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TESTO Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso

mons. Vincenzo Paglia  

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2008)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Il dottore della legge interroga Gesù solo per metterlo alla prova. Succede spesso a chi pensa di avere sempre ragione. Si mette a discutere anche con Gesù, cercando qualche contraddizione per dimostrare che sbaglia. Lo facciamo abitualmente con gli altri. Ci basta una “prova” per condannare, per non essere più amici, per diventare indifferenti, che è il contrario di avere amore. I farisei sono come gli uomini che non ascoltano più nessuno: interpretano, calcolano, confrontano, ma non stanno a sentire. Un fariseo, un adulto, un uomo autosufficiente, chi sta a sentire? Chi ascoltiamo e prendiamo sul serio noi? I farisei si conservano, non si spendono mai per gli altri; si perfezionano, ma non cambiano; discutono, ma difendono la loro verità e le loro ragioni. Gesù li scandalizza con il suo amore esagerato, pieno di misericordia e di pietà, libero. Per i farisei l’amore è una regola e sono disobbedienti in maniera pratica. Non amano e non si lasciano amare. Per Gesù i bambini entreranno nel regno e ne comprendono il segreto: loro hanno bisogno di amare e di essere amati. Nell’amore non siamo davvero, sempre, dei bambini?

La domanda posta dal dottore della legge è fondamentale. “Qual è il più grande comandamento della legge?”. È facile nella confusione della nostra vita relativizzare tutto, vivere senza un comandamento chiaro, una priorità e non tante successive. Un comandamento non può essere ridotto alla mia psicologia, ma obbliga impone di adattarsi a questo. È facile, invece, che le mie sensazioni, il mio benessere, assurgano a comandamento, cioè siano la legge cui obbediamo. Per il Signore c’è solo una legge: è quella dell’amore. È un comandamento che salva chi ama e rende migliore la vita di chi è amato. L’amore trasforma la nostra vita molto più di quanto pensiamo con i nostri calcoli, i nostri dubbi, le nostre certezze, le tante rassegnazioni. Ma occorre obbedire come bambini alla legge dell’amore. Siamo così analfabeti dell’amore: tutti dobbiamo sempre andare a scuola del volere bene! E c’è un unico Maestro, colui che ha l’amore più grande, dare la propria vita per i suoi amici. Per questo ha vinto il male. Il Vangelo ci richiama all’essenza della fede e della vita. Il Vangelo ci dice che l’essenza della fede è l’unità dei due comandamenti: l’amore del prossimo è assimilato all’amore totale a Dio. Tale identificazione non sminuisce ovviamente l’uno o l’altro dei due termini. Ed è comunque inequivocabile il primato di Dio.

Tuttavia non si può amare Dio senza amare anche il prossimo. Questo sta a dire che la strada per arrivare a Dio incrocia necessariamente quella che porta agli uomini, soprattutto quella che conduce verso i più deboli. Aiutando loro si aiuta Dio, difendendo loro si difende Dio. Non solo. Dio non sembra neppure mettersi in concorrenza con l’amore per gli uomini. Non insiste infatti sulla reciprocità, come faremmo noi. Gesù non ci dice “amate me come io ho amato voi”, ma “amatevi come io vi ho amato”. Le disposizioni del Libro dell’Esodo che ci vengono riproposte chiariscono questa prospettiva. Ci vien chiesto di accogliere lo straniero (un comando chiaro che ridicolizza la grettezza e l’egoismo da cui nasce una certa normativa tesa a restringere e a respingere), l’orfano e la vedova. Dio stesso si è messo dalla loro parte. Egli ascolta il loro grido e farà giustizia. Da questi due comandamenti dipende non solo tutta la legge e i profeti, ma anche la stessa vita sulla nostra terra, se vogliamo che sia davvero dignitosa per tutti. La parola evangelica che abbiamo ricevuto è chiara ed essenziale e ci aiuta a trovare ciò che davvero conta nella nostra vita: è la libertà del Vangelo che in maniera concreta ci insegna a voler bene a Dio e agli uomini. La libertà del Vangelo è di amare e fare quello che vogliamo, non per vivere secondo noi stessi, ma per legarci nell’entusiasmante avventura del volere bene. Lasciamoci andare alla legge dell’amore, della carità! L’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. L’amore non finisce.

 

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