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TESTO Io sono il Buon Pastore

don Romeo Maggioni  

IV Domenica di Pasqua (Anno B) (11/05/2003)

Vangelo: Gv 10,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.

14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

Un giorno Dio si volle presentare al popolo col suo nome proprio, e disse: "IO SONO" - Jahvè! Ma non diede una definizione di Sé; disse: Io sono quel che mi vedrete ora fare per voi. Vi libererò dall'Egitto. Israele ha riconosciuto così il suo Dio dai fatti, dai gesti di salvezza compiuti per lui.

Quando venne Gesù anche lui disse: IO SONO, a dirci la sua identità col Dio di Israele, traducendo poi in gesti precisi e significativi le varie immagini di questo Dio che si china a interessarsi degli uomini. Io sono la luce, io sono la vita, io sono l'acqua, io sono il pane vivo... Oggi ci dice: "Io sono il buon pastore che offre la vita per le sue pecore".

1) UN DIO CHE DA' LA VITA PER NOI

Mai come oggi Gesù è puntiglioso e, velatamente, polemico. Sullo sfondo sta la tragedia di un mondo guidato da "mercenari" non da pastori, un mondo di uomini sfruttati e imbrogliati, cui non è offerta la vita ma è loro tolta e resa più difficile. A tal proposito Gesù arriva a dire: "Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti" (Gv 10,8). Anche san Paolo ricorderà ai cristiani di Efeso che ci saranno "lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge" (At 20,29), di fronte ai quali è necessario vigilare.

Al contrario Gesù s'interessa delle pecore, gl'importa di loro, e quando c'è pericolo e rischio non si tira indietro: "Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine" (Gv 13,1). Dio se la caccia per gli uomini fino a metterci la pelle per loro. La croce ne è l'immagine parlante.

E' scelta voluta, non incidente di percorso, questa di dare la vita per i suoi amici: "Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso". Dovremmo meglio dire: scelta gratuita, cioè non meritata in niente da noi, perché la sua motivazione sta soltanto nell'amore gratuito del Padre che Gesù è venuto a realizzare: "Per questo il Padre mi ama: perché offro la mia vita; questo comando ho ricevuto dal Padre mio". Lì è la sorgente della nostra salvezza e della nostra grandezza: il cuore del Padre, il cuore di Dio che Gesù è venuto a mostrare. Gl'importa di noi, contiamo per lui: finalmente abbiamo scoperto Qualcuno cui appoggiare la nostra fragile precarietà e solitudine!

"In nessun altro allora c'è salvezza: non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (I lett.). Per le cose che contano, non ci dobbiamo fidare di nessuno, perché solo Dio - né uomini, né amori, né cose - può capirci fino in fondo, amarci pienamente, soddisfarci con totalità! Su di Lui, su Dio, sul suo Cristo, va impostata la nostra sicurezza, anche se il mondo continuamente ci sollecita a fidarci d'altro! "La pietra, scartata da voi costruttori, è diventata testata d'angolo".

"E' meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo", ci fa pregare oggi il Salmo; "E' meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti". Non perché Dio sia il più potente, ma perché ci ama di più, ci ama veramente!

2) UN DIO CHE CI AMA PERSONALMENTE

Dio non ci ama a mucchio, ma personalmente. Oggi Gesù usa parole delicatissime: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me". V'è una reciproca comunione di conoscenza e d'amore. "Dio ama ciascuno come fosse l'unico", dice sant'Agostino. Ogni singolo individuo Dio chiama ad essere "figlio nel Figlio", a entrare in quel giro singolarissimo di rapporti che intercorrono tra il Padre e il Figlio Unigenito in seno alla Trinità:

appunto "come il Padre conosce me e io conosco il Padre". Il rapporto è diretto, da persona a persona, carico dell'affettività sincera e totalizzante che deriva dal sentirsi amato con totalità.

E' un rapporto trasformante, che mira a conformarci al Figlio per avere parte con lui nella vita Trinitaria, fino a divenire "simili a lui". "Carissimi - leggiamo oggi nella seconda lettura - vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente! Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Quando lo sarà, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Diventiamo uno di Casa Trinità. Gesù l'aveva ben promesso: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola" (Gv 17,21). Il nostro destino è quello di essere niente di meno che come Dio, figli per dono quanto lo è il Figlio Unigenito per natura.

Destino alla fine offerto a tutti: la totalità dell'amore non esclude l'universalità, come un genitore sa amare lo stesso tutti i suoi bambini. "E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre". Nessuno si senta escluso da questa premura di Dio. Anzi dirà Gesù: "Se uno ha cento pecore e ne perde una..., proprio quella andrà a cercare, perché si fa più festa proprio per chi era lontano ed è stato ritrovato" (Lc 15,4-7). "Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto" (At 10,34). Il sogno di Dio, e l'opera di Cristo, è di fare di tutti gli uomini "un solo gregge e un solo pastore".

La Chiesa, oggi, di questo Regno di Dio che ha confini non visibili, è l'inizio visibile, sicuro, e lo strumento privilegiato. Diveniamone partecipi entusiasti e missionari.

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In questa domenica ogni anno il Papa ci invita a pensare e a pregare per le vocazioni di speciale consacrazione al Regno di Dio: sacerdoti, missionari, religiose, laici di impegno ecclesiale. Hanno la missione di testimoniare e prolungare nell'oggi la premura salvifica del Buon Pastore per tutti gli uomini.

Guai se venissero meno le energie fresche e totalitarie per annunciare il vangelo: il nostro mondo, già così senza direzione e senso, perderebbe ogni speranza e verità!

In un mondo soffocato da tanto egoismo, guai se mancassero anime consacrate a Cristo nel servizio dei fratelli più bisognosi, in una dedizione profetica capace di tener vivo almeno un poco nel cuore di tutti il senso dell'umanità e della solidarietà! Sarebbe spegnere la vita!

Il Papa dice che è da comunità cristiane, vive per la catechesi e la carità, che nasceranno queste vocazioni speciali. Assieme alla preghiera, diamoci tutti da fare per trasformare anche la nostra comunità in un terreno di coltura di tante vocazioni sacerdotali e religiose.

 

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