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TESTO Commento su Marco 13,33-37

Omelie.org - autori vari  

I Domenica di Avvento (Anno B) (30/11/2008)

Vangelo: Mc 13,33-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 33Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. 34È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. 35Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; 36fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. 37Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».

Con questa domenica si apre innanzi a noi un tempo bello e prezioso: il tempo dell’Avvento. Avvento - come ci suggerivano le letture che abbiamo appena ora ascoltato - dice attesa, ricerca, vigilanza ma ancor prima e ancor più dice il farsi vicino, il farsi prossimo di Dio alla nostra vita:Tu Signore sei nostro Padre... e vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie” (Isaia 63,16b.64,4).

E allora, per noi, Avvento si fa tempo di memoria, memoria grata e riconoscente per quello che Dio, una volta per tutte, ci ha donato e svelato nel suo Figlio Gesù Cristo. L’agire cristiano nasce da questa memoria: se io ricordo, se io comprendo quello che Dio ha compiuto nel tempo e nella storia per amor mio, e dell’umanità tutta, la mia vita risplenderà di questo amore e ne diventerà un riflesso. La vigilanza a cui il Signore ci invita non è fatta di paura e di timore ma di attesa gioiosa, la stessa che proviamo quando, magari dopo una lunga lontananza, ci è dato di poter riabbracciare le persone che amiamo.

Per farvi meglio capire quello che è celato dietro le parole del vangelo potremo pensare a quel format televisivo che ha fatto la fortuna di non pochi conduttori televisivi: mi riferisco a trasmissioni del tipo “Carramba che sorpresa” o “C’è posta per te”. In fondo che cosa cattura l’attenzione e la sensibilità dello spettatore? Io credo quell’attingere alla memoria della vita, delle esperienze e dei sogni che si è vissuti e che, per circostanze fortuite sembrano essere ormai lontani e irraggiungibili. Ma ecco che, grazie all’interessamento di qualcuno, grazie ad una lettera che viene recapitata, l’attesa, il sogno trova il suo compimento. E guardate bene che tutti noi portiamo dentro di noi un profondo bisogno di sentire che i nostri sogni, le nostre attese, le nostre aspettative, possono trovare un compimento.

L’avvento ci dice che Cristo è la Parola fatta carne, la lettera che Dio ha inviato all’uomo perché, in Lui, la nostra vita trovi senso ed orientamento. L’Avvento, dunque, è un tempo di attesa e di speranza, un tempo in cui nella chiesa risuona in particolare una parola: “Maranà tha! Vieni, Signore Gesù!”, e a questa invocazione Gesù risponde: non temere “vengo presto!”; vengo a rivelarti e a mostrarti nella mia carne di quale amore sei amato dal Padre, perché tu sei prezioso ai suoi occhi e degno di stima (cfr Is 43,4).

Questa stima che Dio nutre nei nostri confronti, e che già il profeta Isaia annunciava nei suoi oracoli, nel vangelo trova la sua concretizzazione: quest’uomo che parte - con piena fiducia - lascia ai suoi servi le sue cose, a ciascuno il suo compito (Mc 13,34) chiamandoli a corresponsabilità.

In queste 4 domeniche che ci conducono verso un rinnovato incontro con il Signore, potremo chiederci: qual è il mio compito? Per usare la parole dell’evangelista Marco, da quali torpori devo risvegliarmi? Su quali cose devo fare attenzione a non addormentarmi, a non adagiarmi? Si perché la vita è cammino, la vita è ricerca costante, e il vangelo, il Signore, mi invita a non lasciarmi vivere bensì ad avere uno sguardo attento e penetrante che non si ferma mai alla superficie delle cose, ma cerca di andare in profondità perché la nostra vita e le nostre relazioni mettano radici solide e capaci di dare linfa e vigore al quotidiano.

Permettetemi però un’ultima e preziosa sottolineatura alla luce della II lettura ascoltata. Paolo rende grazie a Dio per i cristiani della Chiesa di Corinto a motivo della grazia di Dio che in Cristo hanno ricevuto, perché in Lui sono stati arricchiti di tutti i doni.

È qui il centro del messaggio dell’Avvento, la buona notizia, l’evangelo che questo tempo vuole farci giungere: dobbiamo fare sì tutto quello che la vita ci chiede, ma soprattutto dobbiamo guardare a Cristo per lasciarci trasformare dalla forza della sua carità. Dobbiamo fare i nostri progetti ma più di ogni altra cosa dobbiamo “lasciarci fare” dall’amore: dobbiamo fidarci pienamente dell’amore di Dio.

Forse l’avvento ci esorta proprio a vivere questa rinnovata fiducia in Dio che si fa prossimo a noi attraverso suo Figlio Gesù che “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo... e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6-7)... ci aiuti il Signore a diventare simili a Lui!


don Giampiero Ialongo

 

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