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TESTO La donna che vale

don Marco Pratesi  

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/11/2008)

Brano biblico: Pr 31,10-13.19-20.30-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,14-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Forma breve (Mt 25,14-15.19-21):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

La lettura è, con tagli, la conclusione del libro dei Proverbi (31,10-31), un poemetto alfabetico, nel quale cioè la serie delle lettere iniziali di ciascun versetto compone la sequenza dell'alfabeto ebraico. La composizione si può leggere a due livelli. Al livello letterale, essa risponde alla domanda: qual è la donna di valore, preziosa, eccellente (CEI: "forte")? Se poi si tiene conto del fatto che in 9,1-6 proprio una donna è personificazione della sapienza e in 9,13-18 della stoltezza, si può leggere il passo come un'allegoria della sapienza. In tal caso la domanda è: qual è la vera, preziosa sapienza? I due livelli non si escludono, perché in ogni caso la donna di cui si parla è una donna sapiente (cf. il v. 30 con 1,7.29). Nel suo modo di fare si concretizzano i tratti della sapienza; è, si potrebbe dire, una vivente allegoria della sapienza. Leggiamo quindi il brano ai due livelli.

La donna valorosa procura al marito benessere materiale e felicità. Egli può appoggiarsi su di lei in piena tranquillità, è per lui davvero una compagna, "un aiuto che gli sta di fronte" (Gen 2,18). Con la sua cura, la sua previdenza, il suo lavoro molto concreto contribuisce in maniera determinante alla serenità di tutti nella casa. Ma le sue mani operose sono anche mani che sanno donare, è anche attenta ai bisogni dei poveri, è capace di accoglienza. Non presta attenzione tanto alla cura della propria bellezza e del proprio fascino, cerca piuttosto la sostanza; confida in Dio e non nelle cose che passano. Questa è la donna che merita riconoscenza e onore.

Si comprende ancor meglio chi sia, se la si paragona a quei tipi di donna che il libro dei Proverbi esorta invece a fuggire: la donna altrui, l'estranea, la straniera, la prostituta (cf. 6,23-7,27). Queste donne, all'opposto, fanno leva proprio sulla seduzione, ed esercitano sulla vita altrui un'azione distruttiva, rovinandola.

È facile a questo punto comprendere quale sia la vera sapienza. Essa apporta benessere, materiale e spirituale e non delude mai. Non rinchiude nell'egoismo. Non si lascia ingannare dall'apparenza e non si regola su di essa, ma "teme Dio", lo mantiene come punto di riferimento vitale. Questa è la sapienza da apprezzare e cercare.

Niente vieta, infine, di sommare un altro livello di lettura, che certo non era nella mente dell'autore, ovvero il riferimento a Maria, nuova Eva, vergine saggia ("prudentissima") e sede della sapienza. Donna benefica, attenta, riflessiva e sapiente, nella casa che è la Chiesa ci è data come madre provvida e compagna di cammino: in lei il nostro cuore può pienamente riposare nella fiducia.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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