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TESTO O Cristo, nostro amatissimo Re e Signore

padre Antonio Rungi

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) - Cristo Re (23/11/2008)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

O Cristo, nostro amatissimo Re e Signore!

Celebriamo oggi la XXXIV Domenica del Tempo Ordinario, ultima dell’anno liturgico, dedicata alla solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo.

La parola di Dio ci immerge nel mistero del Cristo, il principio e il fine di ogni cosa, il centro della nostra vita, del creato e dell’universo intero. La regalità di Cristo che oggi celebriamo è regalità di amore e servizio, di donazione, di misericordia. La preghiera della comunità che oggi è riunita per rendere grazie al Signore per l’anno liturgico, che è tempo di santità e di perfezione nella carità, che si chiude con questa domenica, diventa la nostra preghiera sincera e sentita: “Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto rinnovare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo, fa’ che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine”.

Ci introduce alla comprensione della solennità odierna la prima lettura tratta dal libro del profeta Ezechièle, nella quale l’uomo di Dio evidenza la presenza di Dio nella storia del suo popolo: una storia accompagnata con amore, misericordia, provvidenza e bontà. Egli è vero pastore, che cura l’interesse del suo gregge e che va in cerca della pecorella smarrita. Nessuna può rimanere isolata dal suo amore e dal suo sguardo di bontà divina, anzi va in cerca proprio di quella ferita e debole, più bisognosa di attenzione e di ogni cura.

A Gesù Cristo giudice è dedicato il testo del Vangelo di oggi, incentrato sul giudizio universale. Un Giudice che giudica con amore e con comprensione, ma anche secondo regole ben precise che egli stesso ha dettato per la salvezza eterna dei suoi figli. Regola fondamentale è la carità vissuta, attestata e concretizzata in comportamenti ed azioni semplici, come quelli di dare da mangiare, bere, assistere, essere vicino a chi è nel dolore, nella sofferenza, nell’emarginazione.

Da parte sua l’Apostolo Paolo nel brano della prima lettera ai Corinzi ci porta alla sintesi del vero significato della solennità odierna. Egli ci parla della vera regalità di Cristo, che egli esercita nel mistero pasquale di morte e risurrezione. Una regalità che verrà ultimata quando, dopo aver egli superata la barriera della morte corporale, farà superare tale barriera a tutta l’umanità nel giudizio universale. La morte infatti sarà per noi l’ultimo “nemico” da abbattere, mentre ora la pensiamo come un transito verso l’eternità, di cui non bisogna aver assolutamente paura, in quanto Cristo ha vinto la morte.

Possiamo perciò pregare con sincerità e dire a questo nostro amatissimo Re e Signore dell’universo queste semplici, ma sentite parole che partono dal nostro cuore: “O Padre, che hai inaugurato il tuo Regno di amore con la risurrezione di Cristo, rendici operai appassionati e sinceri, affinché la regalità del tuo Figlio venga riconosciuta in ogni angolo della terra. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore”.

 

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