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TESTO Una domanda difficile

mons. Antonio Riboldi

XXV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (21/09/1997)

Vangelo: Mc 9,30-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 9,30-37

30Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. 31Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». 32Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.

33Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». 34Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. 35Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». 36E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: 37«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Tanti di voi, che mi siete diventati ora veramente amici, anche se non vedo il vostro volto, sanno che la mia Chiesa è stata impegnata per tre giornate intere in un Convegno Diocesano: una grande assemblea che aveva per tema" Lo Spirito Santo che è Signore e dà la vita".

Era davvero una grande assemblea, la XVII che celebriamo: composta di circa 700 fedeli di cui il 70% giovani. Era lo stupore dei relatori forse non abituati a vedere tanti, ma tanti giovani, attenti, immersi nella profondità del tema, essenziale per la vita di un credente e anche, senza forse accorgersene, dei non credenti.

Una assemblea che mostrava i segni dello Spirito Santo: gioia di stare insieme, pace, amore, ecc. che sono i segni concreti della presenza dello Spirito di Dio. Era ben lontana da quella assemblea, come dovrebbe stare lontana sempre da ognuno e da tutti, la 'disperazione', ossia quella sensazione che la vita sia un affaticarsi inutilmente.

Avvertiva nel 1968 un Padre della Chiesa Ortodossa nella Assemblea Mondiale delle Chiese: "Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, il Cristo resta nel passato, il Vangelo è lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l'autorità una dominazione, la missione una propaganda, il culto un'evocazione, l'agire cristiano una morale da schiavi. Ma in Lui, nello Spirito di Dio, il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l'uomo lotta contro la carne; Gesù Cristo risorto è presente; il Vangelo è potenza di vita; la Chiesa è segno di comunione trinitaria; l'autorità è servizio liberatorio; la missione è una Pentecoste; la liturgia è memoriale e anticipazione; l'agire umano è deificatore".

In questa settimana, dal 20 al 28 Settembre, la Chiesa Italiana celebra un altro solenne evento: il Congresso Eucaristico Nazionale a Bologna. Ha richiesto due anni di preparazione a livello di singole parrocchie. La celebrazione altro non è che prendere atto di una crescita di fede della intera comunità ecclesiale italiana.

II tema del Congresso Eucaristico è lo stesso di quello dato dal Santo Padre nella Sua Enciclica in preparazione al grande Giubileo del duemila, ossia "Gesù Cristo, nostro Signore, ieri, oggi e sempre".

I mass media, che a volte amano il pettegolezzo delle cose futili, si sono soffermati sul concerto di noti cantanti che si terrà la vigilia, della grande celebrazione eucaristica alla presenza del S. Padre, sfuocando il grande significato che è nell'evento soprannaturale eucaristico.

Si prevede una settimana di particolare solennità, di quelle destinate a fare conoscere lo stupore proprio di Dio che si fa presente tra di noi.

Ci sarò anch'io, ed è un dono esserci. Dopo Parigi con la giornata mondiale della gioventù, Bologna con il Congresso Eucaristico e subito dopo, ai primi di ottobre, in Brasile a Rio de Janeiro la giornata mondiale della famiglia, ancora con la presenza del S. Padre.

Potremmo chiamare questo nostro tempo, un "tempo di Dio e quindi di grande speranza". Ma sarebbe imperdonabile, in questo succedersi di eventi straordinari, dimenticare la morte di Madre Teresa di Calcutta, la cui vita ha come tracciato ciò che vuole Dio proprio da questi eventi. Così ne parla il Papa: " Nel volto dei miseri Madre Teresa ha riconosciuto quello di Gesù che dall'alto della Croce grida: " Ho sete". Ed ha colto questo grido con generosa dedizione dalle labbra e dal cuore dei morenti, dei piccoli abbandonati, degli uomini e delle donne schiacciati dal dolore della sofferenza e della solitudine. Percorrendo infaticabile le strade del mondo intero, Madre Teresa ha segnato la storia del nostro secolo, ha difeso con coraggio la vita, ha servito ogni essere umano promuovendone sempre la dignità ed il rispetto; ha fatto sentire agli "sconfitti della vita" la tenerezza di Dio, padre amorevole di ogni sua creatura." Davanti a tutti questi eventi, pare risentire la voce del Padre che si fa vicino a ciascuno di noi e come ad Abramo chiede: "Esci dalla tua terra e va dove io ti mostrerò". Una domanda difficile, ma meravigliosa perché contiene la sola gioia della nostra vita.

 

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