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don Roberto Seregni   Home Page

Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa I) (02/11/2008)

Vangelo: Gv 6,37-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 6,37-40

37Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, 38perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. 40Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

Le tombe dei nostri cari sono lucide e apparecchiate di fiori freschi. Anche chi non mette mai piede in Chiesa o in un cimitero, in questo giorno non esita a visitare le tombe dei propri cari e a partecipare alla liturgia comunitaria nei cimiteri. Tutto giusto, tutto bello... Ma è tutto qui? Sicuri? Mi permetto tre semplici e brevi riflessioni.

La prima. La liturgia ci invita a confrontarci con la morte, è vero. Ci invita pure a pregare per i nostri cari defunti, ma al centro della celebrazione non c’è la morte. Il centro di questo giorno, la ragione profonda delle nostre celebrazioni comunitarie è la certezza della resurrezione di Cristo. La liturgia non ha pianti e non ha lacrime, se non quelle asciugate dalla premurosa mano di Dio. La nostra preghiera di oggi – e di sempre – si fonda su quella scintilla eterna che è la resurrezione di Cristo, profezia del futuro, nuova comunione, vita nell’amore.

La seconda. La lettera di Paolo ai Romani – il suo capolavoro! - ci ricorda che questa vita nell’amore si fonda su un’esperienza di totale e disarmante gratuità: l’amore di Dio si è rivelato nella Croce di Cristo quando noi eravamo ancora peccatori. Questo è il fondamento che rende vivibile e credibile la vita nuova: l’amore di Dio è l’esplosione del gratis! Dio non mi ama perché io sono buono, ma amandomi mi rende amabile, pronto ad accogliere il dono della vita nuova che è donata e anticipata nella resurrezione di Cristo.

La terza. Mettere al centro la resurrezione di Gesù, ci ricorda che la preoccupazione di non morire non ha mai fatto parte della fede cristiana. I discepoli del Rabbì di Nazareth non devono essere preoccupati di non morire, ma di vivere una vita piena, bella, vera, autentica nell’amore. Il vero terrore di un cristiano non deve essere il morire, ma il vivere una vita vuota. Come le zucche...

Buona settimana
Don Roberto
robertoseregni@libero.it

NB. Ringrazio di cuore coloro che hanno voluto condividere con me le riflessioni e le esperienze maturate nella luce della Parola. Grazie!

Ricordo che nella rubrica “Ritagli dello Spirito” in www.oratoriotirano.wordpress.com trovate il quarto articolo di don Bruno Maggioni su San Paolo e molti altri nuovi testi.

 

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