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TESTO Dio e l'umanità

don Roberto Rossi  

XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/10/2008)

Vangelo: Mt 22,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Noi cristiani nella vita della società, il rapporto vita dei cristiani e problemi dell’umanità. Il rapporto vero con gli altri nella vita concreta e nella coscienza civile dei propri doveri e delle proprie responsabilità, il rapporto vero con il Signore nelle scelte di vita nella fede e nel suo progetto di amore e di salvezza per tutti gli uomini.

Nel testo del vangelo i farisei e i sadducei cercano di tendere un tranello a Gesù con un dilemma ben calcolato: o egli afferma che il tributo ad uno Stato straniero e idolatra è lecito, e perde la stima di coloro che non accettano il dominio romano; oppure dichiara che questo tributo è illecito, e apre la porta al suo processo con l’accusa di istigare la sedizione.

“Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare”. Gesù non è il capo di un movimento di rivolta: il suo discepolo deve compiere i suoi obblighi civici. È in questo modo che l’ha capito la prima Chiesa. Così si può vedere nella Lettera di Paolo ai Romani e nella Lettera di Pietro (Rm 13,1-7; 1Pt 2,13-17). Ma ciò che è importante e decisivo, e che non sembra preoccupare i farisei, è il seguito: “E a Dio quello che è di Dio”. Soltanto a Dio si devono l’adorazione e il culto, e né lo Stato né alcun’altra realtà di questo mondo possono pretendere ciò che è dovuto esclusivamente a Dio. Il martirio è l’espressione suprema della resistenza cristiana di fronte al tentativo assolutistico del potere temporale di usurpare il posto di Dio. L’Apocalisse ne riporta la testimonianza. (Ap 20,4).

A Dio ciò che è di Dio! Ma tutto appartiene a Dio, che è il creatore. Ed è per questo che non si può astrarre Dio durante la costruzione della città terrena, “quasi che Dio non meriti alcun interesse nell’ambito del disegno operativo ed associativo dell’uomo” (Reconciliatio et paenitentia, 14). L’uomo può realizzare la pretesa blasfema di costruire un mondo senza Dio, ma “questo mondo finirà per ritorcersi contro l’uomo” (ivi, 18). Così Giovanni Paolo II con chiarezza offriva le sue indicazioni in un documento sinodale in cui presentava il rapporto di riconciliazione degli uomini con Dio e degli uomini tra di loro. Perché questo è il progetto di salvezza.

Varie sono le piste di riflessione e di azione che possiamo sviluppare:

Come vivo la mia presenza, i miei doveri civili e gli impegni positivi, nella società di oggi?

Come sento il riferimento a Dio nei problemi reali del nostro tempo? Ad esempio a riguardo della dignità di ogni persona, della vita, della famiglia, della libertà religiosa, della promozione dei valori positivi di ogni cultura o popolo?

C’è una capacità di tradurre nella vita sociale pratica la novità evangelica portata da Gesù Cristo? C’è la conoscenza e l’accoglienza della dottrina sociale della Chiesa come evangelizzazione del nostro tempo?

Ci si lascia andare di più alle opinioni politiche del momento o si cerca il pensiero e il progetto di Dio a riguardo di tutti gli uomini e di ciascuno di loro?

Possiamo applicare a noi quello che Gesù un giorno disse a Pietro: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”, cercando il più possibile di comprendere i pensieri di Dio, che sono sempre molto più avanti dei nostri(e forse anche diversi), di fronte ai quali è bene mettersi in atteggiamento di conversione, di cambiamento di mentalità, qualunque sia la nostra attuale opinione.

“Dare a Dio ciò che è di Dio”: e di Dio è soprattutto l’uomo, la sua dignità, la sua anima, la sua salvezza sulla terra e per l’eternità!

Mi pare che possiamo dire che siamo chiamati ad amare Dio nell’umanità e l’umanità in Dio.

 

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