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TESTO Commento su Matteo 5,1-12a

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Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa III) (02/11/2008)

Vangelo: Mt 5,1-12a Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,1-12

1Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. 2Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

3«Beati i poveri in spirito,

perché di essi è il regno dei cieli.

4Beati quelli che sono nel pianto,

perché saranno consolati.

5Beati i miti,

perché avranno in eredità la terra.

6Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

perché saranno saziati.

7Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia.

8Beati i puri di cuore,

perché vedranno Dio.

9Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

10Beati i perseguitati per la giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli.

11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.

Introduzione: La liturgia di oggi, con la commemorazione di tutti i nostri defunti, in un’ottica di speranza, ci ricorda le ultime verità di fede, che scaturiscono dalla Parola di Dio; verità come: la morte, il giudizio, l’inferno e il Paradiso, o vita eterna, se valutate bene, sono decisive per il nostro eterno futuro.

1. La morte: noi credenti possiamo definirla la porta necessaria per entrare nell’eternità.

Così infatti diceva il santo Giobbe: "Dopo che la mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne ( = corpo) vedrò Dio non da straniero" (1ª lett. 1° formulario).
Da ciò si deduce, che la morte:

1. Per quanto la cultura contemporanea cerchi di esorcizzarla in mille modi, tuttavia davanti ad essa, afferma S. Francesco, anche, se sorella; "Nullo homo skappare"; nessuno dunque a lei può sfuggire, neppure coloro, ai quali si offre un “funerale laico”.

2. Nell’ottica di fede la morte invece ci permetterà di vedere Dio, non da stranieri ma da figli: dipende solo da noi!

Riflessione: Giustamente S. Agostino faceva osservare, che: "La vita è naturalmente mortale, come la morte, è soprannaturalmente vitale", perché ci mette nella condizione di contemplare e possedere Dio per sempre.

Tuttavia un autore di vita spirituale ci mette in guardia: "Se non avrai incontrato Dio in terra, non lo incontrerai neppure in cielo" (Louis Evely, da “Sei tu questo uomo”, ed. Mariotti).

1. Il Giudizio: questa realtà, considerata alla luce della nostra esperienza umana, specialmente nel campo delle trasgressioni morali, giuridiche, sociali e religiose, fa un po’ paura a tutti. Ma alla luce della fede la Parola di Dio ci esorta a:

2. Non disperare, perché dice S. Paolo: "Cristo è morto per noi ... ora giustificati per il suo Sangue, saremo salvati dall’ira ( = giudizio sia personale che universale) per mezzo di Lui" ( 2ª lett. 1° formulario, Rom. 5,8).

Perciò chiunque si lasci lavare dal Sangue di Cristo, ha la certezza di sottrarsi “all’ira ventura”, cioè al giudizio negativo di Dio sulla propria vita vissuta.

Quel giudizio nel quale il profeta Zaccaria mette sulla bocca di Dio queste parole: "Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto contro gli incantatori, contro gli adulteri, contro gli spergiuri, contro chi froda il salario all’operaio, contro gli oppressori della vedova e dell’orfano, contro chi fa torto allo straniero. Tutti costoro non mi temono, dice il Signore" (Zc. 3,5), ma, aggiunge il salmo 48: "Costoro scenderanno a precipizio nel sepolcro e gli inferi saranno la loro rovina". (Ps. 48,8).

1. Avere fiducia, perché Gesù ha detto: "Questa è la volontà del Padre mio, di Colui che mi ha mandato: Che Io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno" (3ª lett. 1° formulario).
Dunque piena fiducia nella misericordia di Dio, perché:

1. “Chiunque vede il Figlio e credi in Lui – dice Gesù – abbia la vita eterna" (Gv. 6,40).

2. S. Paolo di rincalzo afferma: "Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito" (Rom. 5,6).

Riflessione: S. Ignazio di Loyola dava questo suggerimento: "Operare, come se tutto dipendesse dall’uomo, pregare, come se tutto dipendesse da Dio".

In altre parole, non possiamo fare a meno di Dio, se nella vita vogliamo dare senso e valore al nostro agire in vista del premio eterno.

1. Inferno: su questa verità di fede purtroppo, si indirizzano gli strali più scettici e sarcastici del mondo contemporaneo.

Da una parte un atteggiamento del genere, non si giustifica, ma si capisce, per il semplice fatto, che a nessuno, credente e non credente, piace essere scaraventato in una situazione perenne senza uscita, dove, come più volte dice Gesù: "E’ pianto e stridor di denti"; espressione questa tipicamente semitica per indicare la sofferenza atroce di qualunque essere umano, che, nel luogo della verità, si sente tagliato fuori per sempre dalla contemplazione e dal possesso di Dio.

Tuttavia a conferma di questa inesorabile verità sono sufficienti due significative testimonianze:

1. La prima dal Vangelo: "Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria ... e dirà a tutte le genti riunite davanti a Lui: 'Ogni volta, che non avete fatto queste cose ad uno di questi miei fratelli più piccoli, non lo avete fatto a Me ... (perciò) Via lontano da Me maledetti nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angelì" ( 3ª lett. 3° formulario).
Più chiaro di così il Signore non poteva parlare.

1. La seconda proviene proprio da un ateo, il francese Baudelaire che nella letteratura viene indicato come “il poeta maledetto”. Egli infatti diceva: "La più grande astuzia del diavolo, è quella di far credere che non esiste" e, se non esiste il diavolo, di conseguenza, non esiste neppure l’inferno. Ma quel “Via lontano da Me, maledetti nel fuoco eterno” dissipa qualunque dubbio in merito.

Riflessione. L’inferno, dunque a dispetto di chi non ci crede, purtroppo per nostra disgrazia esiste. Questo però non ci impedisce di evitarlo in tempo, magari, anche all’ultimo momento con una sincera conversione.

Nella solitudine delle montagne svizzere, la grande attrice Greta Garbo, prima di morire ebbe a dire: "Ho fatto un pasticcio della mia vita, ed ora è troppo tardi per rimediare!".

Alla nostra diva purtroppo non possiamo più ricordare, che, dinanzi all’eternità, tutti possono rimediare sempre, purché lo vogliano sul serio.

1. Paradiso o vita eterna: di questa verità, anch’essa snobbata dalla cultura da salotto e dai “Vip” della secolarizzazione, abbiamo molteplici testi biblici a suo favore, che vale la pena segnalare:

1. Nel Vecchio Testamento:

2. “In quel giorno il signore preparerà su questo monte un banchetto per tutti i popoli” (Is. 25,6).
La felicità eterna Dio non la preclude a nessuno.

1. "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento le toccherà.

Agli occhi degli stolti, cioè dei miscredenti, parve che morissero ... ma essi sono nella pace ... la loro speranza è piena di immortalità" (Sap. 3,1 ss).

Riflessione. Per chi non crede, l’aldilà non esiste; per noi invece, la certezza della felicità eterna, dà senso e speranza alla vita terrena. “Ah! Se avessi la fede – confessava Giuseppe Prezzolini, amico di Paolo VI – non avrei bisogno di nessuna scommessa!”.
1. Nel Nuovo Testamento:

2. “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nel Regno dei cieli” (3ª lett., 3° formulario).

3. “ Colui che viene a Me non lo respingerò ... ma lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv. 6,1 ss).

4. “ Io Giovanni vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché, il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più” (2ª lett., 3° formulario).

5. “ Il Dio con loro ... tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, perché le cose di prima sono passate” (Ap. 21,4).

Questa affermazione di S. Giovanni potrebbe benissimo alludere al Purgatorio, come verità di fede, per la quale i defunti, morti in grazia di Dio, sono nell’attesa di vedere asciugata ogni lacrima di sofferenza da parte di Dio.

1. “Siamo figli di Dio e se siamo figli di Dio, siamo anche eredi di Dio, coeredi di Cristo, per partecipare alla sua gloria” (2ª lett., 2° formulario).

Riflessione. Dopo tutte queste esplicite testimonianze, come è possibile dubitare ancora l’esistenza del Paradiso?
S. Atanasio, vescovo di Alessandria di Egitto ci ricorda:

"Non moriamo come destinati alla condanna, ma come prescelti ad essere svegliati dai morti> (Dai “Discorsi”).

Il Paradiso dunque sarà il nostro definitivo risveglio nello splendore eterno della luce di Dio.

Conclusione.
La nostra vita cristiana perciò, deve essere:

o per i nostri defunti, fiduciosa attesa dell’incontro con Dio nel suo banchetto eterno;

o per noi invece deve essere uno stimolo per vivere ogni giorno da credenti, da immortali e da futuri glorificati, perché la beatitudine eterna, non si trova al termine dei nostri ragionamenti, semmai al termine del nostro impegno.

Commento a cura di Mons. Remo Bonola

 

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