PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Distruggerci per ricostruirci

padre Gian Franco Scarpitta  

II Domenica di Avvento (Anno B) (07/12/2008)

Vangelo: Mc 1,1-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,1-8

1Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

2Come sta scritto nel profeta Isaia:

Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:

egli preparerà la tua via.

3Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore,

raddrizzate i suoi sentieri,

4vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. 5Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. 6Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. 7E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Scrive Gian Franco Ravasi che il battesimo era una prassi già conosciuta prima di Giovanni Battista, poiché presso la comunità giudaica esistevano i riti del battesimo dei nuovi adepti, che introducevano gli iniziati nella comunità come pure vi erano tantissimi riti di “battesimo ordinario”, consistenti nelle varie abluzioni rituali. Nell’uno e nell’altro caso tuttavia si trattava solamente di ritualizzazioni esteriori, che non compromettevano per niente lo stato della persona che ne era protagonista. Diverso è invece il caso del battesimo amministrato da Giovanni il Battezzatore (Battista) che richiama subito l’attenzione in questa pagina odierna di Vangelo: accanto al rito era associato un atto di volontà deliberativa della persona, per il quale cioè non bastava, anzi non serviva, la sola infusione dell’acqua sul capo del battezzato, ma occorreva che questi si disponesse al radicale cambiamento della propria vita in vista di una novità assoluta che lo avrebbe interessato; il soggetto bagnato doveva cioè impegnarsi a cambiare la sua vita in meglio, opponendo il bene al male optando per la rinuncia al peccato in vista della novità che avrebbe apportato Cristo.

Quello di Giovanni è quindi un rito che impone la distruzione e il debellamento di se stessi per quanto riguarda la presunzione di false certezze per assumere la mentalità di Dio e nel Suo nome disporsi ad agire, un radicale cambiamento di vita che interessa innanzitutto la radicalità del soggetto umano, la persona, la forma mentis poiché la conversione non riguarda un solo settore, ma coinvolge il tutto organico della persona.

Cambiare impostazioni di vita insomma, al fine di ritrovarci tutti in Dio. Il che comporta non poco lavoro di sacrifici, rinunce, lotte, abbandoni nonché la perseveranza nell’affrontare le sfide che ci provengono da noi stessi; comporta fortezza e stabilità nel controbattere le proposte mondane e superficiali che non di rado fanno leva sulla presunzione e sul falso orgoglio, il debellamento di quanto in noi possa accogliere ogni sorta di malizia e di perversità. Quindi la conversione è anche la fuga da qualsiasi struttura di peccato.

Nell’accezione greca originaria il termine “battesimo” che significa solitamente “lavacro” (Bauptizo) descrive la situazione di abbattimento di una nave che sta affondando fra i flutti andando in rovina e tale accezione non è fuori luogo neppure per il nostro discorso poiché il battesimo comporta in effetti che noi operiamo il rovinio di noi stessi quanto alla carne, alla concupiscienza e alla malvagità, distruggiamo e inabissiamo nel Signore ogni nostra tendenza presuntuosa e arrogante perché si costruisca in noi la radicalità del cambiamento e della novità di vita. Il battesimo operato da Giovanni Battista (e anche quello di Gesù, seppure esso assumerà connotati differenti) comporta quindi una distruzione per una ricostruzione che l’uomo stesso sceglie di fare realizzare da parte di Dio e ottiene la conseguenza di una novità assoluta di letizia che viene rappresentata dalla prima Lettura tratta dal Secondo Isaia che invita a dimenticare il passato e a protrarsi verso le garanzie dell’avvenire perché “è finita la schiavitù ed è stata scontata l’iniquità”; il profeta si rivolge agli ebrei della diaspora che finalmente potranno tornare in patria dopo le pene e le ansietà dell’esilio babilonese e ivi iniziare un nuovo percorso di vita per il quale tuttavia ci si dovrà impegnare in un rinnovato interesse per il Signore che andrà seguito da parte di tutti nella fiducia e nella fedeltà estreme, ma comunemente al Vangelo di Marco il profeta denuncia che tale liberazione e novità sta avvenendo per chiunque voglia camminare sempre con il Signore dopo aver optato per la liberazione da se stesso.

Il battesimo di Giovanni ci richiama alla preparazione liturgica alla venuta di Cristo e per ciò stesso anche alla predisposizione dello spirito alla fuga dal peccato per cogliere la novità di vita che Questi sta per apportarci; ne deriva che noi non potremo celebrare in alcun modo il Natale se non avremo optato per la trasformazione radicale di noi stessi quale ce la indica il battista, se cioè non ci saremo convertiti questo intendendo il passaggio radicale delle nostre convinzioni che mutino da un aspetto verso un altro più vasto: ci si richiede di trasformare la nostra mentalità, la cultura e l’impostazione di pensiero perché si esuli da noi stessi per ritenere certe e veritiere le vie di Dio e perché ci si convinca una volta per tutte che questo Dio piuttosto che svilire e annichilire l’uomo privandolo delle proprie aspirazioni non fa altro che accrescerne la dignità; che il vivere “secundum Deum” non è prerogativa alienante e perniciosa per nessuno ma tende semplicemente a realizzare e ad esaltare l’uomo in tutte le sue dimensioni e che ci si deve disporre a riconoscere l’insufficienza delle nostre predisposizioni soggettive e la distruzione del peccato e convincersi che solo Dio ci può appagare in tutto. Questo è conversione: trasformazione radicale di noi stessi, un processo che apporterà alla fede reale ed effettiva e che per noi è irrinunciabile soprattutto in questo nostro tempo nel quale sembra che stiamo sempre più andando alla deriva nonostante i continui progressi del sapere e della tecnologia poiché l’assurdo della nostra non di rado ci seduce con il suo fascino straordinario e subdolo, quella per la quale i valori e il primato dello spirito sembrano non aver rilievo alcuno nella costruzione della società, per cui si giustificano ricorsi quali l’eutanasia e l’aborto e l’Italia (queste le statistiche attuali) vanta il triste primato nel mondo quanto al ricorso alla pedo pornografia, mentre le procedure laiciste e anticlericali sembrano allettare sempre più gente, questo non senza che la colpa ricada sui credenti a motivo della mancata testimonianza di quanto si crede. E anche il serpeggiare dei mali sociali e delle aberrazioni ben note della nostra epoca quali la violenza, l’odio, la droga e la criminalità e altri ricorsi che ingenerano tensione su tensione regalandoci solamente la mera illusione del successo, suggeriscono che il mondo richiede inconsapevolmente che si opti per il cambiamento che parta dalla trasformazione radicale del singolo individuo e dalla presa di coscienza che si impone una nuova strategia di vita che sia garantita e soddisfacente e che non persegua falsi ideali improponibili ma che riconosca che la possibilità di realizzazione è possibile solamente in Qualcosa che ci trascende.

Abbiamo necessità urgente di ascoltare la “voce di chi grida nel nostro deserto di smarrimento” affinché noi stessi ci industriamo a costruire un sentiero secondo lo schema che Dio stesso ci propone; che insomma percepiamo innanzitutto la presenza liberante di Dio per essere in grado di ascoltare e di mettere in pratica la sua Parola ma fintanto che non ci predisporremo a realizzare questa “distruzione” di noi stessi a partire dagli attuali schemi di vita e dalla radicale trasformazione delle nostre tendenze di pensiero egocentrico e autolesionista non potremo mai pretendere un mondo rinnovato a vantaggio di tutti.

Il monito del Batista è allora attuale e pertinente perché pone le condizioni perché si realizzi la nostra personale trasformazione in vita del cambiamento dell’intera nostra struttura esistenziale collettiva, perché dalla conversione si giunga alla novità apportata dalla fede in Cristo. Che è un’opportunità che non può e non deve sfuggirci.

 

Ricerca avanzata  (53997 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: