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TESTO Le opere che faccio testimoniano di me

don Romeo Maggioni  

III domenica T. Avvento (Anno B) (30/11/2008)

Vangelo: Gv 5,33-39 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 5,33-39

33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me.

Fatti non parole. Parole che diventano vere coi fatti. Parole che preannunciano e fatti che attuano quelle promesse. Allora anche la speranza si fa sicura e diviene forza di vita.

La nostra speranza in Cristo - sulle sue promesse di salvezza - hanno come fondamento fatti che hanno già attuato parole antiche; Paolo dirà di Cristo che è l’Amen, il Sì di Dio alle sue promesse di salvezza. “Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono Sì” (2Cor 1,20).

“Le opere che io sto facendo testimoniano di me”. Gesù porta la prova dei fatti a dire che in lui opera quel Dio che aveva promesso un suo intervento salvifico nella storia. Giovanni ne era stato l’immediato testimone. E oggi tocca alla Chiesa, ad ognuno di noi, essere testimoni di una speranza-salvezza ben garantita dai fatti.

1) LA TESTIMONIANZA DI DIO

Dentro uno dei momenti di crisi più acuta del popolo di Dio, schiavo a Babilonia, si alza la voce del profeta ad annunciare una liberazione: “La mia giustizia è vicina, si manifesterà la mia salvezza” (I lett.). L’impegno di Dio è fondato sulla elezione di Abramo, sulla promessa cioè di fare della sua discendenza il suo popolo: “Guardate ad Abramo vostro padre: io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai. Guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti”. Una salvezza che ha già una mira universalistica: “Porrò il mio diritto come luce dei popoli; le mie braccia governeranno i popoli. In me spereranno le isole”. Universale perché scaturita dalla gratuità e dalla fedeltà della iniziativa divina: “La mia salvezza durerà per sempre, la mia giustizia non verrà distrutta”.

Un giorno il Battista, nell’annunciare l’arrivo del Messia, si sentì dire: “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il vangelo” (Mt 11,4-5). Ciò che le Scritture avevano annunciato, ora si stava realizzando per l’opera di Gesù di Nazaret. Lui era l’incarnazione fisica del Dio che veniva ad attuare la salvezza promessa. Lo dichiara oggi Gesù stesso: “Voi scrutate le Scritture..: sono proprio esse che danno testimonianza di me”. La vicenda storica di Gesù è lo spazio umano, abitato interamente da Dio, in cui si compiono definitivamente le promesse antiche.

E Gesù è puntiglioso a dare consistenza divina al suo operare. “Io ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere.. testimoniano di me che il Padre mi ha mandato”. Un giorno a Cafarnao, guarendo un paralitico, lo disse esplicitamente: “Ora, perché sapppiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati sulla terra, dico a te - disse al paralitico - alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua” (Mt 2,10-11). Non solo le opere straordinarie dicono il “dito di Dio” operante in Gesù, ma la voce stessa di Dio (al Battesimo e alla Trasfigurazione) e poi soprattutto la risurrezione, direttamente dicono che “il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me”. In Gesù si condensa ora tutta la lunga preparazione-promessa di rendere il deserto di questo mondo “un Eden, e la steppa come il giardino del Signore” (I lett.).

2) LA NOSTRA TESTIMONIANZA

A noi ora tocca anzitutto di conoscere le Scritture. L’Antico Testamento è premessa necessaria per riconoscere il Cristo. Diceva san Girolamo: “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. Lo aveva fatto anche Gesù con i discepoli di Emmaus: “Cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,27). Per questo il nuovo Lezionario Ambrosiano ci offre una più vasta gamma di letture bibliche. Scrive sant’Ambrogio: “Nell’antico testamento è adombrato il nuovo e nel nuovo si disvela l’antico. Bevi per prima cosa l’antico testamento, per bere poi anche il secondo.. Bevi dunque tutt’e due i calici, perché in entrambi bevi Cristo”. Impariamo, la domenica, a stimare e penetrare tutte e tre le letture bibliche che, in particolare nel nuovo Lezionario, sono integrate a sfaccettare l’unico mistero di Cristo che il vangelo annuncia.

Come il Battista -“lampada che arde e risplende” quale testimone della “Luce vera che veniva nel mondo” (Gv 1,9) - siamo chiamati anche noi ad annunciare il Cristo. Come fatti anzitutto. La vicenda umana di Gesù, chiusa in un periodo preciso di tempo e spazio, non favola o mito, è realtà ben documentata. E i fatti non sono discutibili. Ci possono interessare o meno, ma sono cose capitate. E’ il fondamento “razionale” del nostro credere in Gesù, perché ha dimostrato appunto di essere il Dio resosi visibile e vicino. Assieme bisogna testimoniare lo specifico del suo messaggio, ben oltre le nostre intuizioni filosofiche o.. “religiose”. Il volto di Dio e il volto dell’uomo che Gesù ci rivela è l’unico vero e il definitivo. Quanto generico annuncio si fa spesso di ciò che chiamiamo cristianesimo perché poco radicato nei fatti e nello specifico contenuto biblico!

Infine è detto oggi da Paolo che noi siamo chiamati a divenire “il profumo di Cristo”. “Il profumo della sua conoscenza” e il profumo della nostra coerenza nelle opere, testimoni quindi davanti a tutti gli uomini, “per quelli che si salvano e per quelli che si perdono”. Una volta c’era un canto: “Noi siamo l’ultima Bibbia che legge la gente”. “Voi siete la luce del mondo.. non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5,14-15). San Gerolamo diceva: “Traduciamo le parole in opere; non dire cose sante, ma farle”. Dice Gesù: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt 5,16).

Di Giovanni oggi Gesù fa un elogio grande: “Egli ha dato testimonianza alla verità”. Naturalmente intendendo la persona di Gesù che Giovanni aveva indicato a dito. “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6), dice il Signore. Via di salvezza e vita: unica verità dell’uomo è Gesù. La sua vicenda umana e il suo insegnamento sono l’unico modo di realizzare la vita. Egli è l’unico uomo pienamente riuscito. In lui si legge l’identità, il senso e il destino di ogni uomo, cioè quello di essere figlio di Dio, figlio obbediente ed erede. “Eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,17). Noi.. testimoniamo questa unica verità all’uomo pensoso che ha il diritto di saperla da noi Chiesa di Cristo?

 

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