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TESTO Commento su Marco 13,33-37

don Daniele Muraro  

I Domenica di Avvento (Anno B) (30/11/2008)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 13,33-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

“La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non vi manca più alcun carisma”, dice san Paolo nella seconda lettura. Carisma vuol dire “dono da parte di Dio” e testimonianza si riferisce all’annuncio della fede che Paolo aveva portato con molto timore e trepidazione. Arrivando a Corinto infatti Paolo voleva trasmettere non una sapienza umana, ma una rivelazione fondata sulla potenza di Dio. Come dice più avanti a Corinto di suo egli ci aveva messo una pazienza a tutta prova, e se qualche miracolo era avvenuto in mezzo a loro esso era stato opera del Signore, che conferma con prodigi e segni l’operato dei suoi apostoli. Dunque la frase iniziale significa: “in seguito all’annuncio della parola di Dio e del messaggio del Vangelo Dio vi ha arricchito di ogni specie di doni (carismi).”

Secondo l’espressione di san Paolo più precisamente è Gesù che arricchisce i suoi fedeli e tra i doni quelli apprezzati di più sono la parola e la conoscenza. Queste esemplificazioni ci permettono di rimaniamo nel contesto della Bibbia che in quanto parola di Dio il recente sinodo dei Vescovi ha sottoposto alla nostra attenzione.

Chi ha il dono della parola è capace di comunicare, può ascoltare e rispondere e se fa spazio a questa parola dentro di sé certamente comprenderà molte cose, sarà capace di stabilire dei legami e avanzerà sulla via della conoscenza.

San Paolo loda i cristiani di Corinto appunto perché sono progrediti molto nella conoscenza della loro fede. Siamo all’inizio della prima lettera che egli scrive loro e subito vuole mettere in chiaro che non intende trattarli come dei principianti. Egli è ben consapevole che l’annuncio della fede, una volta fattosi posto nel cuore e nella mente di un ascoltatore, non rimane inerte, ma come un seme, dopo essersi radicato, poi è capace di portare frutti per conto proprio.

Siccome la fede cristiana è una realtà e non una dottrina, parla di fatti e non di idee, quando uno è entrato a far parte di questa storia di salvezza attraverso il primo annuncio e i sacramenti, di lì in avanti può cominciare a far da solo i suoi ragionamenti e a tirare le somme per se stesso.

Solo una cosa si sente di raccomandare san Paolo ai cristiani di Corinto, ossia di aspettare la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo in modo da rimanere saldi sino alla fine, ossia nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo.

Questa attesa non è passiva, ma si deve nutrire di fede e anche di comunione fraterna. Anche Gesù nel Vangelo invita i suoi discepoli ad essere vigilanti. Nella parabola il padrone di casa, che è Gesù stesso, prima di partire ai suoi servi dà il potere. A ciascuno poi è riservato un compito particolare, ma comune il potere è a tutti.

C’è un legame fra i doni e il potere. Se uno possiede qualcosa la può anche adoperare. Così estende il suo raggio di azione, ossia il suo potere. Le due letture dicono che tutto proviene da Dio, ma ogni dono ha bisogno anche della collaborazione del beneficiario. Chi riceve un dono o il potere poi deve adoperarli usandone bene.

Il primo che deve stare all’erta è il portinaio. Non sappiamo a chi intenda riferirsi precisamente Gesù sotto questa immagine; tuttavia possiamo vedere rappresentato in lui chi nella Chiesa ha responsabilità, che tiene le chiavi di casa e ha il compito di introdurre nella comunità i nuovi arrivati oppure di respingere chi si presenta alla porta con cattive intenzioni.

L’atteggiamento di stare ben sveglio però non deve rimanere preoccupazione esclusiva del portinaio. Infatti Gesù aggiunge rivolto ai suoi ascoltatori: “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà” e ancora in conclusione torna sullo stesso invito: “Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!”.

La prima volta che dice “Vegliate!” Gesù si riferisce nel verbo che adopera all’uomo che dorme nel campo, sempre con l’orecchio attento, teso, pronto a levare in piedi per difendere i suoi beni.

Similmente Gesù avverte che non si sa quando il padrone di casa tornerà, ma per quel momento è bene essere ben svegli.

Ciascuno è custode della propria coscienza. Tu solo puoi fare la guardia al tuo animo e sorvegliare le porte del tuo spirito. Tu solo puoi accettare o respingere fantasie, immagini, idee, propositi.

Non serve sapere tutto se non si mette un ordine nelle proprie conoscenze. Non serve sapere tutto del Vangelo e di Gesù Cristo se non ci si prepara all’incontro con Lui.

Essere istruiti vuol dire avere appreso delle informazioni valide e sufficienti. Avere del genio comporta di andare oltre quello che è stato tramandato e trovare dei risvolti nuovi negli identici contenuti.

Lo stesso vale per la Sacra Scrittura: mettersi a leggerla se questa lettura non ci porta all’incontro con Gesù, rischia di essere inutile, un dono sprecato. Per il cristiano il genio nella lettura della Bibbia è godere dell’assistenza dello Spirito santo. È lui che rinnova continuamente il contenuto della lettura in modo da farcelo apparire attuale e ricco di significati.

Nella Bibbia il dialogo fra Dio e l’uomo continua in maniera misteriosa, ma reale fino al momento dell’incontro personale, faccia a faccia, con il Signore. Questo è un dono grande che Dio ha fatto agli uomini, ma senza l’adesione sincera e completa di ciascun fedele, questo dono può ben poco. Risvegliamo la nostra attenzione di fronte al Signore che viene e daremo dimostrazione non solo di una grande volontà, ma anche di prontezza interiore e finezza spirituale.

 

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