PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il fascino ed il potere del vero amore

padre Antonio Rungi

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2008)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Celebriamo oggi la XXX Domenica del Tempo Ordinario e la Parola di Dio ci invita ad andare all’essenza stessa della nostra vita cristiana e religiosa, riportando al centro della nostra riflessione e meditazione il precetto dell’Amore che ha due indistinte e inscindibili direzioni: amore verso Dio e amore verso i fratelli. Due direzioni di marcia che si integrano in un cammino di santità e di purificazione, avendo fisso lo sguardo su ciò che davvero conta nella vita umana e cristiana: amare comunque e sempre, chiunque e qualsiasi persona, fosse anche il nostro più acerrimo nemico. Non è facile vivere di amore e nell’amore vero: è più semplice viveri di amori superficiali e passeggeri, inconcludenti, che producono piaceri di un momento. Il vero amore che utilizza il linguaggio di Cristo e si impernia su Cristo, invita a salire fino al cima del Calvario, ove l’amore si manifesta come oblazione, obbedienza totale alla volontà di Dio, come risposta consapevole che Dio ci ama e ci ama fino a dare il suo Figlio per noi.

Il Vangelo di Matteo che oggi ascoltiamo, nella sua estrema brevità, è tutto ciò che si può e si deve dire circa il senso della nostra fede e della nostra speranza. Ai presunti maestri del tempo di Gesù era ben nota la legge di Dio al riguardo. Già nell’Antica Alleanza Dio aveva fatto conoscere il suo pensiero attraverso i patriarchi, i profeti, ed aveva posto al centro della religiosità del popolo israelitico l’amore verso Dio, senza limiti, senza condizionamenti, senza parzialità o riduttività in tutti i sensi. Se il primo fondamentale comandamento del “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altri dei al di fuori di me”, deve essere tradotto in stile di vita e di comportamento, questo non può che essere amore e solo amore, perché Dio è Amore e in Lui, sorgente di ogni vero amore, trova motivo ed efficacia ogni altro tipo di amore, ben altra cosa dalla passione. Gesù nuovamente in questa circostanza si rivolge ai farisei rispondendo ad una loro precisa domanda. Non c’è molto da discutere sull’argomento di qual è il comandamento più importante ed essenziale anche per lui Messia inviso, non creduto e contrastato in ogni circostanza: è l’amore a Dio e ai fratelli.

Tutto qui su un piano concettuale e di messaggio e se si vuole su un piano giuridico. Il problema è come tradurre questo amore, a livello di principio ispiratore della religiosità ebraica e cristiana, in concretezza di azioni e di operazioni. Da questo comandamento dipende la sapienza, l’organizzazione, la prospettiva di ogni persona e di ogni istituzione. Dove regna Dio regna la pace, la giustizia e la fratellanza. Dove regna l’egoismo, regna la divisione e la lotta fratricida. Ecco perché già nel libro dell’Esodo, che oggi ascoltiamo come testo della prima lettura della Parola di Dio, ci viene ricordato come si traduce in opere l’amore verso il prossimo. In sintesi è detto con precisione che nel cuore di una persona che ama c’è attenzione verso lo straniero, l’orfano, la vedova, il forestiero, chi sta in difficoltà di qualsiasi genere, soprattutto economiche, perché viene bandita l’usura e il pizzo sulle attività altrui. L’amore non ammette sconti ed eccezioni, tutti devono e possono occupare un posto speciale nel nostro cuore e nei nostri affetti e pensieri. Nessuno che si trovi nel bisogno o nella normale condizione esistenziale deve essere escluso dal nostro amore vero, radicato in Gesù Cristo.

E’ questione di renderlo visibile questo amore attraverso la testimonianza della nostra vita. A ricordarcelo oggi è san Paolo Apostolo nel brano della prima lettera ai Tessalonicesi che proclameremo nella liturgia della parola. Chi pone Dio al centro della sua vita, abbandona la via del male e dell’idolatria, che oggi sono il denaro, il successo, la carriera, la posizione sociale e quanto è esteriore e conta davanti agli uomini di questa generazione per nulla attratta dall’amore vero verso Dio e verso i fratelli, ma solo dall’amore verso se stessi e la propria realizzazione.

Il Signore ci liberi da un egoismo sempre più imperante ed emergente in tutti i settori. Ecco perché la nostra preghiera giunga al Signore con tutte le nostre rette intenzioni e la nostra sincera volontà di operare il bene: “O Padre, che fai ogni cosa per amore e sei la più sicura difesa degli umili e dei poveri, donaci un cuore libero da tutti gli idoli, per servire te solo e amare i fratelli secondo lo Spirito del tuo Figlio, facendo del suo comandamento nuovo l’unica legge della vita”. Amen.

 

Ricerca avanzata  (54001 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: