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TESTO Il vero tempio e il vero culto

padre Gian Franco Scarpitta  

Dedicazione della Basilica Lateranense (09/11/2008)

Vangelo: Gv 2, 13-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. 15Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». 17I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.

18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». 19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Con l’avvento di Cristo, la sua morte e la sua resurrezione si aprono tempi nuovi per l’intera umanità generale e anche per il credete si aprono nuove prospettive. Infatti si supera la vecchia concezione fissista del tempio come unico luogo in cui si deve adorare Dio quale era sempre sato il tempio di Gerusalemme e si inaugura una nuova concezione cultuale valevole per ogni tempo e in ogni luogo: il vero tempio è infatti lo stesso Gesù. L’episodio di cui alla pagina evangelica odierna, nel quale Gesù provvede alla violenta cacciata dei cambiavalute e dei mercanti dal tempio gerosolimitano e alla condanna di ogni forma di affarismo profano, non tendesolo a rivendicare il concetto isaiano della casa di Dio come luogo di preghiera e anzi forse prescinde da qualsiasi tentativo di purificazione: la vendita di colombe, animali, primizie della terra all’ingresso del monumento era sempre stata una consuetudine presso il culto di Israele; il commercio delle mercanzie animali e dei frutti della terra era infatti sempre stato finalizzato al sacrificio cultuale di oblazione, o di espiazione o di comunione in uso nella prassi dell’epoca (Levitico 1 – 6) che veniva svolto nello stesso tempio da parte di coloro che entravano ed era legalizzato dalla legge giudaica. Con questo gesto che molti ritengono inconsulto e che determinerà anche il motivo del suo arresto, Gesù intende apporre un segno del compimento escatologico, ossia la realizzazione delle promesse messianiche per le quali il nuovo tempio è la persona stessa di Gesù, nella quale convergono tutti i popoli nella comunione piena e nel quale tutti hanno accesso al Padre. Lo stesso Gesù afferma con veemenza: “Distruggerete questo tempio e in tre giorni io lo farò risorgere”; una frase che è oggetto di fraintendimenti e di reazioni violente nei suoi confronti, ma che vuole solo comunicare la novità assoluto di Cristo nuovo tempio. Come afferma la Lettera agli Ebrei, Cristo è entrato una volta per tutte nel santuario del cielo con il proprio sangue allo scopo di ottenerci la redenzione e la salvezza (Eb 9, 8-14). Nello stesso istante in cui Gesù moriva sulla croce avvenne del resto che "il velo del tempio si squarciò nel mezzo" (Lc 23, 45); e ciò lascia intendere che, se nell'Antico Testamento si rivelava necessario che l'uomo incontrasse Dio in un tempio predisposto, adesso, con la morte di Cristo, tutta l'umanità può accedere all'Onnipotente senza bisogno di strutture costruite da mani di uomo. E' Cristo dunque il nuovo tempio. Egli è altresì la pietra fondamentale sulla quale poggia l'intera compagine dei fedeli, anch'essi pietre vive, che in armoniosa simbiosi fra di loro e con Lui vengono a formare l'intero edificio, cioè la Chiesa (1 Pt 2, 4-10) ed è allora determinate adesso che tutti coloro che vogliano procacciare la verità e la vita si dispongano ad “entrare” nel nuovo tempio del culto definitivo a Dio che si realizza solo in Cristo e che supera la necessità dei templi costruiti da mani d’uomo. Si può infatti rendere lode a Dio anche prescindendo dalla presenza di chiese, monumenti, luoghi di culto purché il cuore sia orientato verso il Signore e tutto si svolga nella finalità dell’amore a Dio e al prossimo.

Con questo tuttavia non vorremmo essere fraintesi. Che infatti Cristo sia l’unico tempio vivo, ciò non vuol dire che sia superflua e innecessaria la presenza di luoghi specifici di culto: anche se di fatto Cristo è per noi sufficiente per rendere considerevole lode a Dio, è comunque opportuno e legittimo che si costruiscano edifici specificamente finalizzati al culto e interamente dedicati al Signore. Lo vuole in primo luogo la logica umana: è necessario che esistano strutture materiali nelle quali l’uomo sappia per certo di trovare delle dimensioni appartate che favoriscano perennemente il raccoglimento, la preghiera, l’elevazione dello spirito verso Dio; insomma di luoghi di culto specifici che si distinguano da tutti gli altri nei quali si sa con certezza di poter vivere la presenza di Dio. Il silenzio che caratterizza le nostre chiese e i nostri monumenti, molte volte purtroppo infranto dalle visite turistiche o dalla faciloneria di certi fedeli atti a rumoreggiare per le navate e per i corridoi dell’edificio, favorisce un clima di serenità e di raccoglimento che non sussiste in altre strutture o nelle strade del mondo e per ciò stesso si rivela favorevole a che l’uomo possa avere un contatto diretto con Dio.

E’ sempre stato proprio dello spirito umano, d’altra parte, dedicare ambiti e spazi privilegiati per il Signore che fossero di vantaggio anche per noi stessi e anche la Bibbia, nelle parole di Salomone afferma che seppure “i cieli dei cieli non possono contenerti” voglio edificare per te un tempio che sia la tua dimora.” E’ indubbio che la presenza di una chiesa o di un luogo di culto sia d’importanza secondaria rispetto al primato di Cristo quale tempio del Dio vivente e che nessuno dovrà considerare fondamentale la ricca struttura architettonica di una Chiesa ma che va' considerata l'iportanza primaria di essere Chiesa noi stessi nella comunione con il Signore e fra di noi anche prescindendo dai luoghi di culto, tuttavia è legittimo e doversoo che all’interno delle pareti opportunamente decorate ci si possa disporre a rendere lode a Dio in un luogo a Lui interamente dedicato che favorisca l’esaltazione dello spirito ed è per questo che dovrebbe essere nostra sollecitudine pastorale che la chiesa venga rispettata veramente come luogo sacro di privilegiato incontro con il Signore e che pertanto si evitino tutte quelle forme di multiloquio che di fatto si verificano specialmente al termine di ogni funzione liturgica e che distolgono l’attenzione del singolo alla preghiera; che si evitino quelle tendenze veramente paganeggianti per le quali, specialmente nelle celebrazioni speciali di Matrimoni o Prime Comunioni, ci si dia a un generale lassismo per il quale i banchi diventano spesso luogo di ozio e di sollazzo nel quale poterci sedere comodi come al cinema e l’intera chiesa non di rado si trasforma quasi in un mercato rionale per il continuo andirivieni di persone che si danno alla chiacchiera anche durante la funzione. Una casa dedicata interamente al Signore deve rendere costantemente lode a Lui in ogni senso e non può ammettere determinati abusi ed esagerazioni.

Il raccoglimento e l’intimità che si riscontrano in una chiesa favoriscono anche che questa sia settimanalmente il luogo di incontro e di comunione dell’intera comunità ecclesiale che ascolta la Parola di Dio consumando insieme il banchetto eucaristico per vivere la comunione con lo stesso Signore e fra tutti i membri che la compongono; un vivaio di unione e di fraternità che si costruisce attorno al Pane Eucaristico

 

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