa di qualcosa che pensiamo bello: la mia prima notte insonne è stata in prima media, aspettavo di andare in gita sul Lago Maggiore ricordo, ma quante veglie nelle nostre case anche per altri motivi, perché siamo pieni di pensieri, tristi o preoccupanti, perché le domande sul futuro o sul senso della nostra vita non ci danno pace, perché una persona cara non sta bene e chiede la nostra vicinanza. Un piccolo impegno allora per poter capire quale compito particolare è affidato ad ognuno di noi: allenare la nostra attenzione.

Vogliamo essere attenti alle persone che abbiamo vicino: attenti alle loro parole, ai loro desideri, alla loro tristezza, alla loro solitudine, al loro bisogno di aiuto...

Vogliamo essere attenti a non lasciar scivolare via neppure un’occasione per vivere secondo il cuore di Dio. Questo sarà il modo migliore per svolgere il compito d’amore che Lui, padrone del mondo, ci ha affidato. Questo sarà il modo migliore di aspettare la Sua venuta (Daniela de Simeis).

 

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